C’è chi preferisce l’uno e chi l’altro e chi ama entrambi. Il nostro viaggio per scoprire benefici e controindicazioni. E i trucchi per scegliere un melone o un anguria senza sbagliare
Alda Merini, uno dei più grandi poeti del nostro patrimonio culturale, disse “I colori maturano la notte”. Così sono i frutti e i vegetali estivi, maturano durante l’inverno quando il sole è in altre faccende affaccendato, e da maggio esplodono in tutta la loro bellezza. Meloni, angurie e cocomeri sembrano delle bolle di colore che esplodono dentro di noi anzichè nell’aria e danno i sapori, profumi intensi e struggenti emozioni nel corso della stagione estiva. Sono frutti, ma sono anche ortaggi perché come ci ricorda Aristotele “L’amicizia è un’anima dimorante in due corpi, un cuore che abita due anime” per cui si adattano e ci accompagneranno nel caldo dandoci refrigerio, acqua, vitamine, Sali minerali e li ritroviamo nelle feste di Natale per ricordarci il tepore del Sole. Poche sono le loro controindicazioni, ma tante le curiosità da potere approfondire.
Melone e anguria sono frutti del tutto diversi fra loro e non vanno confusi
FALSO/VERO Sono ambedue frutti della famiglia delle Cucurbitacee che non amano il freddo e con la caratteristica di essere frutti con “scorza dura” chiamati anche peponidi, tanto che per alcuni il melone giallo è noto come popone. Questa famiglia comprende anche zucca, zucchine e cetrioli quindi sulla nostra tavola è ben rappresentata come frutta e come ortaggi. L’anguria o cocomero (Citrullus lanatus) proviene dall’Africa e venne portata in Europa dagli Arabi. L’esploratore Livingstone incrociò il cocomero nel deserto del Botswana dove rappresenta ancora oggi una fonte di acqua e cibo per gli abitanti e gli animali della zona. Gli Egizi adoravano i cocomeri tanto da inserirli nella dote funeraria del Faraone al fine di sostenerlo nel Regno dei morti e raccomandarsi al cattivo dio Seth, fratricida come Caino che aveva ucciso suo fratello Osiride. Dopo qualche migliaio di anni il cocomero approdò in Cina che oggi rappresenta il produttore mondiale più importante in termini di quantità con oltre 63 milioni di tonnellate l’anno. In Italia produciamo appena l’1% rispetto alla Cina, ma troviamo varietà buonissime come la Romagnola, medio-grande, buccia sottile e polpa rossa, ma anche il gigante di Fontarronco che può pesare oltre i quindici chilogrammi di colore verde scuro e striature chiare, polpa rosso intenso. Vanno ricordate anche l’anguria di Viadana e il cocomero di Pistoia e di Faenza, sempre di grandi dimensioni, di forma tonda e con polpa di color rosso.
Il melone ha le stesse origini del cocomero
FALSO Il melone (Cucumis melo) o popone è un frutto dolce e profumato, ma esiste anche il melone serpentino tipico dell’Asia e prodotto dalla Turchia al Giappone, di forma allungata e di sapore molto più simile al cetriolo. Quello che conosciamo è il melone raccolto a piena maturazione che comprende il cantalupo, tipico di Roma perché introdotti da missionari asiatici presso il Castello di Cantalupo a Sabina in provincia di Rieti, il melone retato e infine il melone liscio considerato più invernale e con un sapore a metà strada fra melone e pera. Questo melone è quello che allieta le festività natalizie ed ed è citato da Eduardo De Filippo con il famoso “chiodo” nella commedia “Gennareniello” utile per appendere il melone staccato dal muro in attesa della giusta maturazione natalizia. Se invece raccogliamo il melone considerandolo come ortaggio, non ancora maturo, allora parliamo di serpentini o anche tortarelli abruzzesi molto più simili ai cetrioli come forma e sapore. Sembra incredibile, ma esiste anche il melone momordica amaro, di solito mangiato cotto, ricco di vitamine e di un polipeptide-P che pare abbia effetti simili a quelli dell’insulina per cui regola la glicemia in maniera positiva. L’origine del melone è forse persiana, gli egiziani lo diffusero nel Mediterraneo e i Romani lo utilizzarono come verdura proteggendolo con un editto imperiale di Dioclezano affinché non superasse i 200 g di peso; un primo caso di “disciplinare” ante litteram. Il melone per i tanti semi che contiene è considerato simbolo di fertilità, ma anche indirettamente di sciocca goffaggine perché è associato a chi pensa troppo al corteggiamento e usa poco l’intelletto.
