Nella galassia dei bonus e degli incentivi messi in campo dal governo Draghi per mitigare l’aumento dei prezzi rientrano anche il bonus abbonamenti per il trasporto pubblico e quello per i dipendenti degli studi professionali. Istruzioni per l’uso
Il bonus per il trasporto pubblico è un sostegno di massimo 60 euro in favore di studenti e lavoratori pendolari con un requisito di reddito dichiarato sotto i 35mila euro. Una condicio sine qua non che, come abbiamo già analizzato, rischia di penalizzare le famiglie più numerose e seriamente in difficoltà. Questi voucher saranno erogati tramite un fondo da 79 milioni di euro già stanziato dal governo, e che si teme sia una coperta troppo corta. Di questo fondo, 1 milione di euro sarà destinato “alla progettazione e alla realizzazione della piattaforma informatica per l’erogazione del beneficio”, da affidare alla Sogei.
Il Bonus trasporto pubblico era stato annunciato prima dell’estate, a maggio 2022, per essere erogato entro luglio, ma non è ancora possibile ottenerlo, malgrado questo sconto abbia già ricevuto il benestare con il decreto attuativo e l’approvazione finale.
Per ottenere il beneficio ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2022, significa che sarà utilizzabile per l’acquisto di abbonamenti per i servizi del trasporto pubblico locale, regionale e interregionale o ancora per i servizi di trasporto ferroviario nazionale.
Il valore del buono è pari al 100% della spesa da sostenere per l’acquisto dell’abbonamento e, comunque, non può superare l’importo massimo di 60 euro. Il buono sarà concesso alle persone fisiche che nell’anno 2021 abbiano conseguito un reddito complessivo non superiore a 35mila euro, e varrà per l’acquisto di un solo abbonamento. Non sarà cedibile, sarà nominativo e resterà fuori dal reddito imponibile del beneficiario senza aver alcun effetto anche nel calcolo dell’Isee.
Le stime del governo
La relazione tecnica del decreto di approvazione ha fornito alcuni dati e stime. “Lo stanziamento di 79 milioni di euro… consentirebbe di coprire circa il 16,45% della spesa complessiva per l’acquisto di abbonamenti nei 7 mesi dell’anno 2022”. Circa l’87% degli abbonamenti ha un costo medio di 37 euro, perciò il governo stima che “lo stanziamento di 78 milioni di euro possa consentire il rilascio di oltre 2 milioni di buoni”.
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Il bonus trasporto pubblico per studi professionali
L’altra novità riguarda i lavoratori e dipendenti degli studi professionali che utilizzano il Tpl. Per loro sarà concesso un rimborso pari al 50% delle spese sostenute per i mezzi pubblici, fino a un importo massimo di 200 euro, che spetta per gli abbonamenti annuali o infrannuali (ossia quelli mensili a semestrali) acquistati dal lavoratore per sé. Per i costi sostenuti nel 2021 possono già essere inviate le domande, e ci sarà tempo fino al 30 settembre prossimo.
L’incentivo è stato ideato e messo a disposizione con il sostegno di Ebipro (Ente bilaterale nazionale per gli studi professionali), in accordo con le politiche di incentivazione all’utilizzo del Tpl e in favore degli iscritti Ebipro che utilizzano i mezzi pubblici nel tragitto casa-lavoro e viceversa.
II presidente Ebipro, Leonardo Pascazio ha spiegato che il nuovo beneficio dedicato al Tpl “non si limita ad andare incontro alle esigenze dei lavoratori, ma ha una finalità politico-sociale”. L’obiettivo è puntare a “incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici rispetto a quello delle vetture private, per far fronte ai rincari dei carburanti e promuovere scelte di trasporto più sostenibili ed ecologiche”.
Le aspettative sono elevate: si attende un gran numero di domande, che saranno finanziate con un budget di risorse che attualmente ammonta a 3,5 milioni disponibili per il 2022 e stanziate per le attività di welfare. Un piatto che prevede rimborsi delle spese anche per le attività sportive.
Il bonus può essere chiesto direttamente dai dipendenti degli studi professionali che siano in regola con i versamenti e con un’anzianità contributiva di almeno sei mesi. Coprirà i costi dell’abbonamento al trasporto pubblico regionale o interregionale. Il contributo spetta al dipendente per un abbonamento acquistato per sé, quindi non copre le spese sostenute per i figli o altri familiari.
Per avere il rimborso si può presentare una sola domanda all’anno, entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui è stato acquistato l’abbonamento. Significa che per gli abbonamenti acquistati nel 2022, la domanda si potrà presentare dal 1° gennaio al 30 giugno 2023. Per quelli acquistati nel 2021, la domanda potrà essere presentata fino al prossimo 30 settembre.
L’ente Ebipro precisa che sono rimborsabili solo gli abbonamenti (di durata da mensile ad annuale), mentre non è possibile chiedere il contributo per i biglietti a tempo, anche se durano più giorni, né le carte di trasporto integrate, che includono anche altri servizi, come l’ingresso a musei o spettacoli.
La domanda va presentata on line, attraverso l’area riservata del sito di Ebipro, allegando la copia delle ricevute di pagamento, la copia della tessera di abbonamento e la copia dell’ultima busta paga.
