Collare elettrico per cani: cosa dice la legge

COLLARE ELETTRICO

Che cos’è il collare elettrico per cani e quando viene considerato illegale: le differenze tra quando l’animale si limita ad indossarlo e quando questo viene attivato. Quale reato si configura e quali sono le pene previste: le ultime sentenze in merito della Corte di Cassazione.

 

Chi ha un cane è responsabile del comportamento dell’animale, così come degli eventuali danni a persone e cose che lo stesso potrebbe provocare. Proprio per questo motivo i proprietari di cani cercano spesso, nei primi anni di vita del loro cucciolo, di addestrarlo nel migliore dei modi, abituandolo fin da subito al contatto con altri suoi simili ed esseri umani. C’è chi si rivolge a un centro specializzato nell’addestramento, chi si muove in autonomia e chi, invece, decide di adottare una metodologia più drastica, quella del collare elettrico. Si tratta senza dubbio di un metodo estremo per fortuna, in alcuni casi, vietato dalla legge, che tuttavia non ne esclude del tutto l’utilizzo da parte dei padroni che non cagionano danni all’animale.

Cos’è il collare elettrico per cani

Un collare elettrico per cani è un dispositivo che infonde delle scosse di varia intensità all’animale attraverso delle sonde in metallo che premono sulla cute, con il comando che arriva direttamente dal padrone attraverso un telecomando. Si tratta, come evidente, di uno strumento estremo per impartire degli insegnamenti al cane che, al verificarsi di situazioni che non piacciono al suo proprietario, riceverà delle scosse “educative”.  Questo, una volta ricevuta la scossa, dovrebbe comprendere il motivo per cui l’ha subita e dovrebbe essere portato a ricordare quel dolore e, dunque, a non ripetere più il comportamento che  ha portato alla punizione. La logica è quella che più lo sbaglio commesso dal cane è grave, più sarà la sofferenza che il padrone gli infligge. Si tratta, è necessario precisarlo, di una tecnica che in molti definiscono di maltrattamento. È quello che sostiene, ad esempio, la Lav secondo cui: “arrecare dolore ad un essere senziente è un atto da censurare senza eccezioni, da segnalare alle competenti autorità, e che non può in alcun caso essere considerato ‘soluzione’ per problemi di disturbo pubblico, né un mezzo di addestramento”.

Quando l’uso è illegale

A questo proposito spesso ci si è chiesto se l’utilizzo di questo tipo di collare possa essere considerato legale, con la Corte di Cassazione che si è più volte espressa per risolvere delle controversie venutesi a creare. A tal proposito è necessario dire che il collare elettrico non è di per sé illegale, ma costituisce un illecito nel momento in cui il suo utilizzo arreca sofferenza all’animale. Se ne deduce che non può essere considerato reato il possesso di collare elettrico, ma solo l’uso che potrebbe esserne fatto. In base a quanto deciso dalla Corte di Cassazione nella sentenza. n. 38034/13 del 17/9/2013, chi utilizza il collare elettrico come strumento di addestramento commette il reato di abbandono di animali, in quanto con esso si obbliga l’animale a trovarsi in una condizione incompatibile con la sua natura e a subire delle gravi sofferenze (art. 727 comma 2 del codice penale). La pena prevista per questo illecito è la detenzione fino ad un anno oppure il pagamento di un’ammenda che va dai 1.000 ai 10.000 euro.

È stata sempre la Corte di Cassazione a precisare che l’utilizzo del collare elettrico non permette la configurazione del reato di maltrattamento di animali. Quest’ultimo viene contestato a chi, per crudeltà o senza necessità, provoca una lesione ad un animale sottoponendolo a sevizie, comportamenti, fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche, e prevede una pena con reclusione da 3 a 18 mesi o la multa che va da 5mila a 30mila euro. La Suprema Corte, tuttavia, pur ritenendo l’addestramento con collare elettrico un reato, non estende la fattispecie al maltrattamento di animali in quanto non si tratta di una vera e propria sevizia e non provoca una reale lesione (sentenza delle n. 2932/2016 della Cassazione).