Meloni ed angurie sono dei frutti considerati ottimi per la nostra salute
VERO Sarebbe difficile contestare questa affermazione. Contengono tanta acqua, fino al 95% nel caso dell’anguria per cui è un diuretico eccellente, un dissetante naturale, un utile aiuto a fronteggiare la fame e il termine napoletano “supponta o sepponta” fa comprendere in pieno il loro ruolo di spezzafame. Inoltre, aiutano l’intestino a funzionare meglio, non per le fibre, ma per l’azione dell’acqua che facilita il lavoro di evacuazione. I meloni sono ricchi di Vitamine, un passo avanti rispetto all’anguria per le molecole antiossidanti e i Sali minerali in abbondanza che contengono. Il melone per il 90% è acqua, ma se ne mangia circa il 60% del peso intero. Contiene solo 1 g di proteine, mentre 8 sono carboidrati e solo 0,2 g sono rappresentati dai grassi. Le fibre sono presenti in meno di 1 g per etto di melone. Se valutiamo i Sali ritroviamo appena 16 mg di Sodio, quanto rape, ravanelli e cipolline, e 267 mg di Potassio, quanto pomodori, albicocche, nespole o mais dolce. Il Magnesio è presente per circa 12 mg quanto ananas, melograno, succo di pompelmo o carote. Il melone è un naturale multivitaminico per i 170 ug di Vitamina A, con i 2 mg di betacarotene, più di radicchio e peperoni dolci per cui appena 150 gr. ci fanno introdurre il 100% del nostro fabbisogno giornaliero di vitamina A. Non manca la Vitamina C con circa 40 mg per etto quanto un cavolo cappuccio o 100 g di piselli oppure di fragole. Le calorie che il melone possiede, per quanto possa sembrare strano, sono circa 33 per etto, questo valore dipende dalla tanta acqua che diluisce il contributo calorico e sazia velocemente chi lo mangia. Parlando del cocomero le calorie sono circa 30 per etto diluite in tanta acqua, il Potassio è 110 mg e di Sodio siamo a livelli di 1 mg per etto mangiato. Il vero vantaggio del cocomero deriva dal licopene con oltre 4,5 mg per etto che lo posiziona nei primi 15 alimenti e se escludiamo passate di pomodoro, pomodori secchi, succhi e conserve, allora il cocomero è sul secondo gradino del podio, dopo il succo di pomodoro, col vantaggio di non dovere subire concentrazioni, trasformazioni o altro come accade in tutti gli altri casi.
Il melone ha pochi effetti positivi sulla nostra salute quotidiana così come l’anguria
FALSO Depuranti renali, poche calorie, tante vitamine, d’estate evitano la disidratazione, rinfrescano e stimolano il nostro intestino in modo naturale. Se lo valutiamo in un’ottica più olistica, il melone è un ricostituente, un tonico, uno spezza fame, un antiinfiammatorio aiuta ad abbronzarci per la Vitamina A che contiene, non ha colesterolo ma aiuta a ridurre le placche aterosclerotiche. Il melone è un frutto ricco di antiossidanti e la Vitamina A migliora la vista mentre a rinforzare le ossa e i denti è la cucurbitacina B e il fosforo ad essere di supporto. L’anguria contiene meno calorie del melone e 300 g equivalgono a circa una mela con il vantaggio di una capacità saziante molto più grande. Alle proprietà del melone si aggiungono i vantaggi del licopene che ben conosciamo per il controllo dei livelli di colesterolo e per i benefici all’apparato cardiovascolare. Una curiosità, l’anguria è ricca di citrullina, un amminoacido scoperto proprio in questo frutto, che permette di produrre arginina ovvero un vasodilatatore naturale alla pari del viagra, ergo l’anguria può essere considerata alla pari di un alimento afrodisiaco. Nei soggetti affetti da iperglicemia o diabetici, mangiare del melone crea qualche problema per l’elevato indice glicemico pari a 75 per cui è sconsigliato nei piani alimentari ipocalorici.
