Conoscete la silene? L’erba spontanea ricca di antiossidanti

Strigoli, carletti, stridoli, sonaglini… Tanti i nomi dialettali della silene che testimoniano una tradizione antica e quasi dimenticata per un’erba spontanea che andrebbe riportata sulle nostre tavole, sia per questioni di gusto che nutrizionali

Come tanti novelli Cristoforo Colombo, continuiamo a ricercare nel mare magnum della nostra memoria quelle piante, quei frutti o quegli ortaggi che non sono scomparsi ma sono solo dimenticati. Del resto, è tipico dell’animo umano e del suo naturale comportamento, riscoprire anche quello che non vediamo pur sapendo bene che da qualche parte esisterà. Nei Miti Alimentari di oggi ci interesseremo degli strigoli, dei carletti, degli stridoli e dei sonaglini, sembra un lungo elenco di tante piante, ma in realtà si parlerà di una nota erba spontanea che in tanti la conoscono con il nome di silene. Una pianta che trasporta sulle sue spalle molta storia, ma che come sempre è stata riposta per molto tempo in un polveroso angolo della memoria per far posto a colture più redditizie o comode. Volendo citare il grande Marcello Mastroianni “la memoria è l’unica cosa che non si riesce a trasmettere” a cui aggiungo che si può raccontare per renderla immortale.

 

Le erbe spontanee, che tutti sembrano conoscere, sono poco utili

FALSO L’elenco delle erbe spontanee non è fra i più brevi e tra le altre comprende borragine, amaranto, malva, tarassaco, portulaca e l’equiseto. Da sempre l’uomo le ha raccolte, specie durante le carestie quando di altri vegetali c’era minore disponibilità, e oggi la sana alimentazione e la sostenibilità dell’ambiente hanno fatto tornare di moda quello che qualcuno chiama “foraging”. Il termine si traduce in italiano con la parola “alimurgia” ovvero la scienza che riconosce l’utilità di alcune piante selvatiche per usarle come cibo o per scopi salutistici. Queste piante non sono mai tossiche o nocive e possono dare un vantaggio alla salute di chi le usa in tavola. Nel passato si andava per boschi e campagne per raccogliere ruchetta, cicoria etc. e quelle, che per anni si sono considerate delle erbe infestanti poco utili e addirittura fastidiose per le colture più redditizie, sono tornate oggi a essere presenti sulla tavola in maniera variegata. Oggi spopolano fiori, foglie di acetoselle, bacche e la riscoperta in questo caso è partita dal Nord Europa che ha rivalutato le erbe spontanee e il sottobosco come una fonte di salute per l’uomo. Nel passato raccogliere e mangiare le erbe spontanee era un modo per sopperire alle carenze periodiche di alimenti per carestie o gravi problemi economici e, fino alla Rivoluzione Industriale queste erbe rappresentavano circa i tre quarti del pasto quotidiano. L’attuale visione della salute del pianeta Terra, la gestione delle sue risorse ha di fatto portato a raccontare di nuovi dei prodotti poveri ma utili che si riassumono in una alimentazione sostenibile e virtuosa. Naturalmente, raccogliere le erbe spontanee non è da tutti, occorre esperienza per evitare di fare “di tutt’erba un fascio” mettendo insieme vegetali utili e altre poco raccomandabili.

 

