Glifosato nelle urine è un biomarcatore del cancro: lo studio del governo Usa

GLIFOSATO CANCRO

Per la prima volta uno studio pubblico finanziato dal governo Usa ha misurato i livelli di glifosato nelle urine di migliaia di cittadini stabilendo un legame con l’insorgenza del cancro. Bayer-Monsanto lo contesta, ma i risultati sono destinati a influire sulle decisioni di Epa e Efsa

Livelli elevati di glifosato nel corpo umano provocano uno stress ossidativo considerato un biomarcatore degli agenti cancerogeni. Questo legame è stato confermato da uno studio pubblico condotto dal National institutes of health e dal Centers for Disease control and prevention (Cdc), agenzie del governo Usa, e pubblicato sul Journal of National Cancer Institute. Gli autori hanno concluso che il loro studio “porta prove a sostegno di un’associazione tra esposizione al glifosato e stress ossidativo negli esseri umani”, condizione che favorisce l’insorgenza di  linfoma, mieloma e leucemia.

Glifosato nelle urine: la “traccia” del rischio

Il Cdc lo scorso anno ha analizzato 2.310 campioni di urina prelevati da un gruppo di americani rappresentativi della popolazione: 1.885 contenevano tracce rilevabili di glifosato (l’80% del campione), sia tra gli agricoltori (esposti all’erbicida per motivi professionali) che tra i non agricoltori.

I ricercatori hanno affermato che sebbene le associazioni tra glifosato e biomarcatori dello stress ossidativo “sembrano principalmente riflettere gli effetti della recente esposizione professionale, anche se c’erano alcune prove di associazioni con l’esposizione a lungo termine“. Gli scienziati affermano che è importante esaminare le sostanze che possono causare stress ossidativo perché un ampio corpus di prove scientifiche suggerisce che lo stress ossidativo a lungo termine contribuisce allo sviluppo non solo del cancro ma anche di una serie di condizioni croniche, come diabete, malattie cardiache e problemi riproduttivi, inclusa l’infertilità maschile.

I risultati, scrivono gli autori, suggeriscono che “questi effetti possono applicarsi in modo più ampio alla popolazione generale che è principalmente esposta attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminati o applicazioni residenziali”.

Lo studio del National institutes of health è “la più grande indagine fino ad oggi condotta sulla relazione tra esposizione al glifosato e marcatori di stress ossidativo”, ha affermato Jonathan Hofmann, autore dello studio che è uno scienziato presso il National Cancer Institute del Nih.

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Bayer contesta, Efsa chiamata a decidere

Bayer, che ha acquisito la Monsanto è la proprietaria del RoundUp l’erbicida a base di glifosato più usato al mondo, ha affermato, come riporta il quotidiano The Guardian, che “il nuovo studio Nih ha molti significativi limiti metodologici che ne influenzano l’affidabilità” e ha affermato che i risultati sono in conflitto con altre ricerche governative. “L’aumento dello stress ossidativo – riporta ancora il quotidiano britannico – riscontrato nello studio potrebbe essere stato causato da un numero qualsiasi di fattori non correlati al glifosato o da una combinazione di essi, e lo studio non supporta la conclusione che il glifosato sia la causa”.

Da parte loro, gli autori dello studio, sono sicuri del metodo usato e dei risultati ottenuti che, sicuramente, non mancheranno di produrre effetti normativi sul futuro del glifosato. “Questo è un team di investigatori di alto livello e uno studio altamente credibile a cui le autorità di regolamentazione devono prestare attenzione“, ha affermato Phil Landrigan, pediatra ed epidemiologo che ha lavorato per anni presso il Cdc e l’Environmental Protection Agency (Epa) e ora dirige il Programma per la salute pubblica globale e il bene comune presso il Boston College.

Il Guardian ha sentito l’Epa, l’Agenzia statunitense per l’ambiente, e l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, entrambe impegnati nei prossimi mesi a rivalutare il profilo di rischio del glifosato.

Un portavoce dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha detto al Guardian che “l’Agenzia era a conoscenza dello studio e valuterà se i risultati aggiungano o meno ‘nuove prove’ mentre l’agenzia completa la sua nuova valutazione del glifosato”. Le conclusioni dell’Efsa sono previste per luglio e proprio per questo la licenza d’uso, scaduta il 15 dicembre 2022, è stata prorogata eccezionalmente per consentire all’Authority di valutare tutti gli studi sulla sostanza.

Anche l’Epa, riporta il quotidiano, ha affermato che sta esaminando il nuovo studio e che “riesaminerà attentamente” i risultati mentre finalizza la sua valutazione.