Diritto del mare: quali gli obblighi stabiliti dalla convenzione Onu per gli interventi

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Il diritto del mare è garantito dalla convenzione Onu e impone il salvataggio delle persone nelle acque internazionali. Un diritto si scontra con la realtà dei flussi e con una politiche migratorie inefficaci 

 

Alle ore 6,40 del 3 ottobre 2013 un’imbarcazione libica, carica di immigrati africani, e salpata due giorni prima dal porto di Misurata, prese fuoco e si inabissò al largo dell’isola dei Conigli. Mancava appena mezzo miglio dalla “terra promessa”. Quell’evento passerà alla storia come la tragedia di Lampedusa. Il naufragio provocò 368 morti accertati, circa 20 dispersi presunti. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI secolo. Il tema dei migranti torna a risuonare tra i palazzi dell’Unione europea, rimettendo in discussione regole e convenzioni stabilite in tema materia di diritto del mare.

Da quella tragica data, ogni 3 di ottobre ricorre la Giornata della memoria e dell’accoglienza. La Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) stima che dal 2014 al 25 settembre 2022 risultano morti e dispersi quasi 25mila migranti nelle acque del Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Un cimitero sommerso tra le acque.

Il viaggio verso l’Italia si conferma il più pericoloso: è sulla rotta del Mediterraneo centrale che si registra da sempre il più elevato numero di morti e dispersi. Il contatore del 2022 è già a quota 1.473 (60 bambini) su tutte le rotte del Mediterraneo. Quest’anno l’isola siciliana ha continuato a registrare incessantemente numerosi arrivi: al 25 settembre se ne contano oltre 51mila su un totale di 69mila in Italia. In particolare l’isola di Lampedusa continua ad affrontare situazioni difficili con un numero di migranti accolti nell’hotspot ben oltre la capienza consentita. In alcuni giorni di luglio risultavano presenti 1.600 ospiti su 350 posti disponibili.

Ma il fenomeno migratorio è globale che, stando ai dati Iom (International organization for migration), dal 1° gennaio al 25 settembre 2022 ha registrato 3.469 eventi fatali in tutto il mondo, anche se la rotta del Mediterraneo resta la più mortale, con il 43% di tutti i migranti morti e dispersi nel mondo nei primi nove mesi del 2022. A causa principalmente della guerra in Ucraina, è in crescita la percentuale di migranti morti e dispersi sul territorio europeo (3,7% del totale nel 2022 contro il 2% nel 2020).

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La crisi climatica, i disastri ambientali e la fame spingono le ondate migratorie, tanto che l’Unhcr parla di “migranti climatici” o “rifugiati climatici”. La speculazione di scafisti e trafficanti di vite umane è un crimine contro l’umanità. L’ultima indagine della procura di Caltanissetta ha sgominato un traffico gestito da italiani e nordafricani, portando all’arresto 18 persone. Uno dei capi della banda è stato così intercettato: “Con ognuno di questi ci faccio 3 mila euro, se ci sono problemi buttali in mare”, diceva al suo “collega”; un “connection man” che riscuoteva i soldi del biglietto.

Il recente braccio di ferro tra Italia e Francia ha riaperto le ferite in seno all’Unione europea che deve affrontare anche la grana delle navi umanitarie noleggiate dalle organizzazioni umanitarie e ong battenti bandiere internazionali, con volontari addetti al salvataggio in mare. Il tema dei ricollocamenti sarà nuovamente affrontato in Consiglio europeo e divide i governi dei paesi membri.

È evidente che le regole stabilite dalle convenzioni europee e dal diritto del mare non sembrano più adeguate all’attualità. Cerchiamo di capire come funziona oggi il diritto e quali sono gli obblighi stabiliti dalla convenzione Onu.

Cos’è il diritto del mare

Il diritto del mare è materia di diverse convenzioni internazionali stipulate in particolare nel Novecento, dalla fine della seconda guerra mondiale.

Le tappe che hanno portato alla definizione delle regole internazionali sul diritto del mare sono principalmente due:

  • 1958 – Prima conferenza sul diritto del mare. Si è tenuta a Ginevra e ha visto la partecipazione di 86 Stati. Si concluse con l’adozione di 4 testi convenzionali: Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua; Convenzione sull’Alto Mare; Convenzione sulla piattaforma continentale; Convenzione sulla pesca e la conservazione delle risorse biologiche dell’Alto Mare.

