La sindrome del tunnel carpale è una condizione piuttosto fastidiosa che interessa un canale del polso dove passano il nervo mediano e i nove tendini delle dita. Le soluzioni possibili
La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia periferica che nei soggetti colpiti causa formicolii, fastidi e dolori a livello degli arti superiori (può interessare una sola mano o entrambe). In particolar modo questa sindrome è causata dallo schiacciamento del nervo mediano della mano nel suo passaggio nel tunnel carpale, così chiamato poiché è una parte del corpo stretta (costituta da tendini, legamenti e ossa circostanti) tramite il quale i tendini attraversano il polso per raggiungere la mano.
Si vedano qui di seguito tutte le caratteristiche di questa patologia, come si manifesta e come è possibile curarla.
Il funzionamento della mano: cosa sono i tendini e cos’è il nervo mediano
Prima di approfondire più nello specifico il tema è necessario presentare una breve panoramica sul funzionamento dei nostri due arti superiori, in riferimento ai due elementi che determinano la sindrome ovvero i tendini e il nervo mediano.
I tendini sono delle formazioni strutturalmente molto simili ai legamenti che permettono ai muscoli di agganciarsi alle ossa. Questa parte del corpo è resa stabile da una banda di tessuto connettivo chiamato retinacolo che ne previene l’incurvamento.
Per quanto riguarda i nervi, invece, a livello della mano ne sono presenti tre: il nervo mediano, il nervo ulnare e il nervo radiale. Ognuno di essi possiede delle fibre nervose sensitive che sono legate alla cute e fibre nervose motorie che sono collegate ai muscoli.
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Il nervo mediano che verrà preso in considerazione qui di seguito innerva tutti i flessori intrinseci eccezion fatta per il flessore ulnare del carpo e i flessori profondi del dito mignolo e del dito medio. Il nervo mediano controlla la sensibilità di pollice, indice, medio e anulare e si trova nel lato del polso rivolto verso il palmo della mano (e attraversa così il tunnel carpale).
Come si manifesta questa condizione
Le cause precise dietro questo tipo di fenomeno sono ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica e non è dunque esattamente facile risalire alle sue origini.
Una delle possibilità è che lo schiacciamento sul nervo mediano possa essere cagionato da una tenosinovite, cioè l’infiammazione della guaina che ricopre i tendini flessori. Nella maggior parte dei casi, comunque sia, non sembra che dietro questa patologia si nasconda un singolo fattore.
Gli elementi di rischio che possono portare allo sviluppo di questa patologia sono i seguenti:
- Fattori anatomici: sono elementi prettamente fisici, come una recente frattura o una dislocazione del polso, o ancora una forma di artrite in grado di deformare le piccole ossa del polso. In una situazione simile lo spazio all’interno del tunnel carpale viene alterato, comprimendo così il nervo mediano. Tanto più stretto sarà il tunnel, tanto più probabile sarà l’insorgere di questa condizione nei pazienti. Non è un caso, a proposito, che la patologia si manifesti con maggior frequenza negli individui di sesso femminile.
- Le patologie che danneggiano i nervi: alcune malattie croniche come per esempio il diabete possono avere un impatto negativo sui nervi, compreso il nervo mediano
- Le patologie infiammatorie: si pensi ad esempio all’artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica che colpisce le articolazioni piccole e grandi. In presenza di tale malattia è possibile che il rivestimento dei tendini venga alterato.
- L’alterazione dei fluidi corporei: si tratta di uno scenario particolarmente frequente per quanto riguarda le donne in stato interessante. Terminata la gravidanza, ad ogni modo, la sindrome del tunnel carpale tende a risolversi.
- Altre condizioni mediche particolari: esistono vari tipi di patologie che possono contribuire, in qualche modo, alla compressione del nervo mediano e allo sviluppo della sindrome. Tra le altre troviamo l’obesità, l’insufficienza renale, le malattie della tiroide eccetera.
I sintomi
In tutte le zone innervate dal nervo mediano si manifesteranno i sintomi di questa condizione. Solitamente i soggetti iniziano a percepire un formicolio alle prime dita della mano a volte accompagnato da un dolore che si presenta molto spesso durante la notte impedendo il regolare riposo notturno.
Il formicolio è legato essenzialmente alla diversa distribuzione dei liquidi corporei nelle varie parti della giornata: mentre durante il giorno essi sono naturalmente portati verso il basso dalla gravità, durante il riposo notturno si distribuiscono sul corpo raggiungendo con una certa facilità gli arti superiori.
Di solito la sindrome si presenta dunque con un generale intorpidimento del pollice, dell’indice e del medio o dell’anulare, eccezion fatta per il dito mignolo. Il tipo di fastidio varia da paziente a paziente e si può presentare in maniera costante o a intermittenza.
