In Spagna, l’81% della spesa pubblicitaria è destinato a pubblicità per bevande zuccherate e bevande analcoliche di bassa e bassissima qualità nutrizionale. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health che ha messo in relazione i valori nutrizionali di questi due tipi di bevande con le strategie pubblicitarie tra il 2013 e il 2018.
Lo studio ha analizzato un totale di 78 prodotti presenti in 4956 annunci pubblicitari su radio, internet, televisione, stampa, riviste, attività all’aperto e cinema.
Altro dato interessante che emerge dalla ricerca è che, nonostante le stesse aziende vantino nel loro campionario bevande più salutari, spingono di più quelle a basso e bassissimo valore nutrizionale.
Per quanto riguarda l’uso del linguaggio, la felicità, la capacità di fare amicizia e distinguersi dal resto del gruppo, sono stati tra gli elementi discorsivi osservati.
“Avventura, piacere, amicizia, felicità, successo e divertimento sono stati alcuni dei concetti originati dal linguaggio che è apparso negli annunci pubblicitari che mostrano prodotti con un valore nutrizionale basso o molto basso.
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“In questo senso, il linguaggio utilizzato nelle pubblicità aveva connotazioni di prestigio e il guadagno di determinate abilità o una maggiore accettazione sociale. La costante allusione ad aspetti come la felicità, la forza, la potenza e la vittoria sono state di solito evidenziate come un vantaggio della bevanda nella maggior parte degli annunci pubblicitari “, hanno osservato i ricercatori.
In Spagna, il consumo di cibo spazzatura tra i bambini è motivo di grave preoccupazione. L’88% dei bambini beve settimanalmente bevande zuccherate e bevande analcoliche, con il paese al quinto posto tra i paesi europei per l’obesità infantile.
La nazione ha, analogamente al Regno Unito, all’Irlanda e alla Svezia, un quadro normativo pubblicitario per la prevenzione dell’obesità: il codice PAOS.
Il codice PAOS è autoregolamentato e monitora la pubblicità di cibo spazzatura in televisione rivolta a bambini di età pari o inferiore a 12 anni e la pubblicità su Internet destinata a minori di 15 anni.
Il Codice è stato istituito per la prima volta nel 2005 e migliorato nel 2012. Un totale di 44 società hanno aderito al nuovo Codice, che rappresenta circa il 95% degli investimenti pubblicitari del settore.