Lampadine a led: quanto si risparmia e quali scegliere

LAMPADINE LED

Le lampadine a led hanno sostituito le vecchie lampadine a incandescenza, che oltre ad impattare sull’ambiente con notevoli emissioni di CO2, avevano una durata limitata e costi elevati. Ma quanto si risparmia con le lampadine a led e quali scegliere? La nostra guida

L’acronimo Led sta per Light Emitting Diode, ovvero “diodo ad emissione luminosa”. Si tratta di un componente elettronico di piccole dimensioni che, quando attraversato da corrente elettrica, emette luce. A parità di luminosità ottenuta, rispetto alle vecchie lampadine, si ritiene che una lampada a led consumi circa sette volte meno, e duri in media venti volte di più delle alternative attualmente presenti in commercio.

Il passaggio dalla lampada ad incandescenza a quella a led

L’abbandono della lampadina ad incandescenza è avvenuto ufficialmente nel 2012, quando l’Unione europea ha emesso il divieto di vendita delle ultime vecchie lampadine in circolazione, di potenza compresa tra i 25 e i 40 watt. Già nel 2019 erano state gradualmente eliminate le altre, in accordo con la normativa europea sull’Ecodesign o direttiva Eup (Energy using products) 2005/32/EC. Secondo la Commissione Ue, queste misure avevano lo scopo di portare, entro il 2020, ad un risparmio energetico pari al consumo di 11 milioni di famiglie all’anno, e a una riduzione delle emissioni di CO2 di 15 milioni di tonnellate l’anno.

REPRO-LIGHT: il progetto finanziato dalla Commissione europea

Un’interessante iniziativa che ha visto come protagonista la tecnologia Led è stata avviata nel 2019 e finanziata dalla Commissione europea. Si tratta del progetto REPRO-LIGHT, coordinato dall’Austria e a cui ha preso parte anche l’Italia, con l’obiettivo di sviluppare apparecchi intelligenti personalizzati capaci di migliorare gli stati d’animo e la produttività delle persone. Un sistema di illuminazione adeguato, infatti, si ritiene possa rendere le persone più sane e produttive.

Il progetto nasceva dall’assunto secondo cui le luci a led potessero migliorare il ritmo circadiano, garantendo un’adeguata alternanza sonno-veglia.

Al fine di progettare al meglio gli interventi, sono stati condotti sondaggi fra i consumatori per comprenderne le esigenze, intervistando 1.100 lavoratori in Germania, Italia, Spagna e Austria. Più della metà ha dichiarato che vorrebbe una migliore illuminazione sul posto di lavoro: oltre il 90% ritiene che la qualità dell’illuminazione sul lavoro influenzi l’umore, l’87% che influenzi la produttività, il 92% che abbia effetti sulla reattività al lavoro. La maggioranza, in sintesi, dichiarava che avrebbe voluto un sistema di illuminazione che si adattasse automaticamente alle esigenze individuali.

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Come scegliere la lampada a led

Al di là delle marche presenti sul mercato, i parametri cui si dovrebbe prestare attenzione nella scelta della lampada a led sono certamente:

  • la qualità dei materiali utilizzati: influisce sicuramente sulla durata e le prestazioni;
  • la quantità di luce emessa;
  • quanti lumen produce: il lumen è l’unità di misura della luminosità, il cui valore è sempre riportato sulla confezione. Una lampadina tradizionale da 100 watt produce all’incirca 1300 lumen; considerando che le lampade a led, come detto, consumano molto meno, per avere la luce prodotta da una lampadina tradizionale da 100 watt basteranno meno di 15 watt a led;
  • i colori: anche l’estetica ha la sua parte nella scelta dell’acquisto. La tecnologia led consente di avere luce di molti colori diversi, a seconda dei materiali utilizzati. Si potrà quindi optare per una luce più calda o più fredda a seconda delle proprie esigenze. La tonalità della luce dipende dalla sua “temperatura di colore correlata”, che è espressa in gradi Kelvin (K). La luce viene definita “calda” quando la temperatura di colore si avvicina a quella delle lampadine ad incandescenza (inferiore ai 3.500K), “neutra” (da 3.500 a 5.000K) o “fredda” (superiore ai 5.000K). In generale, in una stanza come il soggiorno o la camera da letto, viene utilizzata una illuminazione con luce bianca calda (2700/3000K), con sfumature tendenti al giallo, mentre una luce bianca più neutra (3500/4000K) è indicata in uno studio, in bagno e in cucina. La luce fredda (superiore ai 5000K) viene utilizzata nei grandi spazi pubblici, come i supermercati. In sostanza, quanto più bassi sono i gradi Kelvin emessi, tanto più calda sarà la luce emessa.

Prezzi, durata e consumi

I prezzi delle lampadine a led sono davvero contenuti se paragonati ai vantaggi, aggirandosi tra i 10 e i 20 euro in media. Appare evidente, dunque, quanto in effetti ci si trovi di fronte a prezzi maggiori rispetto a quelli di una lampadina a incandescenza. Tuttavia, bisogna sempre ricordare che una lampada a led è progettata per superare le 20.000 ore di funzionamento, che corrispondono a 4 ore di accensione al giorno per oltre 12 anni di fila. I modelli costruiti con buoni materiali possono superare anche le 50.000 ore, avendo di fatto prestazioni decisamente superiori in termini di durata rispetto a qualunque alternativa disponibile sul mercato.

