Alla fine di agosto scorso, un attico hacker ha messo fuori servizio i siti di Gse ed Acquirente Unico compreso quello attraverso il quale si gestiscono le pratiche di conciliazione consumatori/gestori energia che è ancora fuori uso. Impossibile, quindi, dialogare con le aziende ma non si ha traccia neanche dei dati sensibili caricati
Ad un mese dall’attacco hacker che ha messo fuori uso i siti internet di Gse ed Acquirente Unico resta impossibile accedere al servizio di conciliazione: uno stop – come spiega l’Arera in una nota – che ha reso necessario bloccare gli incontri del Servizio Conciliazione che saranno aggiornati d’ufficio e riprogrammati, una volta risolta la problematica tecnica. Una rassicurazione non sufficiente a riparare i disservizi che stanno subendo i consumatori e per questo Movimento Consumatori chiede all’Arera il ripristino immediato del portale per le conciliazioni: “Con il blocco della piattaforma per il caricamento dei dati non vi è alcuna possibilità per i conciliatori di interagire con la controparte, funzione normalmente assolta attraverso il portale e quindi con una traccia certa delle istanze formalizzate”
Oltre a questo, resta comunque da chiarire che fine hanno fatto i documenti personali degli utenti che, nel tempo hanno avuto accesso al sistema di conciliazione.
Come ha spiegato Massimiliano Astarita, esperto del settore Energia e conciliatore di Codici, la prima associazione dei consumatori a dar notizia dell’accaduto il 6 settembre scorso: “Lo Sportello per il consumatore è uno strumento che fornisce informazioni ed assistenza ai clienti e utenti finali sulla regolazione nei settori riguardanti energia elettrica, gas, idrico e teleriscaldamento/teleraffrescamento. Possono rivolgersi al portale tutti i consumatori, domestici e non domestici, ed i prosumer”.
È bene sapere – continua l’esperto di Codici – che quando si caricano le conciliazioni, si inseriscono dati personali e copie di documenti di identità e bollette. Parliamo, quindi, di dati sensibili, che potrebbero essere sfruttati da malviventi per rubare l’identità degli utenti, con tutte le conseguenze facilmente intuibili. A fronte dell’attacco hacker che ha messo momentaneamente fuori uso il portale, è lecito chiedersi che fine hanno fatto questi dati. Sono stati protetti dai sistemi di sicurezza? Una domanda che nasce spontanea e su cui ci auguriamo che Arera fornisca presto delle risposte, vista la delicatezza della questione.