Se l’alloggio delle vacanze ha deluso le aspettative, c’è il rimborso

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Dopo quattro anni un turista milanese che aveva prenotato la sua settimana di vacanza su Booking ha ottenuto giustizia e si è visto riconoscere un risarcimento perché l’alloggio che aveva scelto on line, da vivo si presentava diversamente. Passo dopo passo, ecco come raccogliere le prove in vostra difesa e salvare le vacanze

È accaduto a ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, di rimanere deluso dall’alloggio prenotato on line. Se nella maggior parte dei casi si soprassiede per il desiderio di godersi una settimana di relax ad ogni costo, diversamente ha fatto un turista milanese che è andato fino in fondo in questa storia e alla fine ha avuto ragione. La sentenza dimostra che i consumatori non devono mai cedere il passo davanti ai dinieghi delle compagnie aeree, dei tour operator o degli albergatori ma devono essere decisi ad andare fino in fondo.

Il fatto

La vicenda risale al 2018, quando un 44enne milanese, il cui nome non è stato diffuso, ha prenotato sul portale una vacanza di dieci giorni in Puglia, a Vieste, nel Foggiano. L’albergo scelto dal turista era stato presentato come provvisto di palestra e piscina, ma una volta arrivato, l’ospite ha visto che quella che sul sito era stata definita “piscina” era in realtà poco più profonda di una vasca da bagno, e che la cosiddetta “palestra” era costituita da un solo attrezzo e un tapis roulant sotto al sole. Il vacanziere milanese, che aveva sborsato in anticipo oltre 2000 euro per la propria vacanza, ha fatto presente le incongruenze al titolare dell’albergo e manifestato la propria intenzione di andarsene. L’albergatore ha risposto che è liberissimo di andarsene ma che avrebbe perso i suoi soldi. Il rimborso sarebbe arrivato infatti solo in caso di nuova prenotazione della sua camera, nel frattempo rimessa su Booking. Il 44enne di Milano decide comunque di lasciare l’albergo, rifiuta i 100 euro di risarcimento offerti da Booking per liquidare la controversia e si appella alla magistratura per riavere indietro i duemila. Adesso, dopo un contenzioso di tre anni, il giudice di pace Alexia Dulcetta gli ha dato ragione e ha ordinato alla struttura di rimborsare i sette giorni pagati e non goduti e le spese processuali.

Un disservizio antico ma sempre attuale

Il caso deciso con la sentenza è un disservizio antico ma sempre presente; anzi, nel corso di questa estate tali inadempimenti stanno registrando un significativo aumento. Nel caso in esame prima ancora di un servizio turistico scadente è stato offerto un servizio turistico diverso da quello promesso e questo è di per sé un dato importante perché si prescinde dalla qualità.

Il consumatore ha visto sul sito della società venditrice del soggiorno delle foto della struttura e si è deciso ad acquistare quella vacanza. Giunto a destinazione ha avuto l’amara sorpresa di trovare altro. E qui vi è la prima questione: il turista ha diritto ad avere il servizio promesso anche se quello trovato in loco fosse di una qualità “accettabile”, ma non è questo il caso.

E qui passiamo alla seconda questione, o meglio al secondo inadempimento, la qualità scadente e comunque inferiore del servizio promesso. Già questo conferiva al turista, prima ancora che il diritto al risarcimento, il diritto ad una rapida risoluzione della problematica ma, come abbiamo visto, la struttura residenziale ha opposto ogni diniego. Un fatto grave perché l’albergatore fa leva sul desiderio del turista, lontano da casa, di fare la vacanza anche accontentandosi alla fine di condizioni diverse ed inferiori e rinunciando a contestazioni. Tutto ciò è finalizzato a far gettare la spugna al consumatore, ed invece ha fatto bene il turista milanese a non arrendersi, ad insistere nelle proprie contestazioni e dopo tre giorni andar via. I fatti, anzi il Giudice, gli hanno dato ragione. Inqualificabile poi l’offerta risarcitoria da parte della società venditrice on-line di euro 100,00, più ridicola che irrisoria.

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I consigli: salvare tutte le immagini

I consumatori devono prestare la massima attenzione innanzitutto al momento della prenotazione, salvando tutte le immagini della struttura che prenotano perché in un eventuale giudizio saranno queste a valere, i servizi promessi come dicevamo sopra. Fare attenzione poi sempre in fase di acquisto al contratto che si sottoscrive, in particolare alla descrizione dei vari servizi, tutti e nessuno escluso.

Crearsi delle prove

Poi giunti sul posto se si verificano disservizi innanzitutto chiedere che vengano risolti, creando una prova documentale della richiesta, ad esempio inviando una mail che confermi quanto chiesto verbalmente. Poi fotografare e filmare tutto quanto lamentato, e conservare qualsiasi documento che possa attestare il disservizio e conservare le ricevute di tutte le spese che si dovessero sostenere a causa dell’inadempimento. Successivamente andare avanti nella richiesta di risarcimento perché l’obiettivo delle aziende, tutte, non solo quelle turistiche, è quello di sfiancare  il consumatore, sperando che rinunci a reclamare i propri diritti. Invece, anche questa sentenza ci insegna che le leggi a tutela dei consumatori ci sono e bisogna battersi affinchè vengano applicate. Ed i risarcimenti spettano, anche non patrimoniali da vacanza rovinata.