Un banalissimo errore di stampa – un semplice numero inserito per sbaglio – sta bloccando incredibilmente da una settimana le procedure per il pagamento dell’indennità una tantum esentasse di 600 euro per l’emergenza coronavirus destinata ai lavoratori autonomi. A denunciarlo è Pierluigi Franz, presidente del Sindacato cronisti romani, che scrive in una nota: “Il ritardo nella correzione sta diventando un “giallo”, come se ci si trovasse di fronte ad un problema insormontabile. E sta, purtroppo, causando un grave danno economico a 9 mila giornalisti lavoratori autonomi iscritti all’INPGI 2 e ad oltre mezzo milione di liberi professionisti, come medici, notai, avvocati, dottori commercialisti, ragionieri, geometri, ingegneri, architetti, ecc. iscritti alle altre Casse previdenziali privatizzate”.
A cosa è dovuta l’impasse
Alla base di questa imprevista “impasse” vi é un refuso contenuto nell’art. 86 del decreto legge Rilancio, pubblicato a pag. 88 della Gazzetta Ufficiale. Questa norma, intitolata “Divieto di cumulo tra indennità ”, prevede che alcuni tipi di indennità non siano cumulabili tra di loro. Dalla lettura testuale dell’art. 86 emerge chiaramente che se un libero professionista ha incassato i 600 euro per il mese di marzo in base all’art. 44 del Decreto legge Cura Italia 17 marzo 2020 n. 18, modificato in parte dall’art. 78 del Decreto legge Rilancio, non potrebbe più incassare l’indennità di 1.200 euro complessivi previsti per i due mesi di aprile e maggio 2020.
In contrasto con l’articolo 78
Ma una simile interpretazione sarebbe assurda e palesemente in contrasto con lo stesso art. 78 laddove il Governo ha stanziato 1 miliardo e 150 milioni di euro proprio per pagare i 600 euro anche per i mesi di aprile e maggio 2020 a tutti i liberi professionisti in difficoltà economiche per l’emergenza Covid 19. “Peraltro – scrive Franz – si violerebbe il principio di uguaglianza tra cittadini, sancito dall’art. 3 della Costituzione perché alcuni milioni di lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps, che su domanda avevano ricevuto i 600 euro per il mese di marzo 2020, hanno già incassato a partire dal 21 maggio 2020 in modo automatico e senza neppure fare domanda i 600 euro previsti per il mese di aprile.  Appare quindi evidente l’ingiusta discriminazione che senza volerlo si é venuta a creare ai danni di più mezzo milione di iscritti alle Casse previdenziali privatizzate”.
Le segnalazioni del sindacato
Il 22 maggio scorso il Sindacato Cronisti Romani ha segnalato queste anomalie al Quirinale ed ha anche indicato il rimedio più rapido per sbloccare la situazione. Basterebbe un’errata corrige di una riga da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale con cui viene espunto dall’art. 86 del decreto legge Rilancio il riferimento all’art. 78 dello stesso decreto legge Rilancio proprio perché l’art. 78 non poteva essere mai richiamato nell’art. 86, in quanto le due norme tra loro di fatto confliggono e si annullerebbero a vicenda, vanificando così la portata stessa dell’art. 78. Per di più rileggendo bene l’art. 86 ci si accorge che il numero 78 sta lì per sbaglio come un numero “estraneo”. Lo dimostra, appunto, il mancato rispetto della numerazione crescente con gli altri articoli citati sempre, ma correttamente, nell’art. 86: “indennità di cui agli articoli 84, 85, 78 e 98….” . Solo dopo la correzione del refuso i ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Mef potranno emanare il decreto interministeriale che non sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, ma, come é già avvenuto il 28 marzo con il decreto n. 34, sarà reso noto sotto la voce “Pubblicità legale” sul sito online del Ministero del Lavoro.
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