Per coltivarsi da soli pomodoro, lattuga e altri vegetali non serve molto spazio, né una grandissima abilità. E con un orto in balcone si possono godere di risultati davvero incoraggianti solo con poche basiche regole. La nostra guida anche per chi non ha il pollice verde
Non solo basilico e rosmarino, ma un vero e proprio orto in balcone. Gli italiani hanno scoperto con piacere che il ritorno all’agricoltura, nel poco spazio che riescono a rubare a balconi e giardini dei propri appartamenti, è una gratificazione insostituibile. E i mesi di quarantena hanno contribuito a rafforzare quella che era già una tendenza tutta italiana.
Secondo un sondaggio di Coldiretti/Ixè questo hobby soddisfa il sogno di 6 italiani su 10 (il 62%), a prescindere che si tratti di chi è riuscito a organizzarsi con un orto in comune con altri cittadini in uno degli spazi che i comuni metropolitani mettono a disposizione per questo scopo, o che sia riuscito a mettere in balcone una fioriera o un “tavolo da coltura” (ne esistono di molto pratici ed economici) in grado di permettergli di cimentarsi con qualche coltura.
Ben lo sanno i vivai, che oramai dedicano allo spazio delle piantine studiate proprio per ambiti ristretti un’esposizione sempre crescente. Che si tratti di semplici insalate, le piantine più semplici da coltivare in casa, in grado di assicurare il primo raccolto già poco dopo più di un mese, o di coltivazioni un po’ più impegnative e lunghe, come peperoni, melanzane, cavoli o zucchine, non è infrequente vederle alternate ai classici gerani e alle rose sui nostri balconi.
I vantaggi sono davvero tanti. C’è certamente la possibilità di un controllo diretto su cosa si fa crescere per portare in tavola un alimento incontaminato (nei limiti del possibile). Ma incide, e molto, anche la soddisfazione di un ritorno alla manualità che solo l’autocoltivazione consente, per compensare quell’overdose di tecnologia che ci ha costretto dietro a uno schermo digitale in maniera più intensa che mai.
E poi, per chi ha figli piccoli, il valore pedagogico di vedere un piccolo virguglio diventare – se tutto va bene – una pianta che poi fruttifica e capire quanto tempo e quanta cura occorrano. Oppure, se qualcosa non va bene, fare i conti col fatto che in natura non sempre i risultati sono così scontati come si possa credere.
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L’orto in balcone e la giusta fertilizzazione
Le piante coltivate in terra aperta sono libere di espandere le loro radici in ampie aree di terreno da cui trarre nutrimento, lo stesso non può dirsi dei loro “parenti” in vaso che si devono accontentare di piccole porzioni di terreno, con risorse scarse. Oltre alla scelta della terra, sarà indubbiamente indispensabile la fertilizzazione per assicurare i nutrienti necessari alle nostre colture.
Ovviamente sul mercato troverete concimi chimici per tutte le varietà ma ricordate che un prodotto non vale l’altro. Nella scelta bisogna tenere conto di vari fattori: l’impatto del fertilizzante (oltre che sulla pianta) sul terreno; la sua composizione (semplice o complessa, cioè con uno solo o un mix di elementi nutritivi); i diversi fabbisogni nutrizionali delle piante (i pomodori hanno esigenze diverse di una pianta grassa).
Certamente, però, in generale tutte le piante necessitano di tre fondamentali nutrienti: azoto per la crescita, fosforo per la fioritura, potassio per la maturazione dei frutti. Questi, dunque, non possono mancare nel fertilizzante da acquistare, a meno che non si debba intervenire per riparare a specifiche carenze nutritive, come una mancanza di ferro, per cui è bene ricorrere a concimi semplici che contengono cioè solo la sostanza che mira all’azione richiesta, ad esempio rinverdire la pianta.
