“Ma allora non possiamo mangiare più nulla”. Perché non cadere nella strategia dello struzzo

SICUREZZA ALIMENTARE

Nel passato, anche non troppo lontano nel tempo, le cene fra amici avevano spesso come argomenti i propri ricordi, la pianificazione delle vacanze o semplicemente si parlava del più o del meno.
A partire da qualche anno trovo sempre più attenzione verso gli alimenti sia per il loro valore salutistico o nutrizionale che per il loro “dark-side”, in altre parole per i rischi dovuti a metalli pesanti, pesticidi, antibiotici, interferenti endocrini, etc.
Talvolta qualcuno azzarda di effetti cocktail, di alimenti per i bambini o di rischi nascosti e c’è perfino chi si spinge irrazionalmente su complotti alimentari più o meno evidenti.
Insomma, per me che ho investito la mia passione per la ricerca nel settore degli alimenti sembra che finalmente la semina stia producendo un buon raccolto.
Alla fine, la frase che spesso chiude la discussione come chiosa finale è “ma allora non possiamo mangiare più nulla”.
La politica dello struzzo o delle tre scimmiette di Toshogu a Nikko non è mai vincente. I tanti studi e le analisi di alimenti o degli ingredienti usati per preparare le nostre pietanze, non servono a impaurire o spaventare, ma al contrario a rassicurare i consumatori.
I consumatori devono sapere che identificare i pericoli e valutare i relativi rischi si rende necessario perché sulla tavola arrivino alimenti quanto più salubri e sicuri per noi.
I rischi per la salute dei consumatori derivanti dagli alimenti sono riportati già nella Bibbia e mascherare i difetti con finocchio o spezie è una pratica antica, ma i grandi salti tecnologici come la rivoluzione industriale a cavallo del 1800 o quella attuale di natura informatica, a volte forniscono nuovi strumenti perché la sicurezza e la qualità degli alimenti sia sacrificata sull’altare del guadagno.
Le carestie a valle delle guerre hanno prodotto del pane fatto con gesso, del latte diluito, della pasta fatta con colle animali per simulare la tenuta alla cottura.
Nel vicino passato ricordiamo il vino al metanolo, il tonno colorato in rosso con monossido di carbonio, il latte cinese alla melanina e così via. Tutte queste crisi hanno provocato, fortunatamente per noi, un aumento dei livelli di sicurezza, un maggiore controllo degli alimenti, la creazione di sistemi di sorveglianza più agguerriti sempre con l’obiettivo di salvaguardarci e di proteggere la nostra salute.
Se vengono identificati dei pericoli che possono creare dei rischi, se vengono sollevati dei tappeti, se vengono aperti degli armadi è perché la nostra sicurezza a tavola si possa accrescere.
Torniamo alla affermazione che ha fatto da “booster”: “allora non possiamo mangiare nulla”.
Sbagliato, oggi possiamo scegliere ingredienti, alimenti, piatti provenienti da tutto il mondo e in ogni momento dell’anno e possiamo avere una ragionevole certezza di essere protetti dai vari processi di qualità e di controllo, ma questa certezza va continuamente riconfermata, verificata, controllata.
L’obiettivo principale di questi studi è anche quello di supportare una filiera agro-alimentare per essere più attenta e più sicura verso i consumatori.
Quella che oggi sembra una escalation di allarmi per quanto riguarda la sicurezza degli alimenti non è tale.
Gli strumenti analitici sono sempre più avanzati, le analisi sempre più performanti, i gruppi di ricerca coinvolti sempre più numerosi ed esperti, la rete di conoscenze sempre più vasta e profonda. Volendo fare un parallelismo è come avere messo a disposizione telescopi sempre più numerosi e potenti e sempre più interconnessi fra di loro e nello stesso tempo non volere scrutare lo spazio profondo per paura di vedere in tempo un meteorite in arrivo così da prendere delle decisioni per noi protettive.
La sicurezza degli alimenti è un pilastro del nostro vivere quotidiano, ci si può alimentare in sicurezza sapendo che i produttori, i trasformatori, l’intera filiera si autocontrolla ed è controllata sempre di più, ma anche che è nell’interesse delle eccellenze di rimanere tali senza rischiare di creare allarmi e insicurezza nei consumatori che si trasformano nella folla del Manzoni, una massa amorfa animata dall’istinto di conservazione che spinge a fare scelte talvolta irrazionali.
Il consumatore può partecipare a questo processo virtuoso?
Certo. Informandosi, leggendo, valutando e scegliendo laddove i livelli di sicurezza degli alimenti sono ottimali. I consumatori hanno nelle loro mani l’arma più potente e la più temuta dall’intera filiera agro-alimentare: il loro potere di acquisto.

PS. L’articolo del prof. Alberto Ritieni potrebbe essere assunto come un manifesto programmatico di quanto fa questo giornale da anni, ossia analisi di laboratorio sugli alimenti italiani e una costante attività di informazione ai consumatori. Se in centinaia di lavori abbiamo raccontato ai nostri lettori la presenza di pesticidi e micotossine, il loro effetto “cocktail” anche nelle dosi tollerate dalla legge, la contaminazione in metalli pesanti o in sostanze emergenti come Mosh, Moah, bisfenoli, ecc. non è per una volontà punitiva nei confronti delle aziende italiane. Tutt’altro, tant’è che se oggi vedete pubblicità di produttori che si impegnano a produrre senza antibiotici, con meno pesticidi o con micotossine severamente ridotte è forse anche per questa costante opera di informazione al consumatore. Ed è una vittoria per tutti.

(Riccardo Quintili)