I profilattici sono da sempre l’unico modo certo per fare sesso protetto. L’unica barriera a infezioni e virus. Ma non per questo sono prodotti sui quali l’industria può utilizzare qualunque materia prima senza controlli, anzi.
Una ricerca condotta da diversi scienziati svizzeri di Ginevra, Losanna, in collaborazione con il Swiss Centre for Applied Human Toxicology di Basilea ha voluto fare uno screening dei potenziali rischi per la salute per la popolazione generale e le lavoratrici del sesso a causa della cessione di sostanze chimiche organiche pericolose e microrganismi patogeni dai preservativi maschili.Â
Nove preservativi maschili (i più venduti ma anche marchi a basso costo) sono stati acquistati dal mercato al dettaglio svizzero, ed è stata valutata la cessione dopo estrazione con saliva artificiale e muco vaginale artificiale.Â
I dati del saggio di migrazione sono stati utilizzati per costruire scenari di esposizione orale e vaginale nel caso peggiore medio e realistico per entrambe le popolazioni target. Per la caratterizzazione del rischio è stato utilizzato un approccio a margine di esposizione.
Dieci sostanze sono state identificate come cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione; tra queste nitrosammine, bisfenolo A, dietilftalato, metilisobutilchetone, stirene, toluene, ottametil ciclotetrasilossano (D4) ed esametil disilossano.
Scrivono gli autori: “I risultati preliminari indicano che l’estrazione con AVM (muco vaginale artificiale, ndr) porta a una maggiore presenza e concentrazione della sostanza nei campioni testati, con livelli massimi misurati per D4 e dietilftalato di 190 µg/g e 54 µg/g per preservativo, rispettivamente”.
“I risultati verranno utilizzati per informare le autorità di sorveglianza e orientare ulteriori attività di valutazione del rischio per la salute umana”, spiegano i ricercatori. E sarebbe il caso, aggiungiamo noi, che i grandi produttori di questo settore iniziassero da subito a porre dei rimedi.