L’ente può chiedere documenti integrativi, che devono essere forniti entro dieci giorni, altrimenti la pratica sarà respinta. Qualora la domanda venisse accolta, il rimborso sarebbe erogato entro quattro mesi.
Gli altri incentivi e bonus Ebipro
Ebipro aveva già riaperto la possibilità, riservata ai titolari degli studi professionali, di chiedere un rimborso delle spese sostenute per acquistare strumenti hardware da fornire ai propri dipendenti che lavorano da casa (quindi in smart working). Una misura, anche questa, per ridurre al massimo l’utilizzo del proprio mezzo privato. Per effetto della pandemia e del lockdown, questa domanda ha avuto successo due anni fa. Da marzo a luglio 2020 sono stati erogati oltre 3 milioni di euro per 7.148 dipendenti beneficiari.
Non solo. A questo si somma anche il sostegno al reddito che prevedeva un contributo una tantum di 250 euro per ogni dipendente a cui era stato sospeso o ridotto l’orario di lavoro, con l’accesso agli ammortizzatori sociali. In quel caso, l’ente ha versato 10,2 milioni di euro per quasi 41mila dipendenti.
I rimborsi a sostegno dello smart working vengono erogati ai datori di lavoro che acquistano strumenti informatici per i dipendenti in telelavoro. Gli strumenti per cui sono stati erogati rimborsi sono: pc o tablet, stampanti, mouse, tastiere, webcam e cuffie. In totale, si tratta di 300 euro per ogni dipendente e ogni professionista, per un massimo di tre dipendenti per ciascun datore di lavoro. Ciascun datore di lavoro ha potuto ricevere un massimo di 900 euro di rimborsi per una volta sola.
Gli italiani e la mobilità: verso un sistema di intermobilità integrato
Questi incentivi e bonus servono a raggiungere obiettivi chiari. Ma cosa ci dicono i dati? Qual è la fotografia del paese? L’ultimo Rapporto sulla mobilità degli italiani a cura di Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) rivela le tendenze degli italiani rispetto al rapporto con i mezzi pubblici. Dai dati del 2021, anno in cui gli italiani hanno ripreso a viaggiare più frequentemente con il Tpl, dopo le chiusure del 2020, emerge uno spiccato orientamento dei cittadini ad incrementare le soluzioni di mobilità dolce (quasi il 35% degli intervistati dichiara che farà più spostamenti a piedi, mentre il 5% dichiara che ne farà di meno; e per la bicicletta/micromobilità il saldo positivo è del +15%).
Ma ci sono anche segnali non incoraggianti in ottica di sostenibilità. Da un lato, infatti, l’auto sembra proseguire la fase di recupero già evidente dal monitoraggio della prima parte del 2021 (+8,8% il saldo tra quanti pensano di usarla di più nei prossimi mesi e quanti pensano di usarla di meno); dall’altro lato, il quadro di prospettiva dei mezzi pubblici è stagnante, con la parziale e contenuta eccezione del treno (+3,4% il saldo, mentre per l’autobus è -0,2% e per il pullman -2,1%), confermando – nell’atteggiamento dei cittadini – le difficoltà di ripresa del settore del Tpl.
Ora, con gli aumenti dei costi dei carburanti e il carovita, lo scenario potrebbe ulteriormente mutare. Infatti, secondo un’indagine qualitativa tra stakeholder del settore condotta da Gpf Inspiring Research per IBE Intermobility and Bus Expo, cresce il bisogno di intermobilità degli italiani. I cittadini si aspettano un Tpl sempre più interconnesso, ovvero un sistema dove poter scegliere tra varie vie, modalità e fornitori dei servizi di trasporto.
A che punto siamo? Non siamo ancora pronti..
Intanto, l’Unione europea ha già votato lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, in modo da raggiungere gli obiettivi che i paesi membri si sono prefissati, tra i quali raggiungere le emissioni zero nel 2050. Un contesto che favorirà maggiore dipendenza dai produttori di energie inquinanti, spesso corrotti o legati a doppio filo dalle politiche antidemocratiche. Sul futuro delle energie rinnovabili è in gioco la tenuta dei regimi democratici.
Alcune città italiane hanno registrato dei passi avanti. Per esempio, a Bologna già dal 1° gennaio 2020 è stato deciso il divieto di inserire nuovi autobus alimentati a gasolio nel servizio urbano.
Inoltre, il processo di elettrificazione dei mezzi pubblici è ancora un obiettivo lontano: l’Europa non è sufficientemente autonoma nell’estrazione del litio necessario per le batterie, gran parte del quale viene ancora importato dall’estero, e le infrastrutture non sono ancora pronte.
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Enrico Giovannini, ha annunciato lo stanziamento di più di 8,4 miliardi di euro totali per l’ampliamento del trasporto pubblico locale delle cinque grandi città d’Italia: Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino, dove sono state già cantierizzate opere sulle infrastrutture.
Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) potrebbe dare un’ulteriore spinta verso i trasporti sostenibili, puntando maggiore attenzione anche verso l’idrogeno. Gli scenari bellici alle porte dell’Europa, l’aggressione russa in Ucraina potrebbero accelerare il passo verso la transizione ecologica.