“Serve etichettatura di origine per la carne coniglio contro le speculazioni“. È la richiesta dell’eurodeputata della Lega Mara Bizzotto contenuta nell’interrogazione rivolta alla Commissione, la quale, nella risposta della commissaria alla Salute e alla Sicurezza alimentare Stella Kyriakides non esclude la possibilità di estendere alle carni cunicole l’indicazione obbligatoria della provenienza in etichetta, come avviene oggi per le carni bovine, suine, ovino–caprine e avicole.
Nella sua interrogazione, la Bizzotto premette: “L’associazione di produttori Coldiretti Treviso ha lanciato l’allarme riguardo alle speculazioni sui prezzi della carne di coniglio ‘made in Italy’. Le aziende cunicole trevigiane – che rappresentano la provincia più produttiva con 2,5 milioni di capi su 20 milioni prodotti in Italia – segnalano forti distorsioni nella determinazione del prezzo di produzione sul mercato cunicolo. Nonostante il prezzo al consumo sia costante a circa 8-9 euro al chilo, ai produttori viene corrisposto soltanto 1,2 euro/chilo, importo che non copre nemmeno i costi di produzione, ragion per cui molte aziende rischiano la chiusura. Questa situazione è causata anche dalla concorrenza sleale di paesi, sia europei che extraeuropei, che esportano carne di coniglio sottocosto e di dubbia qualità nel mercato italiano”. Pertanto, chiede l’eurodeputata, se la Ue “Intende estendere l’obbligo di etichettatura di origine alle carni di coniglio e ai prodotti trasformati a base di coniglio, per una maggiore tracciabilità delle carni a tutela dei consumatori”.
La risposta della commissaria Kyriakides lascia aperta la possibilità: “Come annunciato nella strategia “Farm to Fork”, “Dal produttore al consumatore”, la Commissione valuterà la possibilità di proporre l’estensione a determinati prodotti dell’obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza, tenendo pienamente conto degli impatti sul mercato unico”. “L’obiettivo di questa iniziativa – prosegue – è consentire ai consumatori di identificare più facilmente l’origine degli alimenti ed aiutarli ad operare scelte alimentari informate e sostenibili”. Tuttavia, ricorda, “Le informazioni sull’origine della carne di coniglio possono essere fornite su base volontaria, purché non siano fuorvianti, ambigue o confuse per il consumatore”.
Nella sua interrogazione l’eurodeputata della Lega chiede anche se la Commissione “intende rafforzare i controlli sulle importazioni da paesi extra-Ue e sulla concorrenza sleale intra-Ue per tutelare i produttori italiani”.
Ecco la risposta della commissaria Kyriakides “Come tutti i prodotti di origine animale, ogni partita di carne di coniglio che entri nell’Ue da paesi terzi deve essere presentata per i controlli ufficiali al posto di controllo frontaliero del primo punto di entrata. Tali controlli ufficiali comprendono controlli documentali, controlli di identità e controlli fisici al fine di verificare la conformità alla legislazione dell’Ue. La verifica della conformità dell’etichettatura ai requisiti dell’Ue rientra per l’appunto nei controlli fisici. Il basso prezzo all’importazione o alla produzione, considerato isolatamente, non è sufficiente a determinare l’esistenza di pratiche di concorrenza sleale. Quanto al rafforzamento dei controlli alle frontiere, la corrispondente normativa dell’Ue prevede che, qualora venga individuata un’infrazione grave o una pratica fraudolenta o ingannevole, i posti di controllo frontalieri dell’Ue siano tenuti ad intensificare i controlli ufficiali sulle partite in modo armonizzato”.
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