La silene è buona da mangiare ed è utile per la nostra salute

VERO È un’erba spontanea sensorialmente molto apprezzata, una sorpresa sia per gli aspetti salutistici che cosmetici per l’azione emolliente che possiede. La raccolta di questa erba è possibile fra marzo e settembre ed è molto utilizzata nella gastronomia sia nei paesi della penisola iberica che in Italia. È una pianta biennale o perenne, imparentata con vari tipi di garofani come quello dei boschi o il selvatico. Di solito la silene non supera i 60-70 cm di altezza massima e ama crescere su terreni leggermente in pendio per evitare i ristagni di acqua. La pianta è tipica delle zone temperate del Mediterraneo specie del Centro-nord e cresce fino a 1500 metri di altitudine, per cercarla bisogna fare attenzione nelle bordure, nei prati falciati e ai margini di boschi e siepi. Fitoterapeuticamente è conosciuta dalle nostre nonne come una pianta lassativa, diuretica e disintossicante del fegato. Si possono anche impiegare le radici che nel passato erano utilizzate per le proprietà nutrizionali e grazie alle saponine e a grassi come lo stearico o il palmitico presenti, è da sempre considerata un “sapone naturale” emolliente, capace di aiutare la pelle con casi di acne o psoriasi. Nella silene troviamo anche vitamine come la C con circa 26 mg per etto e 0,51 mg di acido folico per etto di foglie. Nel caso degli antiossidanti, contiene circa 360 mg di composti per etto di foglie edibili, fra cui ricordiamo interessanti fenoli come l’acido ferulico e la quercetina. Nel caso della quercetina parliamo di circa 35 mg per etto che rappresentano il 7% della dose raccomandata di questo importante flavonoide. Frutti rossi come mirtilli e ribes ne apportano circa 15 mg per etto. Nella silene la distribuzione dei grassi contenuti è molto interessante perché oltre all’acido oleico, tipico dell’extravergine di oliva, ritroviamo anche grassi essenziali come linoleico e linolenico.  Infine, la composizione di quest’erba vede presenti circa 3 g di proteine per etto e circa 5 di fibre, valori che ahimè si dimezzano una volta bollita. Le foglie sono commestibili, ma vanno raccolte prima della fioritura per gustare la loro tenerezza e la loro delicatezza e il loro uso culinario le individua come un ingrediente di insalate crude come parte della misticanza, comunemente preparata in Grecia o a Cipro, o di piatti dove viene appena scottata. In alcune ricette è presente anche in risotti e zuppe o frittate o come farcia di ravioli per il suo sapore dolciastro che ricorda molto quello di spinaci e ortiche. La silene non è, comunque, una pianta officinale per cui non è inserita negli elenchi autorizzati e non viene usata nella produzione di specialità medicinali.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Silene è una pianta senza storia, e chi è senza storia non va ricordato

FALSO Il suo nome deriva dal semidio Sileno, un grande amico di Bacco o Dioniso, caratterizzato da un ventre gonfio e globoso che richiama il fiore della Silena. Sileno, metà uomo e metà cavallo, è noto anche per la “Nascita della tragedia” di Nietzsche che lo descrive come un saggio contrapposto ad un potente Re Mida che lo tortura per rubarne la conoscenza del destino dell’uomo e sommarla al potere delle infinite ricchezze che già possiede. Sileno asserisce che non occorre necessariamente sapere tutto, contrapponendosi al pensiero di Socrate e suggerisce di accontentarsi perché la perfezione non è raggiungibile. I tanti nomi della Silene sono un chiaro indice della sua storia gastronomica. Viene chiamata strigoli, verzulì, bubbolini o stridoli a secondo del luogo e del momento storico. Nell’area di Bergamo è chiamata “sciopeti” perché nel passato i più piccoli facevano “scoppiettare” fra le mani i fiori. Oggi più o meno in molti, compresi gli adulti, lo amano rifare con la bubble wrap per risentire lo stesso effetto sonoro.

Conclusioni

Siamo sempre affamati di conoscenze specie su ciò che ci riserva il futuro. La riscoperta di piante dimenticate, come lo è la Silene, rafforza l’idea che il passato è rassicurante e che non possiamo correre troppi rischi. La misticanza, le piante alimurgiche, gli stessi piatti della tradizione culinaria rappresentano al meglio il desiderio di una solida ancora a cui tenerci. L’importante è che si sia pronti anche a tirarla su e a salpare per scoprire nuove sensazioni sensoriali e gastronomiche.