Il Consiglio Costituzionale francese ha dato ragione alle associazioni ambientaliste che sostenevano la non costituzionalità della facoltà data ai dipartimenti di poter modificare le distanze minime consentite tra le aree di diffusione dei fitofarmaci e e le abitazioni.  Dopo diversi mesi di polemiche, a dicembre 2019 il governo ha finalmente fissato le distanze minime da osservare: cinque metri per le cosiddette colture basse come ortaggi e cereali e dieci metri per le colture. alti, alberi da frutto o viti.
Tuttavia il decreto prevedeva anche la possibilità di ridurre tali distanze a tre metri per le colture alte e cinque per quelle basse, nell’ambito delle “carte di impegno dipartimentali” proposte dagli utilizzatori di prodotti fitosanitari e validate dai prefetti previa consultazione con la rappresentanza degli abitanti del luogo. Un’esenzione che non è mai piaciuta alle associazioni ambientaliste che oggi hanno trovato ragione nel pronunciamento del Consiglio.
Le norme che impattano sull’ambienteÂ
“Il fatto di consentire la consultazione solo con i rappresentanti delle persone che vivono nelle vicinanze di aree che potrebbero essere trattate con prodotti fitosanitari non soddisfa i requisiti della partecipazione di” tutti ” che impone l’articolo 7 della Carta ambientale”, ha detto il Consiglio sottolineando che “il pubblico che ha potuto votare sulle carte è quindi troppo piccolo, il che è contrario alle norme che regolano lo sviluppo delle decisioni pubbliche aventi impatto sull’ambiente”.
Non è la prima volta che le ONG hanno la meglio in questa diatriba. Nel giugno 2019 il Consiglio di Stato aveva già stabilito che un decreto del 2017 che regolava l’uso di prodotti fitosanitari non proteggeva a sufficienza la salute dei residenti o l’ambiente, costringendo lo Stato a rivedere il documento.
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Il precedente
Da qui le nuove misure prese a fine 2019 in un contesto di ribellione dei sindaci, in particolare quella di Langouët (lle-et-Vilaine), e delle comunità locali che avevano moltiplicato le ordinanze che limitavano o vietavano l’uso di pesticidi sul loro territorio. In questa occasione, il Consiglio di Stato aveva stabilito definitivamente alla fine del 2020 che i sindaci non hanno il potere di emettere tali ordinanze di divieto in quanto la regolamentazione dei prodotti contestati rientra nelle prerogative dello Stato.