Quando sono danneggiati entrambi i polmoni, il rischio di mortalità è molto più alto. La scoperta arriva da Bologna, ponendo le basi per salvare la vita a una percentuale maggiore di persone colpite dal Covid-19. Nello specifico, a dirlo è uno studio italiano con capofila il Sant’Orsola di Bologna, pubblicato su Lancet Respiratory Medicine, che consentirà di individuare rapidamente i pazienti più a rischio, quelli a cui si sono rovinati sia gli alveoli che i capillari polmonari, così da mirare le terapie.
Sono due gli esami che identificano questa condizione la cui diagnosi precoce, assieme al supporto delle massime cure disponibili in terapia intensiva, si stima possa portare a un calo della mortalità fino al 50%. Lo studio è stato condotto su 301 pazienti di Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, Policlinico di Modena, Ospedale Maggiore, il Niguarda e l’Istituto Clinico Humanitas di Milano, l’Ospedale San Gerardo di Monza e il Policlinico Gemelli di Roma. E’ stato coordinato dal professor Marco Ranieri, direttore dell’Anestesia e Terapia Intensiva Polivalente del Policlinico di S. Orsola, con il coinvolgimento del professor Franco Locatelli dell’Ospedale Bambino Gesù, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Cts.