Orzaiolo: quali sono le cause e come si cura

orzaiolo

L’orzaiolo non è un brufolo: di solito scompare da solo ma possono essere utili alcuni rimedi casalinghi, ad esempio gli impacchi di acqua e camomilla. Ecco come distinguerlo da un calazio e da un possibile tumore

La scarsa igiene delle mani e l’utilizzo di trucchi di dubbia qualità possono esporre le palpebre al rischio orzaiolo. Si tratta di un’infezione dell’occhio piuttosto comune che fino al 95% dei casi è innescata dal batterio Staphylococcus aureus (Stafilococco aureo).

Quando si presenta frequentemente, specie se associato alla comparsa di altri foruncoli cutanei sparsi in altre zone del corpo, è opportuno sottoporsi a esami clinici più approfonditi, non solo oculistici ma anche dermatologici.

Questa patologia è oggetto di alcuni falsi miti. A riguardo, l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (Iapb onlus) invita a diffidare da chi consiglia di “spremere” l’orzaiolo come se fosse un brufolo; quando scoppia si rischia di sortire un effetto contrario propagando l’infezione e irritando ulteriormente la cute palpebrale.

Quali sono le cause dell’orzaiolo

Alessandra Di Maria, specialista in oftalmologia presso l’Irccs Humanitas, illustra le principali cause che provocano questa fastidiosa e, talvolta dolorosa infiammazione benigna delle palpebre.

L’orzaiolo si riconosce abbastanza facilmente, poiché si manifesta come una piccola formazione nodulare dolente e arrossata, spesso purulenta. Nel follicolo delle palpebre spuntano appunto delle ghiandole sebacee costituite da grasso che in alcuni casi specifici possono infiammarsi.

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Può essere:

  • Interno

Quando l’infiammazione riguarda le ghiandole di Meibomio;

  • Esterno

Quando si infiammano in modo acuto le ghiandole sebacee delle ciglia. Le infiammazioni delle palpebre possono interessare la cute (dermatiti palpebrali), il bordo (blefariti) o, nel caso dell’orzaiolo, le ghiandole palpebrali.

Lo sviluppo dell’orzaiolo è determinato da situazioni che favoriscono la carica batterica intorno agli occhi. Alcuni comportamenti innescano l’infezione batterica da Stafilococco aureo e possono essere conseguenza di una blefarite, anche cronica.

Perciò bisogna evitare:

  • L’utilizzo di asciugamani o salviette contaminati;
  • Applicazione sulla pelle di cosmetici scaduti;
  • Scarsa igiene del viso e delle mani (il batterio può essere trasmesso attraverso le mani contaminate);
  • Il posizionamento di lenti a contatto non disinfettate accuratamente.

La scarsa igiene generale è il fattore predisponente più comune. I batteri, entrando in contatto con gli occhi, penetrano nei follicoli e ne scatenano l’infezione.

Come si cura l’orzaiolo

La maggior parte dei casi di orzaiolo si risolve spontaneamente. Ma possono essere utili alcuni accorgimenti casalinghi come:

  • Impacchi con cotone imbevuto in acqua e camomilla

Nel frattempo, il paziente dovrebbe mantenere pulita la palpebra colpita ricorrendo al lavaggio con soluzione fisiologica o al limite con acqua di rubinetto. È anche opportuno lavare la palpebra colpita con un sapone o uno shampoo delicato e non irritante, come quello per bambini, agevolando la rimozione delle secrezioni muco-purulente e di eventuali croste.

La pulizia deve essere fatta con molta delicatezza, mentre gli occhi sono mantenuti chiusi al fine di evitare accidentali lesioni ai bulbi oculari. I soggetti con orzaiolo dovrebbero evitare di ricorrere al trucco degli occhi, ad esempio eyeliner o simili, e di indossare le lenti a contatto quando manifestano il disturbo, poiché questi strumenti possono aggravare e diffondere l’infezione, a volte fino alla cornea.

  • Non strizzare il “brufolo”

Non è mai opportuno ricorrere al tentativo di strizzare in autonomia un orzaiolo e neppure di forarlo o inciderlo. In tal caso si rischia di propagare l’infezione.

  • Antidolorifici sì o no?

Alcuni medici consigliano il ricorso ad antidolorifici come il paracetamolo. Se si possono evitare è meglio. L’infezione potrebbe cronicizzarsi, e a quel punto andrebbe trattata come un calazio.

Gli antibiotici vanno bene per curare l’orzaiolo?

Studi come questo hanno dimostrato che non ci sono evidenze scientifiche a supporto dell’uso di un unguento oftalmico antibiotico per la cura dell’orzaiolo. Occasionalmente l’oculista può consigliare un trattamento topico con eritromicina.

