Il Parlamento europeo dà il via libera alla nuova Politica agricola comune, tra le proteste di ambientalisti e piccoli agricoltori che accusano il testo di essere stato pensato per fare gli interessi dei grossi gruppi agroindustriali, e di essersi allontanato dall’impegno per un’agricoltura verde. Tra gli impegni contenuti nella nuova Pac, c’è la destinazione di 387 miliardi di euro saranno destinati all’agricoltura europea dal 2023 al 2027, pari al 33% del bilancio complessivo dell’Unione. C’è anche l’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni di CO2 d’almeno il 55% entro il 2030. Il 25 per cento dei fondi dovrà essere destinato a pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente, e con le nuove regole, il 10 per cento dei finanziamenti sarà redistribuito dalle aziende di grandi dimensioni a quelle più piccole.
Chi esulta…
Secondo Herbert Dorfmann, che ha partecipato ai negoziati sulla nuova Pac in quanto responsabile della politica agricola per il Partito Popolare Europeo, “Questa è una misura importante, soprattutto per le piccole aziende agricole nelle zone di montagna, come ce ne sono tante anche nella nostra Regione. Inoltre, sono particolarmente soddisfatto che anche il sostegno per i giovani agricoltori sarà aumentato”.
…e chi no
Eleonora Evi, europarlamentare di Europa Verde, la pensa molto diversamente: “Celebriamo il funerale della Pac davanti al Parlamento europeo a Strasburgo. Oggi si vota una riforma che condanna il futuro dell’agricoltura. Tradite le promesse per difendere ambiente, clima, contadini e piccoli agricoltori, calpestato il greenDeal. I 400 Miliardi di euro di soldipubblici andranno ancora in larghissima parte ad agrobusiness e allevamenti intensivi”. Nei prossimi mesi, il piano di sviluppo rurale dovrà essere elaborato e l’Italia dovrà determinarne l’attuazione dettagliata a livello nazionale, nel quadro del piano strategico.
I problemi con i piano strategico nazionale
Secondo Franco Ferroni, responsabile Agricoltura Wwf, “La partita della riforma della Pac a livello europeo è oramai chiusa”, ma è “preoccupante che il Ministro Patuanelli nel suo intervento di chiusura della riunione del Tavolo di partenariato abbia ribadito che le due Strategie Ue non sono vincolanti per gli Stati membri perché non sono atti legislativi”
Nella seconda riunione del Tavolo di partenariato, convocata e presieduta dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, è stato presentato e discusso il documento delle priorità del Piano strategico nazionale (Psn) per l’attuazione della Pac post 2022. Le associazioni della coalizione giudicano il documento deludente e inadeguato per affrontare le complesse sfide della transizione ecologica della nostra agricoltura, inefficace sia sul versante della lotta al cambiamento climatico che su quello dello stop alla perdita di biodiversità.
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“Conta solo la sostenibilità economica”
“Il documento è essenzialmente centrato sulla sostenibilità economica del sistema agroalimentare, sottovalutando gli aspetti della sostenibilità ambientale e sociale”. Il documento richiama nelle prime pagine le finalità della Politica agricola comune, citando le priorità fissate dal trattato fondativo della Cee nel 1957, “come se negli ultimi 70 anni non ci fossero state le riforme che hanno profondamente mutato gli obiettivi di questa politica dell’Unione Europea, che attribuisce analoga importanza e dignità agli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale” scrive la coalizione di cui fanno parte, tra gli altri, Legambiente, Wwf, Greenpeace e Lav.
Per le Associazioni della coalizione Cambiamo Agricoltura la sostenibilità della nuova Pac è basata su compresenza e pari ruolo di tutte e tre le componenti della sostenibilità. Se una componente è più debole il sistema non regge. “Questo vale in particolare per la sostenibilità ambientale, essendo ormai evidenti gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici e perdita della biodiversità sulla stabilità dei nostri sistemi agroalimentari” continua la coalizione, secondo cui “Completamente assente nella strategia è il necessario riferimento agli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, ma non ci sono riferimenti neppure alle varie Strategie nazionali: sviluppo sostenibile, biodiversità, transizione ecologica e al piano nazionale energia e clima: è come se il comparto agricolo e zootecnico nazionale si chiamasse fuori dalla transizione ecologica, rinunciando ad affrontare il necessario cambio di modello verso l’agroecologia”.