Auto, quell’ingannevole prezzo “a partire da…” impossibile da ottenere

Con il rifinanziamento dell’ecobonus per acquistare nuove automobili meno inquinanti, tantissimi italiani hanno affollato le concessionarie alla ricerca di un affare adatto per le proprie esigenze. Prima di farlo però è ormai comune dare una spulciata sui siti delle case automobilistiche e sui portali che segnalano le auto in vendita in zona. In entrambi casi, la formula più comune per pubblicizzare una vettura è “prezzo a partire da…”. Il problema è che, in barba alla trasparenza nei confronti dei consumatori, la maggior parte delle volte, quella cifra indicata è impossibile da spendere, essendo sostituità da importi superiori di migliaia d’euro.

A rate conviene… sulla carta

Attenzione, non stiamo parlando delle spese aggiuntive che fanno lievitare il prezzo, come l’immatricolazione (obbligatoria), il kit di consegna, la marchiatura dei vetri, la scelta del colore preferito, il ruotino di scorta, o altri optional. Ma del prezzo finale dell’automobile. Alla base di una comunicazione a nostro parere ingannevole, su cui l’antitrust dovrebbe intervenire, c’è il rapporto tra prezzo del mezzo pagato in contanti e prezzo tramite finanziamento. Ormai la stragrande maggioranza di offerte pubblicano come prezzo civetta direttamente quello riservato a chi accende il finanziamento per pagare la macchina a rate. Perché? Perché sulla carta è sempre più economico. Facciamo un esempio: la nuova Panda Hybrid, in offerta a partire da 7.990 euro sul sito della Fiat, anziché 9.490. Il prezzo è molto basso, ma quando andiamo a vedere tra le note legali con i dettagli della promozione a fondo pagina (ovviamente scritti in carattere molto piccolo), leggiamo con più chiarezza che: il prezzo di listino è €13.750, il promozione passa a11.240,  con l’incentivo statale scende a 9.740, fino a raggiungere i 7.990, ma “solo con finanziamento Contributo Prezzo MiniRata Be-Hybrid di FCA Bank”.

Quello strano rapporto con le finanziarie

Abbiamo fatto l’esempio di Fiat, ma quasi tutti i produttori utilizzano formule analoghe. Perché le case automobilistiche spingono l’acquisto a rate scontando la macchina di mille-duemila euro invece di volere tutto l’importo subito? Facile, perché hanno accordi con le finanziarie tali da generare un effetto “tutti vincono”, tra i due partner. Il produttore può mettere in vetrina il prezzo più basso, quello a rate, attirando più clienti (e c’è da scommettere che lo sconto venga recuperato in parte o tutto grazie all’accordo con la finanziaria) mentre chi fornisce il prestito ottiene nuovi clienti che altrimenti non avrebbe avuto. Va da sé che grazie agli interessi delle rate, alla fine il consumatore pagherà l’auto ben più di quanto l’avrebbe pagata in contanti. Ma non è questo il problema di trasparenza.

La mancanza di trasparenza su cui dovrebbero intervenire le autorità

I venditori di auto sono liberi di stipulare gli accordi che preferiscono con le finanziarie e mettere in atto le politiche di marketing che più gli aggradano. Il problema, invece, sta tutto in quel “a partira da…”. Per un semplice fatto: per il consumatore qualsiasi sia la scelta di pagamento che farà, non potrà mai pagare quel prezzo che ha visto. Mettiamo che lo spot dica “tua a partire da 10.000 euro”. Se l’acquirente paga in contanti, il venditore gli riserverà un prezzo superiore, mettiamo di 11mila euro. Se sceglierà di pagare con la finanziaria, alla fine delle rate, considerando gli interessi, l’avrà pagata 11mila e tot. Dunque quella bellissima cifra tonda, scritta in grassetto a cifre cubitali, è l’unica che secondo nessuna opzione il consumatore potrà pagare. Se così stanno le cose, ha senso permettere che uno spot o una banner su un portale di usato, usino solo il prezzo per il pagamento a rate, a fronte di un pagamento in contanti fissato più in alto, come specchietto per le allodole? Pensiamo di no, e Agcom o Antritrust dovrebbero intervenire in tal senso.