Possono anche essere usati prodotti che contengono altri antibiotici, come il cloramfenicolo, la chemicetina, la tetraciclina o l’amoxicillina. Il cloramfenicolo è ammesso in tutti i paesi del mondo, ma negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (Fda) ha reso obbligatorio riportare un avvertimento prescrittivo, il cosiddetto “black box warning” dovuto alla preoccupazione sui possibili effetti avversi del farmaco, e in particolare circa il rischio di sviluppo di anemia aplastica, che in rare occasioni può essere fatale.

Gli unguenti oftalmici contenenti antibiotici sono normalmente somministrati a persone con localizzazioni multiple di orzaiolo oppure affette da infezione a lenta risoluzione. Ma anche ai pazienti affetti da blefarite o rosacea.

Di solito, tutti questi farmaci vengono prescritti quando la guarigione tarda. In altre situazioni, piuttosto rare, si rende necessario il drenaggio chirurgico.

Quando c’è bisogno dell’intervento chirurgico?

Nel caso in cui è necessario un intervento chirurgico, si procede con l’incisione e il drenaggio dell’orzaiolo quando la risoluzione della condizione non inizia nelle 48, massimo 72 ore successive al trattamento iniziale con impacchi caldi. Il medico decide di trattarlo quando tende a persistere a lungo, pungendolo con un ago di calibro adeguato per accelerarne il drenaggio.

La chirurgia viene utilizzata in casi estremi, quando le cure non danno i risultati sperati. A quel punto vengono rimossi chirurgicamente con anestesia locale. Il chirurgo pratica una piccola incisione attraverso la congiuntiva tarsale e il tarso della palpebra interna (in caso di orzaiolo interno) o sulla cute e muscolo orbicolare (nel caso di orzaiolo esterno). Una volta eseguita l’incisione, il pus viene drenato dalla raccolta e vengono utilizzate suture molto piccole per chiudere la lesione.

Nei casi sospetti il materiale asportato viene raccolto e il campione è inviato per eseguire un esame istopatologico che valuti la possibilità di una patologia più grave (ad esempio un carcinoma a cellule basali).

La differenza orzaiolo e calazio

Gli esperti del Gruppo San Donato tracciano un’importante distinzione tra orzaiolo e calazio. Quest’ultimo si presenta come un nodulo, un granuloma nello spessore della palpebra. È come una piccola o grande cisti dovuta all’ostruzione delle ghiandole sebacee di Meibomio che producono la componente lipidica delle lacrime.

Il calazio può infettarsi e suppurare, provocando un doloroso edema palpebrale. Il trattamento con pomate antibiotico-cortisoniche associato ad impacchi caldo umidi, può ridurre le dimensioni di questa ghiandola che non scompare mai del tutto. In alcuni casi si rende necessaria l’asportazione chirurgica.

Il calazio si riconosce e si differenzia per il suo rigonfiamento all’interno o sul bordo della palpebra. Inoltre, in genere è indolore.

Il calazio non va sottovalutato

A differenza dell’orzaiolo che si risolve anche spontaneamente, il calazio non va preso sotto gamba in quanto può occludere il dotto escretore, il prodotto della ghiandola. Anziché essere espulso attraverso le lacrime, si accumula, provocando l’aumento di volume della ghiandola stessa e la conseguente infiammazione dolorosa.

Quando è di grosse dimensioni si ispessisce l’appoggio della palpebra provocando anche astigmatismo.

Il calazio non va sottovalutato e, soprattutto, in caso persista o tenda a recidivare, è bene effettuare una visita oculistica.

Le cause possono essere diverse, quali:

  • Predisposizione personale (amplificata dallo stress);
  • Alimentazione scorretta (troppo ricca di grassi);
  • Malattie gastrointestinali.

Come si previene l’orzaiolo?

Gli interventi sanitari preventivi consistono in una corretta igiene oculare e nel lavaggio delle mani. Oltre all’igiene totale, è importante:

  • Lavare spesso le mani, soprattutto quando si cambiano le lenti;
  • Evitare trucchi e cosmetici di dubbia qualità o che possano predisporre all’infezione;
  • Evitare cosmetici troppo occlusivi, correttori a base siliconica e ombretti in crema (meglio quelli minerali o naturali);
  • Non indossare caschi o abiti per la testa e il volto non igienizzati.

Fare attenzione:

  • Alle ciglia finte di scarsa qualità che possono provocare l’orzaiolo;
  • Ma anche il trapianto di ciglia può essere un fattore scatenante.

In caso di infezione è opportuno gettare tutti i cosmetici utilizzati fino a quel momento.

