Continuano le polemiche sulla decisione della Commissione europea di dare il via libera alle farine di insetti, prima, e alle larve della farina poi, come alimento. Politica e industria (italiana) fanno fuoco e fiamme spesso strumentalmente. Cerchiamo di capirne di più con il contrubuto del professor Alberto Ritieni
Chiediamoci: cos’è ciò che chiamiamo presente? Non è forse il passato del nostro futuro e se comprendiamo il presente, non ci sorprenderemmo di ciò che accadrà e molte delle nostre paure saranno esorcizzate. Poco più di un secolo fa l’introduzione del latte pastorizzato, in sostituzione del latte fresco, provocò paure e fobie che oggi ci fanno sorridere. Solo qualche anno fa mai avremmo pensato di mettere in tavola delle alghe oppure di accettare la filosofia del fast food; eppure, oggi cerchiamo integratori alla spirulina e siamo tornati a mangiare semi. Gli insetti, sotto forma di farina o di prodotti trasformati, probabilmente saranno parte del nostro futuro alimentare per vari motivi e la paura che proviamo nei loro confronti è del tutto comprensibile. Il poeta spagnolo Pedro Salinas diceva “…conoscersi è luce improvvisa…” e da sempre la luce allontana le ombre delle paure.
L’occasione di riflettere su questo tema, come comprenderete, la decisione della Commissione europea di dare il via libera alla farina di grilli, prima e alle larve della farina poi, come alimento
Se ci saranno insetti nel mio pasto, sicuramente sarà riportata la loro presenza in etichetta
VERO Tutti i vari Novel Food che sono stati autorizzati in Europa sono elencati sulla Gazzetta ufficiale europea e si può rimanere sorpresi leggendo che oggi sono ammessi prodotti come l’olio di krill oppure l’estratto della cresta di gallo, così da poco anche gli insetti. La storia degli insetti parte nel 2022 con l’inserimento della larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e della Locusta migratoria congelata, essiccate e in polvere grazie al Regolamento 169/2022 poi il Regolamento 188/2022, completa le specie ammesse con il grillo domestico (Acheta domesticus). L’International Platform of Insects as Food and Feed (IPIFF), ha pubblicato una serie di linee guida utili ad etichettare i prodotti alimentari a base di insetti basandosi sui Regolamenti 1169/2011 e 1924/2006 (NHCR, Nutrition and Health Claims Regulation) che assicurano le informazioni ai consumatori. Ad esempio, non è permesso fuorviare i consumatori indicando proprietà che i prodotti a base di insetti non posseggono, non è neanche possibile associare immagini esotiche alla farina di insetti prodotta in Nord Europa, oppure esaltare un contenuto di particolari Vitamine o altre molecole già presenti in frutta o altri vegetali. Esiste l’obbligo, come per tutti gli alimenti, di fornire oltre a nome, lista degli ingredienti, paese di origine, le informazioni nutrizionali anche la lista degli allergeni sia se sono presenti come ingredienti del prodotto sia se possono derivare dal substrato dove si alleva l’insetto. Vale la pena ricordare che l’Indicazione Quantitativa degli Ingredienti o QUID è richiesta se un ingrediente o una categoria di ingredienti compare nel nome del prodotto alimentare o se viene enfatizzato tramite parole o immagini in etichetta, oppure se è essenziale per caratterizzare il prodotto alimentare. Nel caso degli insetti è quasi sempre necessario citarne come percentuale la presenza nei prodotti che effettivamente li contengono, a meno che il prodotto alimentare non sia costituito dal solo insetto come unico ingrediente.
