“Residuo zero”, perché l’etichetta di moda su frutta e verdura non va confusa con il biologico

zero residuo

Nei supermercati si richiama sempre di più l’attenzione su prodotti ortofrutticoli che (secondo le indicazioni fornite dai produttori) sarebbero privi di residui di prodotti fitosanitari, con claim tipo “Residuo zero”. Le associazioni ambientaliste e il Ctcu chiedono di non confonderlo con il biologico, e spiegano perché

 

Con l’utilizzo di loghi o indicazioni speciali come “Residuo Zero” (in italiano), “Zero Residue”, “Residue free” (entrambi in inglese), “Rückstandsfrei” (in tedesco) o “Zero Residu” (in francese), nei supermercati si richiama sempre di più l’attenzione su prodotti ortofrutticoli che (secondo le indicazioni fornite dai produttori) sarebbero privi di residui di prodotti fitosanitari. In Italia, ad esempio, si possono trovare in commercio mirtilli, ananas, pomodori e cetrioli contrassegnati dalla scritta “Residuo Zero”.

Cosa significa tecnicamente

“Tuttavia – sostiene il Centro tutela consumatori utenti (Ctcu) di Bolzano  – di fatto, non si può affermare che questi prodotti siano completamente privi di residui, dal momento che per la loro coltivazione è consentito l’uso di pesticidi chimici di sintesi. L’etichetta promette soltanto che la quantità di pesticidi sintetici utilizzati non sia superiore al valore di 0,01 milligrammi per chilogrammo di alimento. Tale valore rappresenta il limite analitico inferiore di determinazione per i residui di pesticidi, il che significa che, con i comuni metodi analitici, concentrazioni al di sotto di questo limite non sono più quantitativamente rilevabili”. A seconda dei gruppi di alimenti, i livelli massimi di principi attivi consentiti per i prodotti fitosanitari sintetici in Ue oscillano tra 0,01 e 0,05 milligrammi per chilogrammo di alimento, e per alcuni prodotti ortofrutticoli sono anche superiori.

Le associazioni ambientaliste: attenzione alla differenza

Le associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori, nonché il gruppo dei Verdi/EFA al Parlamento europeo, criticano il logo “Zero Residu” e indicazioni simili: “esse, infatti non vieterebbero l’utilizzo di pesticidi chimici di sintesi, i prodotti non sarebbero completamente privi di residui bensì li conterrebbero in quantità ridotta (ossia per un massimo di 0,01 milligrammi per chilogrammo), inoltre il rispetto di questo valore massimo non verrebbe monitorato in modo costante” scrive il Ctcu. “I prodotti etichettati come “senza residui” non devono assolutamente essere equiparati ai prodotti biologici”, sottolinea Silke Raffeiner, nutrizionista presso il Centro Tutela Consumatori Utenti. “Diversamente da quanto avviene nella coltivazione di prodotti a “residuo zero”, nell’agricoltura biologica l’uso di antiparassitari di sintesi è di fatto vietato. Inoltre, l‘agricoltura biologica si basa su principi olistici come la gestione in cicli, la promozione della fertilità del suolo e della biodiversità, gli allevamenti rispettosi del benessere animale e gli organismi geneticamente non modificati”.

Contaminazione e equilibrio ecoambientale, ecco cosa c’è di diverso con il bio

Il Salvagente ha chiesto un parere anche a Roberto Pinton, storico esperto di agricoltura biologica: “Se la preoccupazione è solo la tua anima – ironizza Pinton – allora è vero che residui zero ti garantisce che su quella frutta che stai comprando non ci sono tracce di residui oltre il limite stabilito per legge, ma se t’interessa l’ambiente e allora è tutto un altro discorso. Dire che non ci sono residui di pesticidi non vuol dire non averli usati. Per fare un parallelismo, è come quelli che dicono “pollo senza antibiotici negli ultimi tre mesi”. Il problema è che li hai usati negli anni precedenti, immettendoli nell’ambiente e favorendo lo sviluppo di microrganismi antibiotico resistenti. Stesso discorso con i pesticidi: periodicamente li devi cambiare perché le piante diventano resistenti. Inoltre contaminano i terreni, le falde. Secondo l’Ispra tre quarti di acque superficiali sono contaminante da fitofarmaci, di cui buona parte sono insetticidi- Eliminando gli insetti, si crea uno squilibrio ambientale, che finiremo per pagare. Da una parte, l’inquinamento entra in contatto con il nostro organismo, e poi l’attacco all’equilibrio ecoambientale lo pagheranno sempre di più i nostri figli, i nostri nipoti, quando la terra non sarà più buona per coltivare. Dunque, scrivere “Zero residui” su un prodotto va bene, a meno che non si associ la cosa con il tentativo di vendere lo stesso come verde, come sostenibile, perché non lo è affatto”.

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