Glutammina, studi bocciano gli integratori: “Troppi effetti controversi”

GLUTAMMINA

La glutammina è un aminoacido indispensabile. Molti sportivi fanno largo uso di integratori a base di questa sostanza ma i benefici non sono dimostrati da studi scientifici. Anzi… Ecco cosa c’è da sapere

È il mattone che forma le proteine. Una sua carenza può portare a facile esaurimento fisico e mentale. La glutammina, oltre a essere essenziale per il metabolismo del sistema nervoso, è anche un intermedio basale delle funzioni epatiche e renali. Questi, e altri benefici, sono alcuni dei motivi per cui gli atleti fanno spesso uso di glutammina come integratore. Ma fanno davvero bene? Sono così essenziali?

Cos’è la glutammina

È un aminoacido naturalmente presente nelle proteine umane indispensabile perché funzionale all’apparato digerente. La glutammina è una fonte di carbonio e azoto per le cellule e viene utilizzata come materiale di partenza per sintetizzare altri aminoacidi e glucosio.

Gli esperti dell’Irccs Humanitas ne sottolineano l’importanza anche per il suo coinvolgimento nel funzionamento del sistema immunitario e in diversi processi fondamentali per l’organismo, soprattutto in condizioni di stress fisico.

Secondo diversi studi i suoi livelli diminuiscono in presenza di alcune forme tumorali.

L’assunzione di prodotti contenenti questa molecola viene proposta per rifornire le scorte dell’organismo, che diminuiscono anche, e non solo, durante l’attività fisica. Può contribuire al miglioramento delle performance sportive.

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Gli integratori vengono assunti per contrastare gli effetti collaterali di alcuni trattamenti medici, come la chemioterapia.

Vengono proposti, su prescrizione medica, anche per proteggere il sistema immunitario e l’apparato digerente in caso di radioterapia contro il cancro all’esofago, per facilitare il recupero da un trapianto di midollo osseo, prevenire le infezioni in persone non in buono stato di salute e migliorare il benessere dopo incidenti traumatici.

Il suo impiego è versatile: viene utilizzata in caso di problemi all’apparato digerente, depressione, umore mutevole, irritabilità, ansia, insonnia, disturbo da deficit di attenzione-iperattività, cistinuria, anemia falciforme e astinenza dal consumo di alcolici.

La glutammina può far male?

L’assunzione di glutammina come integratore potrebbe ridurre l’efficacia del lattulosio, di alcuni antitumorali e degli anticonvulsivanti.

Di solito viene controindicata in caso di malattie epatiche, sensibilità al glutammato monosodico, mania e convulsioni.

Inoltre non si hanno informazioni sufficienti a certificare la sicurezza dell’assunzione di prodotti a base di glutammina durante la gravidanza e l’allattamento, che andrebbero dunque evitati.

L’assunzione per via orale è considerata sicura almeno fino a che un adulto non supera i 40 grammi al giorno, mentre tra i 3 e i 18 anni di età non dovrebbero essere superati gli 0,7 grammi al giorno per chilogrammo di peso corporeo.

Gli effetti del sovradosaggio di glutammina

Gli effetti immediati, nel breve periodo, che può causare un sovradosaggio, possono essere:

  • Nausea;
  • Vomito;
  • Mal di stomaco;
  • Gas;
  • Gonfiore mani e piedi;
  • Dolori ai muscoli o alle articolazioni;
  • Mal di schiena;
  • Mal di testa;
  • Vertigini;
  • Stanchezza;
  • Eruzioni cutanee e prurito;
  • Secchezza delle fauci;
  • Aumento sudorazione.

Gli effetti controversi degli integratori di glutammina

Uno studio del 2012 pubblicato sul National Library of Medicine a cura del professor Milan Holecek (Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Medicina di Praga) analizza gli effetti collaterali dell’integrazione di glutammina a lungo termine. Questo documento rivela che l’utilizzo dell’aminoacido può influenzare negativamente un certo numero di vie biochimiche e funzioni cellulari.

Dallo studio emergono i seguenti effetti collaterali:

  • Alterazione del trasporto di aminoacidi

Una maggiore e prolungata assunzione di glutammina può alterare la distribuzione degli aminoacidi ai tessuti e il loro assorbimento nell’intestino e nei reni.

  • Alterazione del metabolismo della glutammina

L’assunzione di integratori può compromettere la sintesi endogena di glutammina e aumentare la produzione di glutammato e di ammoniaca.

  • Alterazioni nel trasporto di ammoniaca

La supplementazione può compromettere la disintossicazione da ammoniaca e influenzare negativamente il ruolo della glutammina come il trasportatore di ammoniaca tra i tessuti.

