Cos’è il gozzo e quali sono i sintomi

gozzo

Il gozzo è un aumento del volume della tiroide. La dimensione di un gozzo può variare da persona a persona. Nella maggior parte dei casi il gozzo è piccolo e non causa alcun sintomo ma, se il volume della tiroide aumenta in modo significativo, possono verificarsi disturbi della respirazione e della deglutizione

 

Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), in Italia sono circa 6 milioni di persone, più del 10% della popolazione del nostro paese, ad avere un malfunzionamento della tiroide.  Tra le patologie della tiroide rientra il gozzo:  nella maggior parte dei casi ha un’origine benigna ma ciò non toglie che è una patologia che va trattata e non sottovalutata.

Cos’è il gozzo

L’Irccs Humanitas definisce il gozzo come un aumento di volume della tiroide, la ghiandola a forma di farfalla posta alla base del collo. Si manifesta con una protuberanza della ghiandola tiroidea. La tiroide è una ghiandola che controlla molte funzioni dell’organismo quali l’attività cardiaca, il metabolismo basale, l’utilizzo dei glucidi e dei lipidi, il metabolismo scheletrico e, nel feto e nel neonato, il corretto sviluppo del sistema nervoso.

La carenza di iodio rappresenta una causa importante di gozzo che è relativamente più frequente nelle donne e ha un andamento familiare.

Ci sono due tipi principali di gozzo:

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  • gozzo diffuso: l’intera tiroide è aumentata di volume e la sua superficie è liscia alla palpazione
  • gozzo nodulare: si sviluppano noduli solidi, o pieni di liquido all’interno della tiroide, rendendone la superficie irregolare alla palpazione

 

Quali sono le cause del gozzo?

Le cause principali della comparsa del gozzo possono essere:

  • alimentazione con poco iodio: lo iodio è presente principalmente nel latte e nel pesce e un suo consumo adeguato garantisce la corretta funzione della tiroide. Se lo iodio non è assunto in quantità sufficienti, la tiroide diventa poco attiva e aumenta di dimensioni per produrre più ormoni tiroidei
  • tiroide poco attiva (ipotiroidismo): nel caso in cui non produca abbastanza ormoni, la tiroide cerca di compensare attraverso un aumento del suo volume
  • tiroide troppo attiva (ipertiroidismo): un’aumentata produzione di ormoni tiroidei corrisponde a un aumento del volume della ghiandola
  • gravidanza e menopausa: i cambiamenti nei livelli ormonali che si verificano durante la gravidanza e la menopausa possono influenzare la funzione della tiroide
  • tiroiditi: processi di infiammazione che si sviluppano a livello della tiroide
  • noduli: singoli o multipli, all’interno della tiroide
  • tumori della tiroide

Il gozzo può colpire chiunque ma è più comune nelle donne e nelle persone con più di 40 anni.

Altri fattori di rischio possono essere:

  • fumo: il tabacco contiene una sostanza chimica, chiamata tiocianato, che può interferire con la capacità del corpo di utilizzare lo iodio. Le persone che fumano e seguono una dieta povera di iodio, quindi, sono particolarmente a rischio
  • farmaci come gli immunosoppressori e il litio: il litio è spesso utilizzato per curare una serie di condizioni di salute mentale come, ad esempio, la depressione e il disturbo bipolare
  • esposizione alle radiazioni

Nel gozzo endemico l’ingrandimento della tiroide è la conseguenza della carenza di iodio. La carenza iodica provoca una minore attività di sintesi dell’ormone tiroideo. Porterebbe a un aumento della secrezione di TSH (l’ormone che, prodotto dall’ipofisi, regola la funzione della tiroide) che a sua volta determinerebbe il progressivo ingrandimento della ghiandola.

Un’altra causa di gozzo è legata alle malattie autoimmuni della tiroide. Nel caso della tiroidite di Hashimoto, la presenza di anticorpi anti tiroide porta a una progressiva infiltrazione della tiroide da parte dei linfociti con conseguente ingrandimento della ghiandola. Nel caso invece della malattia di Graves (ipertiroidismo), il gozzo è la conseguenza di anticorpi tireostimolanti i quali, oltre a determinare una eccessiva produzione di ormoni tiroidei, induce un aumento dimensionale della tiroide.

Il gozzo può avere anche altre cause. Può essere infatti la conseguenza dell’utilizzo di alcuni farmaci o del consumo di quantità elevate di alimenti (detti gozzigeni) quali cavoli, rape, broccoli e cavolfiori.

 

Quali sono i sintomi del gozzo?

I sintomi del gozzo dipendono dalle dimensioni della ghiandola e dall’eventuale presenza di alterazioni della funzione tiroidea (ipo o ipertiroidismo). In presenza di un gozzo di cospicue dimensioni il paziente può riferire difficoltà di deglutizione (disfagia) e di respirazione (dispnea).

Come si diagnostica il gozzo

La diagnosi può essere fatta esplorando visivamente e palpando il collo del paziente.