 

  • 1982 – Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Si è tenuta a Montego Bay (Giamaica), ed è entrata ufficialmente in vigore nel 1994. Composta di 320 articoli e 9 allegati, questa codificazione è uno strumento unitario che disciplina le varie aree marine e scioglie alcuni nodi rimasti non risolti dalla prima conferenza del diritto del mare.

La convenzione Onu sul diritto del mare

La convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos) stabilisce obblighi e regole per gli interventi in mare. Gli articoli e gli allegati che la compongono hanno valore giuridico e definiscono la materia del diritto internazionale del mare. La convenzione Onu ha stabilito regole e codici di comportamento a cui gli Stati devono attenersi.

Il documento è stato sottoscritto anche dall’Italia che, essendo stato membro dell’Unione europea, in materia di politiche migratorie deve attenersi alla convenzione di Dublino sottoscritta con un trattato del 1990, divenuto efficace dal 1997.

 

Come funzionano i soccorsi dei migranti in mare

Il trattato di Dublino è un accordo internazionale multilaterale che dovrebbe regolamentare le richieste di asilo dei migranti. Definisce le competenze degli Stati membri della Comunità europea per l’esame di una domanda di asilo, secondo le regole stabilite dalla convenzione di Dublino.

Nel 2013 è stato approvato il regolamento Ue numero 604 (Regolamento di Dublino III) che stabilisce “i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione)”, nell’ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva Ue.

Oltre al regolamento dei flussi migratori, gli Stati devono tuttavia attenersi al Safety of life at sea (Solas) del 1974 che riguarda la convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare.

Non è tutto. Il 27 aprile 1979 ad Amburgo è stata firmata la convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo (Sar: acronimo di search and rescue), entrata in vigore il 22 giugno 1985. Si tratta di un accordo internazionale elaborato dall’Organizzazione marittima internazionale (Imo), volto a tutelare la sicurezza della navigazione mercantile, con esplicito riferimento al soccorso marittimo.

L’assistenza delle persone in pericolo durante la navigazione è regolamentata infine dalla convenzione Salvage, firmata a Londra nel 1989.

Il diritto del mare internazionale prevede anche il soccorso rapido di eventuali naufraghi a cui deve essere garantito lo sbarco in un luogo sicuro, garantito dal Pos (place of safety), che è la sintesi di tutte le convenzioni internazionali in materia di sicurezza in mare.

 

La convenzione Onu obbliga al soccorso in mare

L’obbligo di soccorso in mare è sancito anche dall’articolo 98 della convenzione Onu (Unclos). L’articolo stabilisce che:

“Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera – nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio o i passeggeri – … proceda quanto più velocemente e possibile al soccorso delle persone in pericolo, se viene a conoscenza del loro bisogno di aiuto”.

Inoltre, che “presti soccorso, in caso di abbordo, all’altra nave, al suo equipaggio e ai suoi passeggeri e, quando è possibile, comunichi all’altra nave il nome della propria e il porto presso cui essa è immatricolata, e qual è il porto più vicino presso cui farà scalo”.

La Unclos definisce anche i criteri del soccorso e della ricerca: “Ogni Stato costiero promuove la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono, collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali”.

Mentre, il regolamento di Dublino definisce “i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide”.

 

La questione migranti

Il diritto del mare, dunque, stabilisce regole e criteri di salvataggio delle persone in mare. La materia però è complessa e deve scontrarsi con una realtà che sembra sfuggire alle regole a causa dell’aumento dei flussi migratori, ma anche per via dell’immigrazione irregolare e del traffico di esseri umani gestito da organizzazioni criminali.

L’Ue ha annunciato di voler “attuare misure per un miglior controllo delle frontiere esterne e dei flussi migratori che hanno determinato una riduzione di oltre il 90% degli arrivi irregolari nell’Ue”.

Il Consiglio annuncia che “l’Ue e i suoi Stati membri stanno intensificando gli sforzi per definire una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura. Il Consiglio europeo svolge un ruolo importante in questo settore, in quanto fissa le priorità strategiche”.

L’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) sostiene che la soluzione al problema è nella riapertura dei canali per le migrazioni regolari. Ma, per l’appunto, occorre una politica migratoria europea efficace.