Test su 7 purificatori: Sanificaaria Beghelli punta sugli Uv contro il Covid. Ma funziona davvero?

SANIFICAARIA BEGHELLI PURIFICATORI

A differenza degli altri purificatori che abbiamo testato, il Sanificaaria Beghelli fa affidamento su un’altra tecnologia che promette efficacia grazie ai test su virus surrogati. Ma non su particolato e Cov. Ne abbiamo parlato con il professor Marco Verani dell’Università di Pisa

Tra i purificatori d’aria più conosciuti in Italia testati dal Salvagente nel numero in edicola questo mese ci sono anche quelli prodotti da Beghelli, che non abbiamo inserito nel confronto perché, a differenza dei 7 modelli testati, non promettono di filtrare microparticelle e Cov, e sfruttano una tecnologia completamente diversa. Anzi, sul sito di Beghelli, il produttore chiarisce proprio: “SanificaAria non è un filtro, aspira l’aria che ci circonda, disattiva virus e batteri grazie ai raggi ultravioletti, posizionati in modo sicuro e certificato, e la reimmette nell’ambiente sanificata”.

PURIFICATORI
Nel numero di luglio 2022 il Salvagente presenta i risultati di un lungo e complesso test di laboratorio sui purificatori d’aria. Se volete scoprire i più efficaci trovate il giornale in edicola o potete scaricare qui la copia digitale

Pur non potendolo inserire nel confronto, abbiamo cercato di capire se la promesse di fermare il virus del Covid-19 descritte nella pubblicità e nel documento tecnico del purificatore Beghelli siano attendibili o meno. Innanzitutto partiamo da quel “Efficacia testata fino al 99,9% su virus, batteri e Covid-19”. Significa che Beghelli ha testato il prodotto sul temibile coronavirus?
Non proprio. La modalità della verifica è descritta, appunto, nel documento tecnico 2021: “I test di valutazione dell’efficacia anti-virale del sistema SanificaAria 30 Beghelli sono stati eseguiti c/o il Laboratorio di Microbiologia e Virologia di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. L’attività ha previsto l’utilizzo di 2 tipologie di virus: Adenovirus e OC43 Coronavirus HCov-OC43 (quest’ultimo del tutto simile al HCoV-Sars-2 responsabile del Covid-19)”. Secondo quanto scritto, “Il virus utilizzato in questo studio è il Coronavirus umano HCov-OC43 che ha una omologia di struttura estremamente alta con il virus responsabile della Covid-19, HCovSars-2, dal punto di vista sia filogenetico che molecolare”. In sostanza, l’efficacia nei suoi confronti dovrebbe essere replicata con il virus responsabile del Covid.

Beghelli: la parola agli esperti

Per verificare se quanto promesso da Beghelli ha un fondamento scientifico, ci siamo rivolti al professor Marco Verani, del laboratorio di Igiene e virologia ambientale del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa: “Per fare questi test vengono usati metodi secondo quanto prevede la normativa Iso di riferimento. Non potendo usare il virus del Covid si agisce con surrogati”.
Se un laboratorio è di classe 3, infatti, ha una sistema di sicurezza tale che gli permette di manipolare anche virus pericolosi come il Covid, altrimenti si utilizzano i surrogati. “L’OC43 Coronavirus HCov-OC43 è correttamente usato come surrogato del HCov-Sars-2, perché è molto simile sia come dimensione che come struttura, ha un rivestimento esterno simile, e lo stesso tipo di Rna. È un coronavirus che agisce anche sugli umani ma con effetti più lievi” spiega Verani, che aggiunge: “Poi in biologia non c’è mai certezza al 100%. Perché poi l’efficacia dipende da tante varianti, tipo le condizioni dell’ambiente, il livello di umidità. Ma strutturalmente è corretto usare questi surrogati per i test. E per tanto a livello normativo si può dire che è efficace contro il Covid perché è stato testato su un virus surrogato. La stessa Iso, del resto, elenca i virus utilizzabili come surrogati”.

Purificatore o sistema agli Uv?

Chiaro è il giudizio che ci ha consegnato all’ingegner Marco Torre dell’Istituto sull’Inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche su questi sistemi a Ultravioletti: “Se uno sta a casa da solo, un sistema a lampade Uv non ha senso perché dalla finestra i batteri e i virus non entrano; cosa diversa se invece non vuole contaminarsi tra familiari. Inoltre, a casa, possono essere impiegati perché oltre all’inquinamento chimico abbiamo anche quello biologico.
L’ingegnere aggiunge: “I famosi infissi con doppi vetri, nella maggior parte dei casi, non fanno avere i ricambi d’aria. Questo non soltanto aumenta l’inquinamento chimico, ma fa anche aumentare la concentrazione di umidità in casa, portando alle muffe”.
Come possono aiutarci i purificatori? Sempre Marco Torre: “Un sistema Uv potrebbe migliorare dal punto di vista bio perché abbatte le muffe. Ma anche quelli con il filtro Hepa hanno un rendimento ottimo per muffe, batteri e virus”.
Dunque, in generale, tra Uv e Hepa?
“Diciamo che se uno a casa non vuole contrastare soltanto l’inquinamento biologico, è meglio se considera i sistemi con filtro Hepa. Ma ci sono dispositivi che hanno il filtro Hepa, sistemi a Uv, carboni attivi, e modelli che producono ozono con sistemi integrati per abbatterne l’eccesso”.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023