L’idrogeno blu è un grande imbroglio che costerà ai cittadini inglesi miliardi di sterline per i prossimi 25 anni e arricchirà solo le compagnie petrolifere britanniche.
Non ha usato mezzi termini, in un’intervista al Guardian, Chris Jackson spiegando le sue dimissioni dalla UK Hydrogen and Fuel Cell Association, associazione che promuove lo sviluppo dell’idrogeno.
Il je accuse è altrettanto diretto, da parte di Jackson, amministratore delegato di Protium Green Solutions, società che prevede di sviluppare progetti di idrogeno verde, e riguarda l’idrogeno blu.
La differenza tra i due combustibili è abbastanza semplice: il verde prevede l’uso di elettricità da fonti rinnovabili per dividere l’acqua dall’idrogeno, quello blu, invece, utilizza gas naturale, che deve essere estratto dai giacimenti e purificato mediante rimozione di anidride carbonica e metano, che a loro volta devono essere stoccati nel sottosuolo.
Le bugie delle industrie petolifere sull’idrogeno blu
“Al Tesoro è stato detto che l’idrogeno blu è economico e toglierà milioni di tonnellate di emissioni di carbonio dall’economia, che è tutto ciò che hanno bisogno di sentire”, ha detto Jackson al Guardian. Ponendo una semplice domanda: “Se le false affermazioni fatte dalle compagnie petrolifere sul costo dell’idrogeno blu fossero vere, i loro progetti avrebbero un profitto entro il 2030, dopo essere stati avviati nel 2027 o 2028. Invece, chiedono ai contribuenti miliardi di sussidi per i prossimi 25 anni. Dovrebbero dire al governo che non ne hanno bisogno. Il fatto è che non dicano tutto quello che dovremmo sapere”.
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La tattica, per Jackson è chiara: tentare di far soldi mascherando il business sotto il cappello dell’agenda verde.
“Il Regno Unito ha tutti gli ingredienti per essere un leader mondiale nell’idrogeno verde, che è una tecnologia essenziale a zero netto: abbiamo solo bisogno della volontà e del sostegno del governo per farlo accadere”, ha affermato il dirigente della Protium Green Solutions.
La tattica di Eni in Italia
L’idrogeno blu e quello verde non sono però un campo di battaglia esclusivo solo oltremanica. Anche in Italia si gioca una battaglia tra Eni e gruppi ambientalisti. Oggetto del contendere il Ccs, (Carbon capture and storage) ovvero l’impianto per la cattura e lo stoccaggio del carbonio proposto dall’azienda del cane a sei zampe a Ravenna.
L’impianto dovrebbe catturare l’anidride carbonica emessa dai combustibili fossili i quali, nel frattempo, continueranno ad essere prelevati e utilizzati. Insomma, energia per muovere l’impianto “assorbi-CO2” e per sviluppare l’idrogeno blu.
Per gli ambientalisti, i ragazzi di Fridays for future Italia, gli attivisti della Rete per l’emergenza climatica e ambientale dell’Emilia-Romagna, di Campagna per il clima fuori dal fossile, di Salvaiciclisti Bologna, Labàs, Legambiente e molti altri “C’è un’intensa azione di lobby da parte delle compagnie Oil & gas per sfruttare la politica europea favorevole all’uso di idrogeno, con lo scopo di utilizzare l’idrogeno prodotto da metano con formazione di CO2 (idrogeno detto blu) al posto di quello verde prodotto con le energie rinnovabili”. Eni, ad un certo punto lo dice chiaramente: “Avviare la filiera dell’idrogeno tramite la produzione di idrogeno blu, fintanto che la disponibilità di energia rinnovabile non permetterà di soddisfare interamente il fabbisogno del mercato tramite l’idrogeno verde”.
La critica degli ambientalisti, quindi sta anche nell’utilizzo delle parole: “Si dice idrogeno senza dargli un colore per far poi passare quello blu, ingannando le persone”.
Balzani: “Quello puro è solo il verde”
Non ha dubbi neppure Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna e accademico dei Lincei, che si è occupato nella sua attività di ricerca di fotosintesi artificiale e macchine molecolari azionate dalla luce, affiancando all’attività di studio anche quella divulgativa sul rapporto tra scienza e società e scienza e pace, con particolare riferimento ai temi dell’energia e delle risorse.
Al Salvagente aveva detto: “Gli si danno dei colori, ma quello pulito è uno. L’idrogeno si ottiene con l’elettrolisi dell’acqua; questo è purissimo, idrogeno verde, perché è fatto con energia elettrica e acqua. Se è fatto col carbone non è puro. In Germania e Danimarca lo si fa dalle rinnovabili; se lo ottengo per combustione non è puro. Inoltre l’idrogeno deve essere visto piuttosto come qualcosa che serve a immagazzinare energia elettrica. Quando c’è troppo vento e si produce con l’eolico un eccesso di energia elettrica allora la si immagazzina. L’idrogeno diventa una specie di batteria ed è possibile anche riconvertire in energia con un processo inverso a quello dell’elettrolisi. È quello che accade nelle auto a idrogeno che mediante le pile a combustibile lo convertono in energia elettrica. Chi produce idrogeno dal metano fa il cosiddetto idrogeno blu, che non è puro, e libera CO2. Se lo si fa dal carbone, si produce il grigio”.