Per quel che riguarda i consumi, operiamo una comparazione tra le lampadine a risparmio energetico e una lampadina led con bulbo E27. Mentre le prime consumano circa 1150 kW per 500 ore di luminosità, le seconde (per le stesse ore) consumano soltanto 500 kW, meno della metà.

Quanto si risparmia

Se si riflette su quanto detto sui consumi, risulterà evidente che optare per la tecnologia led si tradurrà in un risparmio sulla bolletta elettrica. In particolare, si ritiene che una famiglia media dotata soprattutto di lampade tradizionali consumi circa 400 kWh all’anno per illuminazione, con costi che si aggirano intorno ai 75 euro. Gli stessi consumi si riducono a circa 250 kWH all’anno (50 euro) se si sostituiscono le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo, per arrivare a poco più di 60 kWh all’anno (10 euro) utilizzando tutte lampadine a led.

I consigli dell’Enea: come scegliere le giuste lampadine a led

L’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) indica, oltre ai parametri già citati, alcune importanti informazioni cui prestare attenzione nell’acquisto di una lampadina.

Dopo aver verificato il tipo di attacco e le dimensioni, ecco di cosa si dovrebbe tener conto:

  • l’angolo del fascio luminoso: la scelta dell’angolo del fascio luminoso dipende da come si desidera utilizzare la lampadina, perché indica su quanta superficie giungerà la luce. Se sulla confezione è indicato un angolo inferiore a 120° si parla di lampada direzionale, da utilizzare per illuminare una zona particolare o un oggetto d’arredamento (illuminazione di accento). Le lampade non direzionali invece, che hanno un angolo che varia tra 150° e 360°, sono quelle che illuminano un ambiente in modo omogeneo;
  • numero di cicli di accensione: se si prevede che ci siano molte accensioni/spegnimenti della lampada, e abbastanza veloci, bisognerebbe optare per un prodotto con alto numero di cicli di accensione. Viceversa, questo non è importante se si pensa di tenere accesa la lampada per molte ore consecutive. Attenzione ad accoppiare lampade con i timer, perché questo può significare molti cicli di accensione e, se la lampada non è adatta, la sua durata potrebbe ridursi drasticamente!
  • tempo di avvio: più il valore del tempo di avvio è elevato, più lentamente la lampada arriverà alla piena emissione luminosa. Per avere la luce “tutta e subito”, la lampada deve avere un tempo di avvio molto basso. Viceversa, se un aumento graduale della luminosità non crea alcun problema, questo parametro non è importante;
  • efficienza luminosa: l’efficienza energetica delle lampadine si determina mettendo in relazione la quantità di luce emessa (lumen) e la potenza assorbita dalla lampadina (Watt). Maggiore è la quantità di lumen emessi per ogni Watt consumato, maggiore è l’efficienza energetica della lampadina (con conseguenti consumi ridotti);
  • etichetta energetica: l’etichetta energetica delle lampadine indica la classe di efficienza energetica, che va da A++ (maggiore efficienza) a E (minore efficienza). Nell’etichetta stessa o sulla confezione viene inoltre riportato il consumo annuo ponderato di energia, espresso in kWh per 1000 ore di funzionamento;
  • impatto ambientale (anche a fine vita): i led consentono forti risparmi energetici e una conseguente riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Importante anche l’impatto ambientale a fine vita: nel caso dei led le operazioni di smaltimento sono agevolate grazie alla semplicità dei collegamenti e all’assenza di sostanze tossiche.

L’inquinamento luminoso è davvero ridotto? Uno studio di Science Advances

Una delle domande che ci si è posti più frequentemente negli ultimi tempi è se, al di là dell’effettivo ridotto consumo della tecnologia led, vi sia un corrispettivo ridotto inquinamento luminoso. Uno studio di Science Advances ha cercato di fare chiarezza sul punto, portando alla luce fatti poco incoraggianti. In particolare, ciò che è emerso con evidenza è che tra il 2012 e il 2016 la superficie terrestre illuminata artificialmente di notte è cresciuta di oltre il 2% annuo, mentre la radianza complessiva è aumentata dell’1,8%, proprio in considerazione del passaggio all’illuminazione led e della crescente urbanizzazione. A scopi di ricerca è stata utilizzata la Viirs Dnb (Visible infrared imaging radiometer suite day-night band), un sensore che fornisce misurazioni globali calibrate della radianza notturna in una banda spettrale da 500 a 900 nm, vicina alla banda visibile. Fotografie di Milano scattate dagli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2012 e nel 2015 hanno dimostrato che i lampioni della città sono cambiati da giallo/arancione (vapori di sodio) a bianco (led), mentre le aree circostanti sono rimaste gialle/arancioni e transizioni simili si sono verificate in molte città del mondo. Questo si è tradotto in una radianza minore osservata tramite Dnb, dovuta però ad una mancanza di sensibilità del sensore alla luce negli intervalli al di sotto dei 500 nm (nano metri). Il grave rischio, concludono gli autori della ricerca, è di sottostimare il reale inquinamento luminoso causato dalla luce blu emessa dalle lampade a led.