Come riconoscere l’orzaiolo

È un problema comune e diffuso, ma si verifica con frequenza più elevata nella popolazione giovanile, con uguale frequenza nel sesso maschile e femminile e senza preferenze di gruppi etnici. Queste escrescenze possono durare 1-2 settimane senza trattamento, o solo 4 giorni se trattate correttamente. Si presentano inizialmente come un rigonfiamento nella palpebra. Tra le prime manifestazioni si segnala la comparsa di una piccola macchia giallognola al centro della tumefazione palpebrale che successivamente evolve in materiale purulento e si espande nella regione.

Di solito i pazienti manifestano la sensazione e la presenza di questo nodulo sulla palpebra superiore o inferiore, che spesso si accompagna alla sensazione di bruciore agli occhi e particolare sensibilità alla luce. In altri casi a prevalere è il dolore localizzato, associato al gonfiore della palpebra e a irritazione e arrossamento dell’occhio.

Caratteristico è il particolare fastidio della zona, intensificato dalla pressione e dalla sensazione di un corpo estraneo nell’occhio.

Frequente è anche il prurito a carico del bulbo oculare che può evolvere fino alla sensazione di intenso bruciore oculare.

Altri pazienti sperimentano secrezioni muco-purulente all’occhio (come nella congiuntivite), comparsa di croste dei margini delle palpebre e sensazione di visione offuscata con disagio e intensi cambiamenti di illuminazione (ad esempio quando in auto si incrocia un’altra vettura che lampeggia).

Raramente, nei casi più gravi, si può registrare un aumento della temperatura corporea.

Possibili complicanze dell’orzaiolo

Le complicanze di un orzaiolo si verificano in casi molto rari. Tuttavia, la complicazione più frequente è rappresentata dalla diffusione alle ghiandole lacrimali e ai tessuti periorbitali, con conseguente deformità antiestetiche, talvolta irritazione della cornea, e spesso richiede la rimozione chirurgica. Le recidive di un orzaiolo sono un evento comune. Se il disturbo non si risolve l’orzaiolo può divenire cronico evolvendo in calazio.

Altre possibili complicanze possono derivare dalla puntura chirurgica impropria, e consistono principalmente in rottura della crescita delle ciglia, deformità della palpebra o fistola palpebrale.

Orzaioli di dimensioni molto grandi possono interferire con la vista.

La cellulite palpebrale è un’altra potenziale complicanza. Si tratta di un’infezione generalizzata della palpebra.

La progressione di un orzaiolo in un’infezione sistemica (ovvero di un’infezione che si diffonde in tutto il corpo), è un’evenienza estremamente rara e sono stati registrati solo pochi esempi di tale diffusione.

In casi eccezionali nel corso della procedura anestetica palpebrale per un trattamento chirurgico di rimozione di un orzaiolo (similmente di un calazio), è possibile che si verifichi una perforazione oculare.

L’orzaiolo può diventare tumore?

Quando si esegue una biopsia della formazione (generalmente nel sospetto di un processo tumorale) l’istologia mette in evidenza un ascesso o una raccolta focale di leucociti polimorfonucleati e di tessuto necrotico.

In genere la presenza di orzaiolo è evidente alla semplice valutazione clinica, ma non mancano casi in cui bisogna procedere con diagnosi differenziale per capire se si tratta di un calazio, o uno xantelasma, un carcinoma basocellulare, un carcinoma a cellule squamose della palpebra, un carcinoma delle ghiandole sebacee, un papilloma, una cisti, una cellulite presettale, o molto più raramente una condizione di pneumo orbita (la presenza di aria nel cavo orbitale).

Tra la comparsa di orzaiolo e possibile sviluppo di un carcinoma non vi è alcun legame accertato. È vero però che il carcinoma sebaceo (terzo tumore più comune) solitamente viene diagnosticato in ritardo poiché si presenta con delle caratteristiche simili a quelle di un orzaiolo o di un calazio, e come una blefarocongiuntivite cronica in un occhio che non migliora nonostante il trattamento. Il tumore solitamente appare come un rigonfiamento più sollevato e duro, di aspetto perlaceo, con piccoli vasi sanguigni. Quando coinvolge la regione delle ciglia può determinare la caduta di peli. Spesso si presenta anche con delle croste e con la superficie irregolare o ulcerata.

Anche in questi casi non è da sottovalutare il calazio. “Qualora si abbia a che fare con calazi persistenti, che tendono a recidivare – osserva la dottoressa Di Maria – occorre considerare che, in circa l’8% dei casi, può essere in realtà un linfoma e, per fortuna molto di rado, un carcinoma sebaceo. Da non sottovalutare soprattutto in presenza di sintomi sospetti, come colorazione rosa salmone della congiuntiva o ulcerazioni”.