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Quando non è un reato

Ci sono però alcuni casi in cui, sempre secondo la Cassazione, il collare elettrico per il cane potrebbe non configurare un reato. Partendo da quanto detto, il collare elettrico in sé non viene considerato illegale, ma ciò che costituisce l’illecito è il suo utilizzo, ovvero quando il padrone provoca del dolore all’animale con le scosse azionate dal telecomando. Proprio basandosi su quest’aspetto, la Suprema Corte ha stabilito che il padrone di un cane con collare elettrico non può essere sanzionato fin quando gli agenti che effettuano il controllo non gli trovano addosso il telecomando che aziona il meccanismo.  In mancanza di tale condizione, infatti, non vi sarebbe la possibilità di provare che il cane stia subendo una sofferenza oggettiva. La decisione della Cassazione era arrivata dall’analisi di un cacciatore che era già stato condannato a pagare una sanzione di 2mila euro perché ritenuto colpevole di aver inflitto delle scosse tramite collare elettronico al proprio cane (reato di abbandono di animali). La difesa del cacciatore, tuttavia, era riuscita a dimostrare l’assenza del telecomando che attiva le scosse e che, dunque, non vi era nessuna prova del fatto che l’uomo avesse inflitto delle sofferenze all’animale. Davanti a tale scenario la Suprema Corte non ha potuto far altro che rimuovere la sanzione e la condanna inflitta al cacciatore.

Le ultime pronunce della Cassazione

Il caso descritto in precedenza, quello del cacciatore assolto dalla Corte di Cassazione, è riportato nella sentenza n. 10758/2021. In quel caso la difesa dell’imputato aveva contestato la sua sentenza di secondo grado basandosi su quattro principali motivi:

  • la condotta contestata non è inquadrabile in una fattispecie incriminatrice chiara e precisa, visto che ben tre ordinanze del Tar hanno vietato non l’uso del collare elettronico, ma solo l’abuso;
  • l’insussistenza dell’elemento oggettivo del reato di abbandono di animali, in quanto il cane non aveva segni sul collo causati dal collare elettrico e, soprattutto, godeva di buona salute al momento della visita effettuata dai periti. E ancora, la difesa del cacciatore ha sottolineato che questo tipo di collari possono anche essere utilizzati per localizzare gli animali e per emettere impulsi sonori a distanza, molto utili per i cani da caccia;
  • il tribunale non avrebbe controllato se gli elettrodi del collare erano funzionanti, ovvero non è stato effettuato alcun tipo di approfondimento. Mancherebbe dunque, un riscontro probatorio, e il proprietario non è stato trovato in possesso del telecomando che attiva gli impulsi elettrici;
  • la mancata applicabilità della causa di non punibilità prevista dall’art. 131 bis del codice penale riguardante la particolare tenuità del fatto.

La Corte di Cassazione, dopo opportuna verifica dei dati processuali, ha accettato il ricorso della difesa del cacciatore in quanto ha ritenuto che il secondo motivo –  l’insussistenza dell’elemento oggettivo del reato di abbandono di animali – è fondato e, dunque, fa decadere tutte le ipotesi di reato. Più nello specifico, la Suprema Corte ha sottolineato che l’articolo 727 del codice penale punisce chi “detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze” e che “l’utilizzo del collare elettronico, che produce scosse o altri impulsi elettrici a distanza, integra la contravvenzione di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze, poiché concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull’integrità dell’animale”. Ciò che viene punito, però, non è il semplice fatto di aver messo un collare elettrico al cane, ma il suo utilizzo. Nel caso di specie i Carabinieri avevano accertato che il proprietario stava utilizzando il cane per cacciare e che l’animale indossava ben due collari: uno con elettrodi attivabili a distanza con un telecomando e un altro dotato di meccanismo per il richiamo sonoro. Il cacciatore, tuttavia, non aveva con sé – in sede di controllo – nessun telecomando e l’animale non aveva riportato delle ferite di alcun tipo. L’insieme di questi fattori ha spinto la Corte di Cassazione a dire che il reato di abbandono di animali non si è in realtà configurato per assenza di prove che lo dimostrino.