Sono sicuro che la useranno senza farcelo sapere
FALSO Se l’alimento è prodotto, ad esempio, da farina di grilli al 100% è possibile non indicare questo ingrediente mentre è necessario riportare la presenza della farina da insetti se è presente in percentuale nel prodotto, come ad esempio una merendina, un prodotto da forno etc. Probabilmente sarà questa la situazione più probabile che si verificherà. La potenziale allergenicità e pericolosità degli insetti, nonostante le ricerche in atto, non è ancora provata in maniera sicura. Un lavoro molto recente riporta la necessità di sviluppare degli opportuni test diagnostici per valutare questo rischio senza adattare quelli già presenti sul mercato. Un diverso studio riporta che in alcuni ambienti di lavoro, il 57% dei dipendenti è stato sensibilizzato e ben il 60% dei dipendenti ha riportato sintomi legati alla presenza di insetti ma non perché li mangiasse. In un secondo lavoro scientifico pubblicato dall’Efsa si sottolinea che al momento le informazioni disponibili sui pericoli associati agli insetti per l’uso in alimenti e mangimi sono ancora molto limitate. Le attuali conoscenze disponibili suggeriscono che le proteine degli insetti possono causare delle reazioni allergiche negli esseri umani e negli animali così come accade per altri artropodi, tipo i crostacei, quali gamberi, scampi etc. In etichetta la cross-reattività fra insetti e crostacei sconsiglia il consumo di insetti agli allergici ai crostacei o agli acari della polvere. In etichetta, sarà necessariamente riportato questo possibile rischio allergenico e quindi saremo a conoscenza della presenza di insetti come ingredienti dell’alimento.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
In rete girano ricerche scientifiche che imputano al consumo di insetti un’attività infiammatoria, c’è da avere paura?
VERO/FALSO In maniera del tutto imprevedibile ai nostri occhi, alcune sostanze derivate da insetti si stanno proponendo dal punto di vista medico come nuovi farmaci e trova molto interesse il loro uso come antinfiammatori naturali come ad esempio, la papiliocina, la cecropina A etc. Si sta esplorando anche il settore dell’oncologia per affiancare alla chemioterapia, alla radioterapia e alla chirurgia dei composti di insetti con attività anticancro come la cantaridina, la norcantaridina, l’isocumarina, la plancipirazina A, la pancratistatina, la narciclasina e l’ungeremina. Altri studi su animali hanno dimostrato che il grillo Gryllus bimaculatus, un insetto commestibile per ora riconosciuto dalla Korea Food and Drug Administration protegge dai danni dell’infiammazione epatica o dalla steatosi epatica, riducendo lo stress ossidativo anche più della nota silimarina ottenuta come miscela dal cardo. È pur vero che le patologie trasmesse da insetti sono note e numerose, basta ricordare malaria, febbre gialla etc. e anche la sola puntura di api, calabroni etc. provoca una infiammazione prima ancora di risposte allergiche più gravi a livello generale.
Mangiare insetti non mi dà alcun vantaggio nutrizionale o salutistico
FALSO In alcuni studi su animali, si è osservato che un supplemento in polvere di 0,5 g/kg di glicosaminoglicani riduce significativamente il peso del grasso addominale dal 5 al 40%, la glicemia si riduce dal 10 al 22% e i livelli di colesterolo per circa il 10%. Un supplemento di 5 mg/kg di chitina/chitosano riduce il peso corporeo (1-4%) e l’accumulo di grasso addominale (4%) rispetto alle diete di controllo. Altri studi su animali, contenenti dosi di derivati di insetti commestibili dal 7 al 15% migliorano significativamente il peso vivo (9-33%), riducendo del 44% i livelli di trigliceridi, del 14% quelli del colesterolo e delll’8% i livelli di glucosio. Inoltre, si osserva aumentare la biodiversità del microbiota (2%) rispetto alla dieta di controllo. Negli studi sull’uomo, dosi fino al 7% del livello di inclusione di insetti commestibili hanno prodotto un miglioramento significativo della salute intestinale (6%) e una riduzione dell’infiammazione sistemica (2%) rispetto alle diete di controllo e un aumento significativo delle concentrazioni ematiche di proteine essenziali e a catena ramificata aminoacidi e un rallentamento della fase di digestione del 40% rispetto al trattamento con siero di latte.
