Lo Iap, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, ha ordinato la cessazione dello spot per il trattamento lenti “DuraVision AntiVirus Platinum UV” della Zeiss in quanto si “ravvisano nella pubblicità contestata diversi e molteplici profili di ingannevolezza“.
Gli annunci pubblicitari diffusi tramite canali web e social network reclamizzavano “il trattamento antiriflesso premium che elimina il 99,9% di virus e batteri” il tutto “grazie ad una tecnologia capace di trasferire argento antimicrobico in uno degli strati dell’antiriflesso“. Pur non facendo riferimento al Sars-Cov-2 poteva ingenerare nel consumatore facili entusiasmi anti-Covid.
L’intevento del Giurì è stato sollecitato da un ricorso della Essilor, colosso francese produttore di lenti oftalmiche e apparecchiature ottiche come la Zeiss. Secondo la Essilor la campagna della concorrente, si legge nel testo della Pronuncia del Giurì del 17 dicembre scorso, “così articolata e descritta è ingannevole (in violazione dell’art. 2 del codice), comparativamente scorretta (in violazione dell’art. 15 del codice), sfrutta la paura del virus Sars-Cov-2 (in violazione dell’art. 8 del codice) ed è idonea a indurre i suoi destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli (in violazione dell’art. 12 bis del codice)”.
Ascoltate le parti, tuttavia il Giurì ha accertato l’ingannevolezza dello spot ma ha rigettato le altre “accuse” ordinando comunque alla Zeiss la sospensione della comunicazione pubblicitaria. Scrive il Giurì nella sua pronuncia: “In un contesto del genere (di diffusione della pandemia, ndr) Zeiss era gravata di un fortissimo onere probatorio relativamente alla capacità del proprio prodotto non solo di assolvere una funzione che il consumatore non aveva mai associato alle lenti; ma anche di prevenire rischi che dall’uso di lenti specificamente derivano, e che perciò giustificano investimenti nello sviluppo di lenti antivirali e la pubblicizzazione dei relativi risultati”.
Tuttavia sotto questo secondo profilo, ovvero sull’esistenza di rischi specifici derivanti dall’uso di lenti, “Zeiss non ha fornito alcuna prova. Il Giurì non sa, e le parti non hanno minimamente dibattuto, se l’uso di lenti possa contribuire a proteggere gli occhi dalla trasmissione di qualsiasi tipo di virus (non solo Sars-Cov-2). Se così anche fosse, Zeiss non ha né allegato, né tanto meno provato, un rafforzamento di questa funzione protettiva per effetto del trattamento pubblicizzato (che del resto, se così efficace, dovrebbe essere applicato anche alle attrezzature protettive del viso del personale sanitario, mentre agli atti non vi è alcuna allegazione in tal senso)”.
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