I concimi che si trovano in commercio si dividono innanzitutto in organici e minerali: i primi derivano da sostanze naturali (di origine animale, vegetale o mista), non compromettono quindi l’ecosistema, anzi migliorano la fertilità del terreno; gli altri, invece, sono prodotti della chimica e contengono una miscela di macroelementi e microelementi in varie composizioni.
Organico o minerale Facciamoci subito una domanda: un fertilizzante organico è migliore di un fertilizzante chimico? In realtà non è un problema della pianta, ma solo nostro. Infatti alla pianta non importa da quale fonte trae nutrimento, perché comunque le sue radici assorbono solo ciò di cui ha reale bisogno, a prescindere che sia di derivazione naturale o chimica. Quindi la scelta è tutta nostra e il discrimine sta nel fatto che il fertilizzante organico è, in linea di principio, benefico non solo per la pianta da concimare ma anche per il terreno e la piccola fauna che ospita.
Non solo. I fertilizzanti organici, ammessi nelle colture biologiche, sono i più indicati per tutte quelle piante che, in un modo o nell’altro, finiscono sulla nostra tavola.
Certo, se si usa un concime minerale le sostanze nutritive arrivano praticamente in tempo reale alle nostre piante, se invece si sceglie uno organico in granuli per l’orto occorreranno dalle tre alle quattro settimane, a seconda del clima, per far sì che si disperda nel terreno e che le piante possano assorbirne i nutrienti. È importante, dunque, in questo caso scegliere le tipologie liquide per le piante che impiegano meno di un mese a fruttificare e quello granulare – che avrà il tempo necessario per un rilascio duraturo e prolungato – per le altre.
L’imbarazzo della scelta sulle piante da cui partire
Nella scelta del tipo di pianta da coltivare è fondamentale seguire la stagionalità e considerare la resa. Il cavolfiore, ad esempio, porta a maturazione un solo fiore in tutto il suo ciclo vegetativo, mentre broccoli e cime di rapa continuano la produzione anche dopo il primo raccolto. E così la lattuga, che una volta tagliata (e portata in tavola) facilmente “rigetta” e ci concede un secondo raccolto.
Gli altri fattori da tener presente sono il tempo disponibile da dedicare alla cura, il clima della zona, l’esposizione dell’orto. L’angolo di terrazzo rivolto a sud è l’habitat ideale per le fragole, che si riproducono fino a settembre, e per i pomodori. Ma attenzione: d’estate, se fa troppo caldo, alcune piante potrebbero soffrire quindi andrebbero spostate o riparate con apposite reti ombreggianti. L’esposizione migliore è Sud-Est, ma se l’orto è orientato a Nord sono perfetti cavoli, cavolfiori, broccoli, piselli, bietole, insalate e spinaci, meno esigenti in fatto di sole.
In generale vanno bene tutte le piante a sviluppo verticale. Tra queste ne citiamo solo alcune che possono essere di grande soddisfazione. I fagiolini, per esempio, hanno bisogno solo del sole e di un piccolo appoggio realizzabile facilmente con qualche canna. Sempre che non scegliate qualche varietà nana che potrebbe ben adattarsi anche a spazi molto stretti e dare i frutti in tempi minori.
Un altro classico per i principianti sono i peperoni che danno frutti anche in vaso a patto di avere una buona insolazione. E di un sostegno da mettere accanto alla pianta appena messa a dimora per assicurarla quando sarà necessario.
Ciò che non può mancare in un orto urbano che si rispetti sono le piante aromatiche che occupano poco spazio, resistono bene al freddo e non hanno bisogno di essere ripiantate. Alcune, come la menta, si autorigenerano in primavera. Anzi, se non state attenti, da buone infestanti quali sono, possono finire per soffocare altre piante che eventualmente sono ospitate dallo stesso vaso.
