La Lista Rossa IUCN è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. Attualmente sono 35mila le specie di animali e piante a rischio, ecco quali.
L’altra faccia, quella candida e tenera del potente Dragone Rosso cinese, è il panda. Ailuropoda melanoleuca è il suo nome scientifico, ma nel mondo viene spesso chiamato “Bear-cat”, orso-gatto e in Nepal “ponya”. Il panda gigante o panda maggiore è un mammifero appartenente alla famiglia degli orsi. Originario della Cina centrale, vive nelle regioni montuose del Sichuan e sui monti Qin nello Shaanxi, dove occupano territori fino a una quota di 4.100 metri sopra il livello del mare. È divenuto, verso la seconda metà del XX secolo, un emblema nazionale cinese, tanto che dal 1982 è inciso sulle monete auree cinesi (serie Panda Dorato), oltre che simbolo del WWF (World Wide Fund for Nature), l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale.
Ed è proprio grazie al WWF e a tutte le organizzazioni che hanno profuso sforzi per proteggere le foreste in Cina, che il panda gigante da diversi anni non è più a rischio estinzione. Questo simpatico e dolcissimo animale resta classificato come “vulnerabile” nella Lista Rossa dell’Iucn (International Union for Conservation of Nature). L’aumento della sua popolazione ha spinto l’Iucn a rivedere lo status dell’animale simbolo della natura in pericolo e che nel lontano 1965 era tra le specie definite rarissime.
Il panda resta comunque il simbolo per eccellenza degli animali in via, o a rischio di estinzione. Un’icona di oltre 50 anni di impegno per la conservazione delle specie del WWF nel mondo. Anche se era già noto alle locali popolazioni cinesi, il panda gigante fu scoperto solo nel 1869 dal gesuita naturalista francese Armand David, da cui deriva il suo nome iniziale di “orso di Padre David”.
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La scomparsa del bambù.
Pur trattandosi di un carnivoro, la sua dieta è essenzialmente quella di un erbivoro. In effetti si nutre quasi esclusivamente di germogli di bambù (fino a 40 kg al giorno). Tecnicamente, come molti altri animali, è onnivoro (è noto che il panda accompagna con uova, insetti ed occasionalmente carogne, i suoi pasti a base di bambù). Il panda però non mangia molta carne perché circa 4,2 milioni di anni fa il gene T1R1 è mutato, facendogli perdere la capacità di percepire il sapore Umami, che dà il sapore alla carne per gli onnivori e i carnivori.
Il suo essere ghiotto soprattutto di cibi vegetariani è stato anche il suo più grande pericolo, prima per mano di madre natura, poi per mano dell’uomo.
- Madre natura.
Nel 1975, essendosi sfortunatamente verificata una fioritura contemporanea di tutte le specie di bambù rimaste, i panda restarono privi di cibo e furono decimati. Nel corso della sua evoluzione il panda aveva sviluppato la capacità di far fronte alle periodiche morie di piante percorrendo lunghe distanze in cerca di nuove foreste – migrazioni che servivano anche a evitare che esemplari di uno stesso gruppo si accoppiassero fra loro.
- Mano dell’uomo.
Da quando l’habitat del panda è stato sottoposto a processi di degrado e deforestazione, questa possibilità di rifugiarsi in altre foreste in cui trovare nuovo cibo e accoppiarsi è venuta a mancare.
Si pensa che nel mondo siano rimasti circa 1.900 individui e si ritiene che il numero di panda maturi che si riproducono sia compreso tra 500 e 1.000. Tutti confinati in spazi ormai limitati e sempre più ristretti a causa delle deforestazioni. Circa 1.000 esemplari vivono nelle aree protette create dal WWF.
Gli altri animali in via di estinzione.
Attiva da 50 anni, la Lista Rossa IUCN è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. Sono 35mila le specie di animali e piante che IUCN ha dichiarato a rischio di estinzione. Tra questi, ci sono gli orsi polari, il rinoceronte di Giava, la tigre, le tartarughe marine, il gorilla di montagna e il gorilla orientale (il più grande fra i primati), il leopardo dell’Amur, l’elefante di Sumatra, l’orango di Sumatra, la vaquita (ne sarebbero rimasti appena 12 di questa specie focena avvelenata dalle industri costiere della California), il saola.
In Italia, sono a rischio: l’orso bruno marsicano, l’aquila del Bonelli, diverse farfalle diurne, lo stambecco alpino.