Le “gabbie” in plexiglass proposte da un imprenditore emiliano hanno avuto una vita breve concentrata nei titoli dei giornali di un paio di giorni, perché – a sentire i bagnini riminesi – nessuno ha mai pensato neanche per un attimo che quella potesse essere la soluzione.
Mentre il Decreto Rilancio è in fase di avvio e prevede anche un capitolo specifico sul turismo, dal mondo della ricerca arriva una proposta molto diversa rispetto alla “gabbia” in plexiglass: una soluzione green pensata da Enea insieme all’azienda Ecofibra per assicurare il distanziamento sulle spiagge nella fase 2 dell’emergenza Covid-19. Si tratta di pannelli divisori imbottiti con posidonia oceanica essiccata, una pianta marina che si deposita sugli arenili in copiose quantità: l’obiettivo è realizzare “barriere” ecosostenibili. Non una chiusura totale, dunque, ma una specie di separé, che ricorda forse le tende utilizzate fino a fine anni ‘50 sula spiaggia riminese, che venivano, in quel caso, girate a seconda di dove batteva il sole.
“L’utilizzo durante la stagione estiva di questi dispositivi economici, facilmente riutilizzabili e che possono essere realizzati anche con materiali 100% naturali, consentirebbe di rendere fruibili in sicurezza superfici di costa altrimenti non balneabili, e di ridurre la dispersione di aerosol a beneficio della ricettività turistica”, spiega Sergio Cappucci del Laboratorio ingegneria sismica e prevenzione dei rischi naturali Enea, che ha inventato e brevettato il sistema utile anche per stuoie, sdraio, cuscini e altri arredi, in un’ottica di economia circolare, protezione dell’ambiente e tutela della biodiversità, offrendo nuove opportunità di sviluppo economico. I separè sono alti 120 cm e larghi 200: la struttura è in acciaio e la fodera realizzata o in plastica riciclata o in materiali naturali. L’imbottitura – fanno sapere i ricercatori – a fine stagione può essere semplicemente svuotata sulla spiaggia dove può continuare a svolgere la sua funzione, ovvero quella di barriera all’erosione dell’arenile causata dalle onde.
Francesco Montanari è un bagnino dello stabilimento Lucio, il numero 41 del litorale riminese, ed è impegnato in questi giorni nella manutenzione necessaria per poter avviare la stagione. “Noi proseguiamo con i lavori, i nostri referenti hanno continui incontri istituzionali finalizzati a trovare le modalità corrette e necessarie ad avviare la stagione 2020 – racconta – Non abbiamo ancora certezze sul numero esatto di metri utili a garantire il distanziamento, ma posso dire che noi speriamo davvero – e pare potrà essere così – di non dover usare nessun tipo di barriera e di concentrarci, piuttosto, sul distanziamento degli ombrelloni”.
Oltre alle misure previste dal governo e alle linee guida regionali, infatti, anche i Comuni possono intervenire nelle modalità di sistemazione della spiaggia. E Rimini sta lanciando il suo lunghissimo e spazioso arenile con il progetto Rimini open space, come spiega l’assessore al Demanio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni, in un video preparato da Visit Rimini per “raccontare” l’estate 2020 in riviera.
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“Questi distanziatori proposti da Enea sono senz’altro decisamente più interessanti di quelli pensati in plexiglass, perché sono realizzati con elementi naturali”, precisa Montanari, che aggiunge: “La nostra spiaggia è molto grande e si può realizzare il distanziamento necessario senza barriere, che – seppur naturali – impediscono la visuale”. Quindi – conclude – “per noi bagnini riminesi il lavoro più impegnativo sarà quello legato alla sanificazione, all’uso delle aree giochi per chi le ha, ma sono certo che ci riusciremo, aiutati anche dal senso di responsabilità dei nostri ospiti”.
Insomma, se non sarà la riviera riminese ad adottare questa soluzione eco, potrebbe risultare utile ad arenili meno spaziosi: la posidonia, in quei casi, potrebbe essere la strada giusta. Importante ricordare che si tratta di una pianta acquatica che, oltre tutto, costituisce un importante indicatore dello stato di salute del mare. La sua rimozione meccanica, “oltre a sottrarre quantità elevate di sabbia alle spiagge, privandole della naturale protezione dalle mareggiate, sottrae biomassa e nutrienti importanti per gli ecosistemi costieri, con conseguente impoverimento della biodiversità”, spiegano da Enea: “Un recente studio ha calcolato che la rimozione meccanica di Posidonia spiaggiata, la cosiddetta “banquette”, in 19 spiagge ha fatto perdere in 9 anni (2010-2018) un volume di sabbia di oltre 39.000 mc, equivalenti a circa 30.000 tonnellate di sabbia”.