  • Anomalie nell’aminoacidemia

Le ricerche segnalano un aumento dei livelli plasmatici di glutammina, glutammato, citrullina, ornitina, arginina e istidina e una diminuzione dei livelli di valina, leucina, isoleucina, glicina, treonina, serina, e prolina.

  • Alterazioni del sistema immunitario

Un consumo cronico di integratori stimola le proprietà immunomodulanti, pertanto l’aminoacido agisce sul sistema immunitario.

  • Effetti sulla crescita tumorale

L’assunzione cronica di glutammina potrebbe aumentare ulteriormente il rischio di cancro.

  • Gli effetti della sospensione di integratori

A causa della risposta adattativa dell’organismo a un maggiore consumo di glutammina, sospendere l’integrazione dell’aminoacido può aumentare il rischio di problemi di salute derivanti da una sua carenza.

Il professor Holecek ha concluso che una maggiore assunzione tramite integratori ha effetti collaterali significativi, per questo nel 2012 ha sollecitato ulteriori studi a lungo termine per giustificare il consumo cronico di una dieta arricchita di glutammina.

Gli studi risultano ancora insufficienti ed è uno dei motivi per i quali l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha approvato messaggi pubblicitari che giustifichino eventuali effetti salutistici dovuti all’uso di integratori, soprattutto nella correlazione tra questo aminoacido e lo sport.

La glutammina fa bene nello sport?

Gli integratori sono largamente diffusioni nell’ambiente sportivo. Tuttavia gli studiosi sono scettici sulla presunta efficacia e non ci sono ancora dati sugli effetti nel lungo periodo. Uno studio del 2012 sul metabolismo di tutto il corpo e del muscolo scheletrico in soggetti sani sostiene che gran parte della glutammina ingerita non raggiunge il flusso ematico, pertanto il 65-75% di questa sostanza assunta per via orale viene assorbita dal piccolo intestino. Da questo assunto si può dedurre che un’alta dose riesca a passare il tratto intestinale e accedere al flusso sanguigno. Tuttavia, essa tende a essere assorbita dai reni, quindi pochi quantitativi di amminoacidi raggiungono di fatto i muscoli, come illustrato in questo studio, secondo il quale solo il 10% raggiungono lo spazio extracellulare muscolare.

Non resterebbe che assumere glutammina in piccole quantità, poiché dalle ricerche non emerge alcun effetto positivo dato dall’assunzione per gli sportivi anche di chi pratica il sollevamento pesi.

Un altro studio del 2001 aveva già provato a dimostrare che la glutammina non avrebbe alcun effetto neppure sull’aumento della massa muscolare e sulla forza. Lo studio ha monitorato soggetti allenati che assumono integratori fino a 0.9 g/kg sulla massa magra (in media 45 g al giorno). Al termine di un periodo di 6 settimane non si sono registrate differenze in termini di forza massima. Non sono emerse differenze neppure sul guadagno di massa magra durante il periodo di studio. In questo studio sono state utilizzate le più alte dosi di glutammina mai studiate prima.

Nelle Linee guida per una sana alimentazione a cura del ministero della Salute e del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), gli integratori per lo sport a base di glutammina sono catalogati nel gruppo B, ossia tra i prodotti che necessitano di ulteriori studi.

Gli esperti del Crea precisano: “Contrariamente all’immaginario collettivo non esistono alimenti particolari per migliorare la preparazione e/o la prestazione atletica, né tantomeno molecole particolari, ma solo buone o cattive abitudini alimentari che condizionano l’efficienza metabolica e il rendimento fisico e atletico. Molti prodotti, utilizzati in ambito sportivo, sono in realtà sostanze contenute normalmente negli alimenti (carboidrati, proteine, aminoacidi, creatina, L-carnitina, carnosina, lipidi, vitamine, minerali, caffeina, ecc.) commercializzate come “estratti” o sintetizzate industrialmente. La differenza principale rispetto agli apporti ottenuti attraverso gli alimenti d’uso comune sta soprattutto nelle quantità contenute in questi composti a volte, vere e proprie “megadosi”, sulla cui innocuità a lungo termine esistono pareri discordanti. Prodotti appartenenti a tutte le categorie di “integratori alimentari” precedentemente descritte (vitamine e minerali, altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico, sostanze e preparati vegetali, coadiuvanti di diete ipocaloriche…) sono utilizzati a volte senza criterio dagli sportivi di ogni livello e disciplina. In realtà, salvo rarissimi e ben selezionati casi, il ricorso all’uso d’integratori da parte degli sportivi e degli atleti è oltre che ingiustificato, non totalmente esente da potenziali rischi per la salute.

