La fine anticipata del governo ha frenato il percorso verso una legge sul diritto all’oblio oncologico. Il ritorno di Carolina Marconi al Grande Fratello potrebbe riaccendere i riflettori su questo strumento normativo necessario
Ci sono dei temi che uniscono anche nelle differenze di pensiero. Ci sono strade spesso parallele che a un certo punto si intersecano e proseguono verso un obiettivo comune. Accade perché la sofferenza riguarda tutte e tutti. Ad esempio, il calvario di una malattia oncologica contro cui lottare. Dal cancro si può guarire, dal pregiudizio anche. Per questo è auspicabile che l’Italia abbia una legge che sancisca il diritto all’oblio oncologico.
Il disegno di legge sul diritto all’oblio tumori
Un iter cominciato nel febbraio 2022, quando è stato presentato il Ddl numero 2548 sottoscritto da tutte le forze politiche. Questo progetto normativo sul diritto all’oblio tumori è poi approdato in Commissione Giustizia il 29 giugno scorso, riscontrando il favore di figure istituzionali molto distanti tra loro come Laura Boldrini e Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Intanto, nella grancassa della distratta campagna elettorale, sullo sfondo e in silenzio si fanno strada le iniziative popolari spinte da una raccolta firme che ha già raggiunto quota 75mila euro accompagnate dall’hashtag #IoNonSonoIlmioTumore .
Carolina Marconi e il Grande Fratello
Il 3 settembre prossimo, a Pescara, ore 9, è prevista una camminata non competitiva. Il tema sta entrando finalmente nelle case degli italiani. Persino il Grande Fratello, per molti aspetti uno dei grandi specchi della società, ha preannunciato il ritorno di Carolina Marconi tra i concorrenti ospiti della casa, 18 anni dopo il suo debutto. Da allora molte cose sono cambiate ma il tumore non è riuscito a spegnere il sorriso di Carolina, guerriera dolce e icona della lotta contro il cancro al seno. Nel suo cuore c’è una battaglia più grande: il diritto all’oblio oncologico. “Ho avuto un tumore e per lo Stato non posso adottare”, ha confidato sui social e alla stampa. Anche lei promuove la raccolta firme per chiedere l’approvazione di una legge che è già realtà in alcuni Paesi dell’Unione europea: Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo.
Diritto all’oblio oncologico: obietti e vantaggi di una legge
La prima campagna di raccolta firme è stata promossa da Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ed è importante perché in questi contesti associativi è ben chiaro di cosa stiamo parlando. Il disegno di legge ha mosso i primi passi proprio in virtù della proposta della Fondazione Aiom che ha raccolto non solo firme, ma anche storie tra quelle di quasi 1 milione di persone guarite da un tumore ma che rischiano di subire discriminazioni nell’accesso ai servizi come la stipula di assicurazioni e di mutui, l’adozione di un figlio e l’assunzione sul lavoro.
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“Tra le storie che ci sono arrivate attraverso il sito c’è quella di Francesco, 33 anni, che non ha potuto adottare un figlio a causa di un tumore alla tiroide curato ben tredici anni prima – racconta Ornella Campanella, membro del CDA di Fondazione AIOM e presidente dell’associazione aBRCAdabra -. Laura, che di anni ne ha 45, non ha ottenuto un mutuo per avviare la sua attività nonostante sia guarita da un tumore al seno da più di quindici anni”.
Ecco come la legge diventa quanto mai necessaria. Sono 3,6 milioni le persone che, in Italia, vivono con una diagnosi di cancro. Il 27% di loro, circa 1 milione, è guarito grazie all’innovazione dei percorsi terapeutici. Ma per essere considerati “guariti” occorrono anni. Per esempio intorno ai 20 anni per alcuni dei tumori più frequenti. Quelli alla prostata e alla mammella.
In tutto questo tempo bisogna scontrarsi con lo stigma sociale ancora diffuso. La malattia rischia di diventare una macchia peraltro ingiusta e ingiustificata.
L’obiettivo della legge per il diritto all’oblio è fare in modo che le persone non possano più essere considerate malate dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è stata diagnosticata in età pediatrica e dopo 10 in caso sia insorta in età adulta.
Una legge permetterebbe alle persone guarite da un cancro di non dover più dichiarare la malattia durante la stipula di contratti di lavoro, la richiesta di mutui, l’adozione di un figlio. Oggi, infatti, è ancora necessario comunicare se si è stati in cura per una neoplasia, obbligo che porta spesso a subire discriminazioni sociali.
Per questo, in attesa che lo stigma si sciolga dal pregiudizio delle menti occorre almeno rendere più semplici la vita pratica dei cittadini, in nome dei diritti di tutti.