C’è chi dice che la storia della sostenibilità ambientale della farina di insetti è una balla…
FALSO Se consideriamo gli indicatori ambientali (uso del suolo, impronta idrica ed emissioni di gas serra) questi si riducono del 40-60% rispetto alla produzione dei mangimi tradizionali. Gli insetti commestibili possono essere una fonte proteica alternativa non solo per migliorare l’alimentazione umana e animale ma anche per migliorare la salute del pianeta. In realtà l’uomo cavernicolo già consumava insetti forse anche per la minore scelta che aveva, ma oggi, in particolare nei paesi industrializzati, gli unici alimenti derivanti da essi che vengono consumati sono miele e pappa reale. Gli studi mostrano come gli insetti possiedano un buon profilo nutrizionale, fornendo proteine e tutti gli aminoacidi essenziali, ferro, zinco, e acidi grassi insaturi e polinsaturi (PUFA) della serie omega-3 e omega-6. Inoltre, cavallette e grilli sono fonte di vitamina B12, mentre il baco da seta di vitamina A. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto gli aspetti nutrizionali positivi degli insetti.
Io non ho mai mangiato, né mangerò mai degli insetti
FALSO Qualcosa di simile viene detto per gli Ogm eppure se sono presenti in quantità inferiori allo 0,9% in un alimento ne viene ammesso la vendita e quindi il consumo. Gli insetti sono già nostri commensali, sia pure dal lato sbagliato del tavolo, perché il colorante E120 o carminio, sigla che indica la cocciniglia non è vietato, ma è autorizzato ad essere immesso in commercio. Questo colorante è prodotto da un insetto per difendersi dai predatori e ai nostri scopi servono per un chilogrammo di colorante circa 100.000 insetti e una volta macinato l’esoscheletro si può estrarre l’acido carminico. Questo colorante rosso, che può dare delle forme di allergie, è usato per alimenti o per bevande ed è comune anche nell’industria tessile, anche se talvolta si usano dei coloranti sintetici più economici denominati E122 oppure E124. Parallelamente, ogni anno inconsapevolmente e mediamente consumiamo circa 500 g di insetti e tutto ciò è tollerato dalla legislazione alimentare perché considerati dei contaminanti. La FDA americana impone per farina e sfarinati un limite di tolleranza di 50 frammenti di insetto, antenne, zampe etc., in 50 g di prodotto e tali valori sono usati comunemente anche in Europa. I Filth-Test sono test utili ad evidenziare le impurità solide negli alimenti, fra cui anche le parti di insetti che involontariamente si possono ritrovare negli alimenti. La legislazione italiana, su questo punto, è vacante, anche perché zampette, ali, antenne e quant’altro non sono nocivi e non esistono quindi limiti massimi per la loro presenza nei cibi.
Conclusioni
Avere paura degli insetti deriva dal nostro cervello primordiale, la qualcosa è comprensibile, ma abbiamo superato ben altri limiti metacognitivi e anche gli insetti si troveranno col tempo ad essere accettati. Del resto, i loro cugini come gamberi, aragoste e crostacei vari non solo sono accettati, ma addirittura considerati beni di lusso eppure sono artropodi, stesso esoscheletro chitinoso, stesse caratteristiche. Forse perché vivendo in acqua sembrano lontani dal nostro ecosistema terrestre o forse ci sembrano puliti, ma l’intestino di un gambero o altre parti dei crostacei rappresentano pur sempre un punto di rischio per la nostra salute.
Abbiamo bisogno di mangiare insetti? La risposta è “non è necessario”, ma non è necessario avere allevamenti animali intensivi, o sfruttare le risorse del pianeta per poi sprecarle. Gli insetti sono un piano B per il futuro alimentare e per la nutrizione a basso impatto, ma per alcuni paesi in emergenza alimentare sono già oggi il loro piano A. Non siamo obbligati a mangiarli, nessuno può costringere ad accettare un prodotto sicuro dal punto di vista allergenico e tossicologico e utile dal punto di vista nutrizionale, ma è anche vero che non possiamo decidere per altri e paesi avanzati nel settore agro-alimentare come lo è l’Italia, possono dare le linee guida a chi ha bisogno di fonti alimentari alternative, assicurando sicurezza e qualità.