Sebbene molte sostanze contenute negli alimenti siano assunte dagli atleti a fini ergogenici per aumentare le capacità di lavoro, sono poche le ricerche scientifiche che dimostrino un reale beneficio sulla prestazione sportiva dell’uso di alcuni nutrienti, anche quando consumati a dosi elevate. A volte si tratta di ricerche, anche ben condotte, ma effettuate su modelli animali, senza un effettivo e sicuro riscontro negli uomini, a volte gli effetti dichiarati sono stati osservati solo in condizioni patologiche, ma non nel soggetto sano”.

Come allenarsi senza integratori di glutammina

Una ricerca del 2004 conclude che una dieta sufficientemente proteica, anche da parte degli atleti e sportivi, riesca ad apportare adeguate quantità di glutammina. Le proteine del siero di latte (whey protein) contengono fino al 26% di amminoacidi; una loro assunzione pre-allenamento potrebbe quindi avere un effetto di risparmio della glutammina muscolare.

Un’altra semplice strategia per prevenire il declino della glutammina muscolare è assumere sufficienti quantità di carboidrati (1 g/kg a ora di zuccheri) e proteine durante l’esercizio. Questa pratica, già di per sé, previene il declino dei livelli di glutammina endogena e influenza positivamente la risposta immunitaria.

Quali sono gli alimenti con più glutammina?

In generale tutti quei cibi di origine animale come carne, pesce, formaggi, yogurt, latte, latticini e uova. Per chi segue una dieta vegetariana la glutammina può essere assunta attraverso cavoli, fagioli, spinaci, tofu o barbabietole.

Gli additivi glutammati negli alimenti

La glutammina viene metabolizzata in glutammato dalla glutaminasi e attivata dagli enzimi fosfati. Queste sostanze vengono impiegate anche come additivi negli alimenti industriali. A tal proposito, l’Efsa ha stabilito un livello di sicurezza per l’assunzione di acido glutammico e glutammati impiegati come additivi alimentari, dopo averne riesaminato la sicurezza. L’acido glutammico è un aminoacido, unità costitutiva delle proteine, prodotto naturalmente nell’organismo umano e presente in forma libera (non legata) in alcuni alimenti come ad esempio i pomodori, la salsa di soia e alcuni formaggi. L’acido glutammico e i suoi sali (riportati in etichetta con sigle che vanno da E620 a E625), comunemente indicati come glutammati, sono additivi alimentari autorizzati nell’Unione europea. Vengono aggiunti a una vasta gamma di alimenti per migliorarne il gusto conferendo un sapore “salato” o “di carne”.

L’Efsa ha calcolato una dose giornaliera ammissibile di 30 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo per tutti i sei additivi. Tale livello di sicurezza si basa sul dosaggio più elevato al quale gli scienziati non hanno osservato effetti nocivi in animali di laboratorio nel corso degli studi di tossicità. Oltre questo dosaggio gli effetti nell’uomo si possono manifestare con mal di testa, elevata pressione sanguigna e aumento dei livelli di insulina.

Attualmente nell’Ue non esiste uno specifico livello numerico di sicurezza per l’assunzione di acido glutammico e glutammati utilizzati come additivi alimentari. L’aggiunta di glutammati è generalmente consentita fino a un livello massimo di 10 g/kg di alimento. Nei sostituti del sale, negli insaporitori e nei condimenti non esiste un quantitativo numerico massimo consentito per i glutammati, che devono essere utilizzati conformemente alle buone pratiche di fabbricazione.

Gli esperti dell’Efsa, tra cui il dottor Claude Lambré ha così commentato gli ultimi aggiornamenti: “In base ai risultati della nostra valutazione dell’esposizione consigliamo di riesaminare i livelli massimi di acido glutammico e glutammati aggiunti agli alimenti, in particolare per prodotti di pasticceria fine, zuppe e brodi, salse, carne e prodotti a base di carne, condimenti e insaporitori, e per gli integratori alimentari”.

Le avvertenze in etichetta

A livello Ue, nel settore degli integratori alimentari, vi sono ad oggi disposizioni normative solo per l’impiego di vitamine e minerali contenute nel Regolamento CE 1170/2009 e non per gli altri nutrienti e le altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico. Il ministero della Salute precisa che, in assenza di una storia di consumo significativo, una sostanza/ingrediente si configura come un novel food, ai sensi del regolamento UE 2015/2283. Altre sostanze e ingredienti autorizzati per l’uso negli integratori (e relative condizioni) sono contemplati anche dal regolamento UE 2017/2470 che istituisce l’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti a norma del regolamento (UE) 2015/2283.

Nel catalogo sui novel food ci sono anche gli aminoacidi essenziali come la glutammina. Questi integratori e impieghi di sostanze devono risultare conformi alle disposizioni vigenti in materia di etichettatura. In questo caso nelle avvertenze in etichetta deve essere obbligatoriamente riportata la dicitura: “Non utilizzare in gravidanza e nei bambini, o comunque per periodi prolungati, senza sentire il parere del medico”.