Timo e rosmarino amano la luce e resistono al calore quindi vanno esposti a Sud, mentre maggiorana e melissa preferiscono l’ombra del Nord. Quanto al basilico, spezia fondamentale per i nostri piatti, il trucco per farle crescere più folte e compatte è tagliare un ciuffetto di foglie ogni settimana. Evitiamo di farlo togliendole dal basso. Meglio concentrarci più o meno ad un terzo della sua altezza, sopra una delle biforcazioni. Questa operazione va fatta spesso, cominciando da quando la pianta è giovane. Fondamentale, poi, evitare che le piante fioriscano (perché a quel punto interrompono la crescita), tagliando le punte spesso.
La regola da seguire per annaffiare tutte le aromatiche è una: il terreno deve essere sempre umido ma mai annacquato. Evitiamo di bagnare le foglie. In estate possiamo annaffiare le piante anche due volte al giorno, ma negli altri periodi dell’anno è sufficiente una-due volte a settimana. Vietato dare l’acqua nelle ore calde della giornata, prediligere la sera dopo il tramonto o la mattina presto.
L’ultimo passo per diventare perfetti contadini urbani è il corredo degli attrezzi: evitiamo di acquistare tutto quello che troviamo nei negozi di giardinaggio, soprattutto se abbiamo poco spazio. Limitiamoci a una lista iniziale in cui non possono mancare guanti, forbici con lame corte e ben affilate per effettuare tagli netti, una paletta ampia per trasportare la terra e una stretta e lunga per trapiantare, un foraterra. Per l’irrigazione è sufficiente un annaffiatoio da 10 litri, ma se l’orto è grande serve un flessibile a spirale con lancia dotata di doccia. Indispensabili alcune canne in plastica o bambù per sostenere gli ortaggi, da legare con del filo di ferro zincato, e un telo leggero di poliestere, permeabile ad aria e acqua, che viene utilizzato per diverse operazioni. Infine, non dimentichiamo un kit di pronto soccorso che può tornarci utile in caso di piccoli incidenti.
Il pomodoro in balcone anche senza pollice verde
È una delle colture più amate da grandi e bambini. E di certo una delle più soddisfacenti per quello che saprà riservarci. Parliamo dei pomodori per i quali prendiamo in prestito una guida del mensile dei consumatori francesi 60 millions de consommateurs, utile per chi è alle prime armi.
La specie adatta Meglio quelli rotondi, gli allungati o i ciliegini? Secondo i francesi tra le varietà comuni nei vivai si trovano il Saint-Pierre, semi-precoce, molto produttivo, con frutti grandi, lisci e lunghi. Il cuore di bue è un pomodoro grande con polpa soda, morbida e intensa. Altre specie, meno conosciute, possono comunque essere interessanti. Per esempio il rosa di Berna con una buccia sottile. O il Brandywine con frutto imponente, polpa soda e profumi speziati, che resiste alla muffa. Gustoso come tutti sappiamo il pomodoro ciliegino, produttivo e resistente alle malattie. Grande e carnoso, il nero di Crimea è dolce in bocca.
Quelli da… terrazzo Per un raccolto in vaso, su un balcone e terrazza, meglio preferire le varietà nane, che formano piccoli cespugli e pomodori ciliegia. I pomodori in vaso richiedono molta acqua e fertilizzante liquido ogni due settimane, spiegano i francesi.
I semenzali e le piantine ibride sono solitamente etichettati come “F1”, che significa “fertilizzazione 1”. Queste sono piante di prima generazione da un incrocio tra due varietà pure.
L’ibridazione consente di produrre piante geneticamente resistenti alle malattie più comuni. Tuttavia, gli ibridi progettati per i grandi magazzini devono anche resistere al trasporto, allo stoccaggio e non devono essere costosi. Ma non danno necessariamente i frutti più gustosi.
L’aspetto delle piantine Osservando la pianta si possono avere alcuni indizi. Il gambo di un verde troppo pallido, per esempio, non ha visto luce a sufficienza. Lo stelo, poi, non dovrebbe essere né troppo sottile né troppo lungo, perché una pianta filiforme non riprende mai correttamente.
In un orto, infine, le piante di pomodoro devono essere disposte in file distanziate di almeno 50 cm l’una dall’altra.