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Il melone come l’anguria sono frutti poco versatili
FALSO Si può mangiare come antipasto, il famoso prosciutto e melone risale agli antichi romani e nel Medioevo si diffuse pensando che il prosciutto aiutasse a digerire i meloni raccolti spesso acerbi e acidi per cui poco salubri e appetitosi. Il melone può essere frutta, unirsi a papaya, mango e ananas per creare delle macedonie, essere parte di una crostata estiva, si può mangiare a digiuno come spuntino o ancora meglio trasformarsi in composte o splendide mostarde. L’importante è conservarlo ad almeno 5°C e comprarlo nella sua stagione ovvero da maggio sino a settembre. Il cocomero è protagonista di vari lungometraggi come “Il Grande Cocomero” della Archibugi, oppure coprotagonista della “Famiglia Passaguai” di Aldo Fabrizi, o ancora lo ricordiamo nel “Il Casotto” con Proietti; quale frutto pari versatilità almeno attoriale. Qualcuno crede che sia difficile da digerire, ma l’anguria in estate spesso chiude i pasti e la tanta acqua oltre a saziarci tende a diluire i succhi gastrici rallentando la digestione dando un effetto di pesantezza moltiplicato anche dalla abitudine di mangiarla molto fredda per poterci rinfrescare. Mangiarne un giusto quantitativo, non alla fine di pranzi pesanti e ad una temperatura non troppo fredda probabilmente ci farà apprezzare meglio l’anguria.
La domanda delle cento pistole; non è facile comprare meloni e angurie
FALSO Certo l’acquisto delle angurie e dei meloni richiede una certa dose di esperienze non separata da una quota talvolta preponderante di fortuna. Un tempo si vendevano angurie con un sovrapprezzo dovuto al tassello che permetteva di controllare l’acquisto prima di concluderlo. Oggi questo sistema è quasi del tutto scomparso e nei supermercati, facendo attenzione, si sente in sottofondo un suono di tamburi sciamanici dovuto al picchiettare delle angurie per capirne il loro segreto valore di dolcezza. Intanto, scegliamo angurie che pesano perché contengono più acqua e una migliore qualità della polpa, il picciolo e la stessa buccia non devono essere troppo duri. Il colore verde è indice di poca maturazione mentre troppo scuro è indice di sovra maturazione. Anche la macchia gialla è un buon aiuto perché è il punto di appoggio al terreno e se viene raccolto troppo presto, quindi acerbo, avremo un’anguria poco succosa segnalata da una macchia gialla ridotta. Il picchiettare sulla buccia dovrebbe, sulla falsariga di un sonar subacqueo, farci comprendere invece quanta acqua contiene e se il rumore che percepiamo è “sordo” vuol dire che la maturazione dell’anguria è da considerarsi completa. Poi, specie nel caso del melone, ci si deve affidare all’olfatto che se riceve i giusti profumi ci autorizza l’acquisto o almeno a rischiare.
Conclusioni
Servirebbero spazi maggiori per raccontare di questi frutti, per le loro storie, per la loro presenza in tante ricette, ma la sintesi richiede di scegliere e alla fine qualcosa si sacrifica. Dell’anguria quasi la metà viene buttata perché la scorza è uno scarto, ma si può fare della splendida marmellata con cannella, tanto zucchero e vaniglia. Dell’anguria non si spreca quasi nulla, gli stessi semi sono ricchi di fibre e antiossidanti e contengono fino a 35 g di proteine per etto, inoltre si può produrre dell’olio che è idrata e nutre la pelle e può fare da olio vettore nei massaggi. Insomma, l’anguria è un gigante buono e utile. Il melone è ugualmente utile e buono; eppure, hanno per molti il limite di essere frutti solo estivi e che accompagnano gite, bagni in spiaggia, ma come ogni vero amico resta accanto senza dolersi di vedere che altri frutti siano considerati di moda o più salutistici.