“Naturale”, “Sostenibile”, “Apporta vitamina B e Inositolo”, “Senza zuccheri aggiunti”, “100% latte nazionale”, “Contiene frutta e verdura”… Esistono tanti modi per esaltare attraverso annunci salutistici, i cosiddetti claim, un cibo e una bevanda che nella realtà contiene troppo zucchero, sale e grasso. Si chiama “healtwashing” la tendenza delle aziende alimentare attraverso il marketing in etichetta a “lavare” la coscienza “sporca” del contenuto confezionato.
La Ong Bite Back 2030 in collaborazione con i ricercatori di Livity e Action on Sugar ha analizzato oltre 500 cibi e bevande ammantate in etichetta da “un’aura salutare” scoprendo che oltre la metà (57%) di tutti i prodotti analizzati riceverebbero un’etichetta nutrizionale con codice colore rosso; che oltre il 60% (il 62% per la precisione) di tutte le bevande erano “pericolosamente” ricchi di zucchero; e che meno del 6% dei prodotti soddisfa le linee guida sullo zucchero.
Da qui è partita la campagna #DontHideWhatsInside! “Basta bugie! Non nascondete cosa c’è dentro” e Bite Back 2030 invita i consumatori ad inviare una mail (clicca qui) rivolta a Coca-Cola, Müller e Kellogg’s per stoppare le informazioni fuorvianti in etichetta e impegnarsi a migliorare gli ingredienti di snack, bevande, yogurt, frullati rivolti soprattutto ai giovani.
“La ricerca (condotta dalla Ong su 500 prodotti) – si legge nel testo rivolto alle tre big food – rileva che il 73% dei giovani pensa che la propria dieta sia sana, ma questo è tutt’altro che vero. I giovani consumano prodotti come frullati, yogurt e barrette di cereali perché sono commercializzati come “sani” – quando in realtà molti sono ricchi di zucchero, sale o grassi. Questo deve finire!”.
Marchi secondari di Coca-Cola, Müller e Kellogg’s compaiono più volte tra i cibi e bevande analizzate. “È scioccante – si legge ancora – che il frullato di fragole e banane riporti in etichetta affermazioni come “confezionato con bontà naturale” e “senza zucchero aggiunto” – ma non ha un’etichetta semaforica che rivela che una bottiglia da 250 ml costituisce l’83% della dose massima giornaliera di zuccheri degli adolescenti. Il nuovo Crunchy Nut Bites Honey & Nut di Kellogg presenta affermazioni di “bontà aggiunta” e “nessun colorante o aroma artificiale”, ma hanno un’etichetta a semaforo rosso per il contenuto di zucchero. Il latte al cioccolato Frijj di Müller UK afferma di essere una fonte di “proteine, calcio e vitamina B12″ e si allinea con British Athletics, ma ha 11 cucchiaini di zucchero per bottiglia da 400 ml e nessuna etichetta semaforica che ne informa i consumatori”.
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Muller Italia precisa al Salvagente che il “prodotto Frijj è una referenza non presente sul mercato italiano / prodotta e distribuita esclusivamente sul mercato inglese.
Emblematico poi il caso dell’energy drink Monster Mango Loco:
Presentata come “confezionata con succo di mango” e “apporta vitamina B e Inositolo” nella realtà è zeppa di zucchero: 14 cucchiaini di tè, per l’esattezza, che corrisponde al 200% della dose quotidiana di zucchero raccomandata. Senza considerare che per un adolescente il consumo di queste bevande significa fare il pieno di eccitanti come caffeina, taurina e coloranti. Insomma, per quanto si voglia “ammantare” come salutare una bevanda del genere, quello che viene nascosto dentro è tutt’altro che salutare.
“La nostra ricerca – concludono da Bite Back 2030 – mostra come le grandi aziende alimentari stiano manipolando i giovani facendogli credere che i loro prodotti siano sani, quando in realtà sono pieni di sale, zucchero o grassi”. Da qui l’appello a big food di smettere di dire bugie e di dire cosa c’è dentro i loro prodotti.