Un integratore su 10 a base di olio di pesce è rancido. A questo risultato è giunto un test condotto negli Usa dalla società indipendente Labdoor su 60 integratori di Omega-3 per valutare il livello di ossidazione. Il 10% delle marche analizzate ha superato – fino a 11 volte – il limite raccomandato dalla Goed, la Global Organization for EPA e DHA Omega-3, un associazione di categoria che ha fissato un tetto volontario a 26. Non essendoci né negli Usa né in Europa un limite di legge, questo valore guida è diventato un parametro di riferimento mondiale per valutare lo stress ossidativo degli integratori a base di olio di pesce. E l’irrancidemento cosa comporta per il consumatore? “Cattivo odore“, spesso mascherato dai produttori con degli aromi, ma ne mette in discussione anche l’efficacia dell’integrazione alimentare.
I risultati (clicca qui per vedere tutti i giudizi) hanno mostrato livelli elevati di ossidazione: i marchi Carlson Labs e Puritan’s Pride, venduti al dettaglio da Walmart e Amazon, avevano gradi di rancidità significativamente superiori ai limiti suggeriti, rispettivamente, 281,8 per il primo a base di olio di fegato di merluzzo e 37,1 per l’olio di pesce soft-gel di Puritan’s Pride. Altri marchi che hanno superato i limiti sono stati Oceanblue, con un valore di ossidazione di 73,9, e Nature’s Answer, che ha testato a 34,4. La metà di tutti i prodotti testati da Labdoor rasenta il limite volontario della Goed, con una media di 24,4.
L’ossidazione è un processo normale in tutti gli oli che contengono acidi grassi polinsaturi. L’olio di pesce è particolarmente suscettibile all’ossidazione, che si verifica più velocemente se esposto al calore, all’aria o alla luce. Ma è il procedimento di produzione a finire sotto accusa. Come riporta il britannico The Guardian “la maggior parte dell’olio di pesce proviene dalle acciughe in Perù. Le catture annuali superano i 4 milioni di tonnellate, utilizzate principalmente per l’acquacoltura, con una stima di 38.000 tonnellate di olio di acciughe estratte per gli integratori, secondo Goed. Una volta raccolto, l’olio viene spesso inviato in Cina per l’estrazione e la distillazione, prima di tornare in Nord America o in Europa per essere confezionato. Ad ogni passaggio, l’olio deve essere maneggiato rapidamente ea basse temperature”.
Non è chiaro se l’olio di pesce rancido sia dannoso e se l’ossidazione compromette l’efficazione dell’integratore. Finora, pochi studi hanno dimostrato che le capsule di olio di pesce altamente ossidate possono avere un impatto negativo sui livelli di colesterolo. Quando sono testati in dosi elevate sugli animali, gli oli hanno dimostrato di avere effetti tossici. Ben Albert, ricercatore presso l’Università di Auckland,da sempre ha orientato i sui studi sugli effetti sulla salute dell’olio di pesce, ha spiegato al Guardian: “Certamente l’ossidazione cambia il modo in cui funzionano questi oli. Sappiamo dai test condotti sugli animali che gli effetti cambiano quando l’olio viene ossidato e questo è un dato che ragionevolmente dovrebbe portare il consumatore a evitare questi prodotti”.
Che siano dannosi o meno, è probabile che l’olio irrancidito sia meno efficace dell’olio di pesce fresco, ha spiegato al quotidiano britannico Bo Martinsen, esperto di Omega-3 e co-fodnatore dell’azienda Omega3 Innovations. Secondo uno studio, ancora non definitivo, i cambiamenti nella composizione chimica degli oli altamente ossidati possono ridurne i benefici.
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Le aziende “bocciate” e la stessa associazione di categoriea Goed hanno respinto al mittente le critiche: ““Non credo che le persone debbano preoccuparsi dell’ossidazione. Il livello di cui stiamo parlando è molto basso. Anche se il prodotto è leggermente ossidato, è molto improbabile che danneggi la nostra salute“.