Successivamente, se è il caso, saranno prescritte analisi più approfondite, che consistono in:

  • Prelievo per TSH, FT4, FT3 e, se necessario, per gli anticorpi anti-tiroide
  • Ecografia tiroidea, per la valutazione del volume della tiroide e per l’identificazione di eventuali noduli
  • Scintigrafia tiroidea (solo nel caso di un paziente con ipertiroidismo)
  • Agoaspirato tiroideo da eseguire in presenza di noduli ecograficamente sospetti per escluderne la natura neoplastica

 

Come si cura il gozzo

La cura del gozzo dipende dai disturbi (sintomi) e dalle cause che lo hanno determinato.

Un gozzo di piccole dimensioni che non causa problemi, di solito, non ha bisogno di cure.

Se il gozzo è causato da ipotiroidismo, si somministra ormone tiroideo T4 sintetico; se è determinato dall’ipertiroidismo, si ricorre allo iodio radioattivo, ai farmaci anti-tiroide, ai beta-bloccanti.

Se il gozzo interferisce con la respirazione o la deglutizione potrebbe essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere una parte, o la totalità, della tiroide (tiroidectomia).

 

Quando il gozzo deve preoccupare

Un nodulo viene definito sospetto quando, nel corso dei controlli con ecografia, presenta un rapido aumento delle sue dimensioni o delle caratteristiche. Il gozzo è motivo di preoccupazione quando:

  • Si accompagna ad un ingrossamento dei linfonodi del collo
  • La consistenza del nodulo è dura
  • Presenta una scarsa mobilità
  • Influenza l’attività ormonale

 

Come palpare il gozzo

La palpazione può essere un’azione preventiva, come lo è in altri casi, ad esempio nella prevenzione del tumore al seno. Ma ovviamente non sufficiente.

Il gozzo può essere percepito dal paziente come un ingrandimento a livello del collo e in alcuni rari casi la massa può determinare sintomi da compressione delle strutture adiacenti, quindi difficoltà di deglutizione e di respirazione.

Dunque, palpando semplicemente l’area del collo, è possibile intuirne la presenza o meno.

Questo naturalmente non è sufficiente. Bisogna consultarsi con un medico che valuterà la prescrizione o meno di esami diagnostici.

 

Come prevenire il gozzo?

La prevenzione del gozzo si attua integrando nella dieta adeguate quantità di iodio utilizzando il sale iodato. Va ricordato come il fabbisogno iodico aumenti in particolari situazioni quali la gravidanza.

Nelle aree dove il gozzo è endemico per mancanza di iodio, vi è una maggior incidenza di neoplasie tiroidee: in queste regioni è consigliabile utilizzare sale iodato (si trova comunemente nei supermercati, sia quello grosso che quello fino) al posto di quello normale, per ridurre il rischio di sviluppare il gozzo e gli altri disturbi benigni della tiroide.

Non è invece indicata alcuna forma di screening, perché non vi sono marcatori specifici nel sangue.

Inoltre la tiroide è un organo superficiale dove un ingrossamento è visibile nella maggior parte dei casi. Spesso si tratta di tumori che si mantengono silenti per lunghi anni. È però utile far palpare la ghiandola tiroidea dal proprio medico almeno una volta l’anno per individuare eventuali formazioni nodulari e, nel caso di sospetto, eseguire una ecografia tiroidea. La palpazione della tiroide dovrebbe comunque far parte di un corretto esame clinico di medicina interna.

 

L’alimentazione amica della tiroide

Il sale iodato potrebbe non essere sufficiente. In ogni caso, l’alimentazione è fondamentale.

La Fondazione Umberto Veronesi ricorda che il principale introito di iodio lo assicurano alcuni alimenti, come:

  • Il pesce di mare, ma anche crostacei e molluschi
  • Le uova
  • Il latte e derivati

Eppure 6 milioni di italiani soffrono di moderata carenza iodica, nonostante la dieta mediterranea e il programma di iodoprofilassi avviato nel 2005 che prevede la presenza obbligatoria del sale iodato in tutti i punti vendita del territorio nazionale.

“Occorre moderazione nell’utilizzo del sale, ma si dovrebbe usare sempre quello fortificato, nelle stesse quantità raccomandate per quello marino”, spiega Giulia Cairella, medico nutrizionista e membro del gruppo di revisione dei Larn della Società italiana di nutrizione umana.

“Gli adulti devono assumere 150 microgrammi di iodio al giorno. Ma durante la gravidanza e l’allattamento i livelli aumentano: fino a 220 e 290 microgrammi al giorno”.

 

Trascorrere tempo al mare è sufficiente?

Purtroppo no. In questo articolo, con l’aiuto dell’esperto professor Alberto Ritieni, abbiamo sfatato alcuni miti e fornito alcune indicazioni sulla corretta alimentazione per la salute della tiroide.

Ad ogni modo, respirare aria di mare non significa assumere iodio. Qui vi spieghiamo quali sono i sintomi di un problema alla tiroide.