Nei casi più gravi è possibile che la condizione comporti un vero e proprio deficit motorio: in alcuni soggetti l’eccessiva debolezza della mano può impedire i movimenti e rendere molto difficoltoso afferrare gli oggetti.
Chi sono i soggetti più a rischio
Come anticipato, è più probabile che siano le donne a soffrire di questa condizione, proprio in considerazione del fatto che il loro tunnel carpale è già di per sé più stretto rispetto a quello degli uomini.
La sindrome colpisce inoltre non soltanto le donne in gravidanza, come si è visto in precedenza ma anche tutti i soggetti che, per esempio per motivi di lavoro, sono costretti a effettuare quotidianamente movimenti ripetitivi oppure che sono esposti più spesso a continue vibrazioni (si pensi a chi utilizza determinati macchinari elettrici a livello professionale).
Tuttavia si tratta di semplici indicazioni di base: la patologia può infatti colpire chiunque e le sue reali origini sono ancora da definire.
Come si effettua la diagnosi
Nel momento in cui ci si rende conto della presenza di uno strano formicolio a livello della mano si potrà fare riferimento al proprio medico di fiducia, che dopo aver visitato il paziente sarà in grado di fornire tutte le indicazioni del caso per un recupero completo in tempi brevi.
La visita medica iniziale prenderà il via come sempre dalla fase dell’anamnesi grazie alla quale lo specialista porrà al proprio paziente una serie di domande per capire quali sono le sue condizioni di partenza: si potrà quindi verificare prima di tutto se la persona colpita dalla sindrome ha altre malattie, qual è il suo stile di vita, quali sono stati i sintomi che ha vissuto eccetera. Successivamente si potrà passare all’esame oggettivo, grazie al quale sarà possibile definire con maggior precisione la gravità del problema riscontrato.
Un dottore esperto sarà in grado, tra le altre cose, di escludere che i fastidi vissuti dal paziente possano in qualche modo essere attribuiti a problemi di cervicale, problemi circolatori o siano stati causati da sforzi particolari e da un costante affaticamento fisico. È molto importante agire con una certa tempestività e affidarsi a personale esperto a stretto giro dopo la comparsa dei sintomi, in quanto a lungo andare potrebbero manifestarsi dei danni a livello del nervo mediano.
Per quanto riguarda l’esame oggettivo, il medico controllerà lo stato di mani, braccia, collo e spalle del paziente. Successivamente, a seconda dei casi, potrà consigliare al suo assistito di sottoporsi ad una serie di esami aggiuntivi come la radiografia e la elettromiografia (che permetterà di verificare se e quanto il nervo è in buona salute). Quando il paziente si sottoporrà all’esame gli saranno applicati degli elettrodi in corrispondenza del nervo mediano e verrà misurata la velocità con la quale un impulso elettrico passerà attraverso di esso, a partire dagli stimoli del cervello. Se si dovesse notare che l’impulso incontra un ostacolo (e che la velocità diminuisce) si andrà così ad evidenziare una compressione.
In certe situazioni in cui il quadro clinico del paziente risulti particolarmente atipico, ad ogni modo, è possibile che vengano prescritti anche ulteriori accertamenti: si potrebbe quindi richiedere di effettuare in parallelo anche una elettroneurografia, i raggi X e l’esame del sangue.
I possibili rimedi
Esistono vari modi con cui si può arrivare ad una risoluzione del problema in tempi anche piuttosto rapidi. Per esempio può essere utile applicare un tutore all’arto interessato dalla patologia per stabilizzarlo e fare in modo che il nervo non subisca pressione. Si può inoltre applicare una terapia conservativa, invitando il paziente ad evitare per quanto possibile le attività che comportano il movimento del polso. Il medico può anche consigliare di assumere farmaci specifici antinfiammatori, che aiutino a ridurre l’infiammazione e il gonfiore. Infine, è consigliabile praticare una serie di esercizi fisici di stretching alle mani per cercare di alleviare il disturbo.
Si tratta di opzioni che, a seconda della gravità della condizione, potrebbero anche rivelarsi non sufficienti o non adatte per la risoluzione del problema. Se l’uso del tutore non sortisse i risultati sperati, ad esempio, il medico potrebbe prescrivere un’iniezione di cortisone allo scopo di ridurre il gonfiore nell’area circostante il nervo.
Nei casi peggiori l’ultima ratio può essere rappresentata da un’operazione chirurgica vera e propria, soprattutto se il dolore persiste da più di 6 mesi e risulta insopportabile. Solitamente si tratta di una soluzione definitiva al problema, alla quale fa seguito un periodo di fisioterapia per permettere all’arto di funzionare esattamente come prima.