Le trappole del voto europeo che mettono a rischio la riparabilità di tv e monitor

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“Chiediamo agli Stati membri e all’Italia in particolare di stare dalla parte dei consumatori europei e non – come sempre – dalla parte dell’industria: dicano no alle modifiche del Regolamento Ecodesign che limiterebbero le garazie di riparabilità in special modo di tv e monitor“. È l’appello di Ugo Vallauri, policy lead di The restart project, associazione che, insieme ad altre organizzazione comunitarie, ha guidato la campagna Right to Repair in vista del voto di domani sull’emendamento omnibus presentato dalla Commissione europea agli stati membri.

Il Regolamento Ecodesign – approvato nel gennaio 2019 e che entrerà in vigore a marzo 2021 – prevede una serie di garanzie per la riparabilità dei prodotti e quindi rappresenta un primo passo contro l’obsolescenza programmata: gli elettrodomestici devono essere progettati per poter essere smontati e quindi riparati; la disponibilità dei pezzi di ricambio deve essere garantita per 7-10 anni dall’immissione dell’ultima unità produttiva sul mercato; il produttore deve garantire per lo stesso periodo la disponibilità delle informazioni per la riparazione. “Nonostate l’approvazione del Regolamento sia avvenuta quasi due anni fa e sia stata salutata con grande favore – spiega Vallauri al Salvagente – non si capisce perché la Commissione oggi prensenti un emendamento che di fatto modifica in modo sostanziale il Regolamento stesso”.

“Monitor ad uso professionali con meno garanzie”

Facciamo qualche esempio. “Se dovessero essere approvati alcuni articoli presenti nell’emendamento – prosegue ancora Vallauri – per televisori e schermi elettronici potrebbe essere consentito che accumulatori e batterie siano saldati e quindi non facilmente sostituibili come componenti. Ancora. Alcune misure proposte tendono a creare delle sottocategorie di prodotti per i quali non valgono le garanzie di riparabilità: è il caso ad esempio dei monitor acquistati per uso professionale, ad esempio da un grafico, o per gli schermi ad uso esterno. Ci chiediamo perché limitare il diritto alla riparazione? Il rischio è che i grandi obiettivi declamati dalla Commissione deraglino di fronte alle pressioni dell’industria e delle associazioni di categoria”.

“L’Italia sempre stata dalla parte dell’industria”

Preoccupa la posizione dell’Italia. “In passato l’Italia – che su queste tematiche partecipa con l’Enea, incaricata dal ministero dello Sviluppo economico – è stato uno dei paesi che più ha frenato o messo in dubbio l’adozione di norme per la riparabilità dei prodotti. Chiediamo all’Italia di stare una volta in modo chiaro dalla parte dei consumatori e di respingere quegli articoli dell’elemendamento che limitano il diritto alla riparazione dei prodotti elettronici”.