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Aceto, bicarbonato, limone. E poi miscele varie e in diverse proporzioni di questi semplici ingredienti. Secondo le più recenti rilevazioni oltre alla crescita di quanti si affidano a detergenti naturali nella pulizia della casa, sale anche la quota di quanti si dichiarano soddisfatti dei risultati. Entusiasti soprattutto quanti usano il bicarbonato di sodio e l’aceto, seguiti a distanza da chi sceglie l’impiego del limone.
A spingere questo esercito di amanti del fai-da-te, ovviamente, la tendenza a risparmiare l’ambiente da sostanze inquinanti e di mantenere sotto controllo le spese familiari. Ma quanto funzionano questi “saponi verdi”? E come si comportano quando non si tratta solamente di togliere qualche macchia o qualche traccia di unto ma si devono confrontare con l’igienizzazione?
È quello che abbiamo chiesto al Gruppo Maurizi e ai suoi laboratori specializzati in sicurezza alimentare, e con loro abbiamo deciso di realizzare uno studio per valutare l’efficacia battericida e fungicida sulle superfici che facesse chiarezza su questi temi partendo da analisi oggettive.
Abbiamo preso in considerazione proprio i tre prodotti più utilizzati dagli amanti del genere: aceto, bicarbonato e limone e, a titolo di confronto, abbiamo misurato l’efficacia anche di un comune disinfettante industriale.
Non contenti, abbiamo anche messo alla prova una miscela di aceto e bicarbonato, indicata in alcune ricette eco-friendly come un valido detergente e igienizzante.
I risultati, come vedete nella grafica in queste pagine, offrono più di una soddisfazione ai cultori delle pulizie casalinghe “verdi”, ma indicano anche delle differenze che possono essere utili da conoscere.
Disinfettanti chimici vs detergenti fai-da-te
Le superfici oggetto di studio sono state contaminate impiegando quattro differenti colture pure mediante una muffa (Aspergillus brasiliensis), un lievito (Candida Albicans) e due batteri (Escherichia coli e Staphylococcus aureus).
La superficie è stata inquinata con ciascuno dei microrganismi contemporaneamente, per una carica totale complessiva di 10^6 UFC/cm2 (una volutamente pericolosa, superiore a quella che potremmo trovare in una cucina comune, proprio per mettere a dura prova i nostri detergenti).
Dopo aver atteso il tempo necessario affinché i microrganismi aderissero alla superficie, è stata effettuata la sanitizzazione con ciascuno dei prodotti. I prodotti naturali sono stati utilizzati tal quali, senza diluizione.
Ciascun disinfettante è stato lasciato ad agire per 15 e 30 minuti, dopo i quali è stato effettuato un campionamento con tampone di superficie ricercando gli stessi microrganismi inoculati.
Un’analoga conta era stata fatta anche sui microrganismi presenti sulle superfici test subito prima dell’uso di questi prodotti per avere la misura dei batteri che avevano attecchito effettivamente sulle superfici.
Le prove sono state eseguite in doppio per assicurare la qualità del risultato.
L’aceto sul podio della pulizia
Nella grafica abbiamo riportato solo i risultati ottenuti dopo 15 minuti di azione dei vari prodotti, dato che la ripetizione del test dopo mezz’ora non ha cambiato sostanzialmente le cose. La sostanza mostra che l’aceto è in grado di avere la stessa efficacia di un disinfettante industriale. E si tratta di risultati molto incoraggianti visto che l’efficacia è praticamente totale.
Le superfici trattate con aceto, infatti, sono risultate completamente prive di colonie, esattamente.
In generale i risultati dimostrano che i disinfettanti naturali hanno tutti un’azione battericida, fungicida e lieviticida. Tutti i microrganismi testati sono stati abbattuti anche se non in maniera omogenea: dove il sanitizzante non è riuscito ad abbattere tutta la carica, sono stati ritrovati lieviti, muffe, batteri gram positivi e batteri gram negativi. I risultati migliori, come detto, sono stati osservati per l’aceto e non si tratta di una novità, ma di una conferma della capacità dell’acido acetico di uccidere i microrganismi, nota da tempo.
Agli estremi opposti il composto aceto + bicarbonato, che è generalmente utilizzato in ambienti domestici. In questo caso la carica di microrganismi è diminuita del 50%. La minore efficacia potrebbe essere attribuibile alla variazione di pH in quanto il pH alcalino del bicarbonato neutralizza la soluzione e ciò permette ai microrganismi di sopravvivere in un ambiente meno acido di quello dell’aceto.
Il bicarbonato? Più debole sui batteri
L’efficacia del bicarbonato utilizzato da solo è leggermente migliore rispetto al composto aceto + bicarbonato (circa il 57%). Dunque per chi ha bisogno della sua azione (magari per la sua capacità di togliere le macchie) il consiglio è quello di farlo seguire da una pulizia disinfettante con l’aceto, non di miscelarlo assieme.
Infine l’azione del limone ha abbattuto circa il 75% della carica microbica presente. Anche questo risultato, assai lusinghiero, si deve alla proprietà battericida legata al pH acido del succo di questo agrume.
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