Negli ultimi mesi, diverse azioni delle forze dell’ordine e dei militari hanno acceso i riflettori sul traffico di pesticidi illegali. Come il blitz dei carabinieri forestali di Pistoia, che a marzo ha svelato un caso di fitofarmaci scaduti o revocati da anni ma utilizzati su coltivazioni di prodotti destinati alla Grande distribuzione organizzata in Toscana e nel Nord-Ovest. I trucchi per aggirare la legge sono tanti: patentini scambiati per acquistare fitofarmaci proibiti, ordini via web con scorciatoie, pesticidi acquistati sotto banco a prezzi sospetti. In tanti anni di attività come tecnico agronomo presso un Centro di assistenza agricola (Caa) in Calabria, Roberto ne ha viste davvero tante. Per questo, preferisce che utilizziamo un nome di fantasia mentre lo intervistiamo.
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Roberto, partiamo dalle autorizzazioni necessarie per comprare e vendere pesticidi.
Per ottenere i patentini fitosanitari che rilascia la regione di appartenenza, si fanno dei corsi dove c’è una parte teorica in cui viene spiegata la composizione chimica dei prodotti, come miscelarli al meglio, e via dicendo.
E cosa c’è di male?
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Che rimane pura teoria, sono dei pezzi di carta dove metti a, b, c, d… promosso. A questo, nessuna regione, che io sappia, accompagna un corso pratico, in cui l’istruttore dica, ‘andiamo in campo e vi faccio vedere quali dispositivi individuali di protezione dovete avere per usare questi prodotti, come si mescolano, qual è la tabella da avere a riferimento, qual è l’armadietto ben custodito dove conservare questi prodotti’.
Cosa comporta?
Una volta che si ottiene il tesserino, si va da qualsiasi rivenditore e si acquista di tutto e di più. Difficilmente un allevatore di 60 anni lascia i suoi animali e si mette a controllare tutti i giorni le tabelle e le modalità d’impiego. E non sempre il rivenditore ha le conoscenze giuste per dare consigli corretti sull’utilizzo dei fitofarmaci.
A proposito di patentino, si fa una volta sola? Quanto costa?
Il patentino è rinnovabile ogni 5 anni. In genere si pagano 100 euro all’ente che tiene il corso. Anche qui c’è un conflitto d’interesse. Se io in quel corso di 10 alunni ne boccio 9, domani magari vanno da un altro ente.
Quali trucchi si possono fare con il patentino?
Con il patentino di una persona, fatturando a nome della sua azienda, può andare qualsiasi altro piccolo e medio produttore ad acquistare quello che vuole.
Chi rivende non dovrebbe controllare?
Chi rivende ha l’obbligo di verificare la bontà dei dati. Se porto un tesserino che non è mio, non dovrebbe farmi comprare i pesticidi. Ma non sempre lo fa.
Può fare un esempio di truffa legata al patentino?
Se io faccio agricoltura bio, contro la cimice asiatica un prodotto che la fa morire non posso usarlo. Ma se c’è un amico che fa agricoltura convenzionale e mi presta il suo patentino, vado, acquisto prodotti a nome suo e li metto nel mio terreno. Gli enti di certificazione bio dovrebbero fare maggiori controlli con prelievo di terreno, di foglie.
Anche i rivenditori si comportano in maniera scorretta?
Gli agricoltori hanno un’età media molto alta, i rivenditori fanno quello che vogliono. Non è che l’agricoltore va a girare il prodotto e controllare l’etichetta, o va su Internet e vede se è ancora autorizzato dal ministero. Così i rivenditori possono anche vendere cose non vendibili, magari senza fatturare.
È a conoscenza di prodotti venduti in modo illecito?
Purtroppo sì. Arrivano delle partite di alcuni prodotti, anche leciti che vengono venduti sotto banco a prezzi minori. Magari vengono da roba rubata e rivenduta, ovviamente in nero. Bisognerebbe tracciare di più i prodotti. Un pesticida che viene fabbricato in Germania, per esempio, dove va a finire? Bisognerebbe tracciare la filiera da quando nasce nell’azienda fino all’utilizzatore finale.
Come fa a sapere di queste vendite illegali?
Io sono un operatore Caa e l’agricoltore quando viene mi parla senza remore. Mi dice ‘Sai il rame al 50 che dal solito rivenditore X costa 50 euro al chilo? È passato questo qui è me l’ha fatto a 30 euro’. E io gli dico di fare attenzione. Magari non è buono, è scaduto. Capisci bene che lì c’è qualcosa che non va. Con sconti così siamo sotto il costo di produzione.
Un pesticida scaduto è un pessimo affare?
Certo, questi prodotti hanno una vita utile, oltre la quale il principio attivo che è legato a quel prodotto non ha la reazione che deve avere.
C’è poi il capitolo acquisti sul web…
Prendiamo il RoundUp, l’erbicida al glifosato: la regione Calabria l’ha bandito da tutta l’agricoltura, ma se vado su Google mi esce una sfilza di siti in cui posso comprarlo con un solo click e distribuirlo su qualsiasi terreno. Recapitato a casa con il corriere senza che ti chiedano patentino né nulla.
È vero, abbiamo fatto la prova: su Amazon abbiamo trovato in libera vendita una confezione di prodotto a base di glifosato da 5 litri, nonostante per quantità superiori a un litro servirebbe il patentino.