I buoni pasto di carta fino a 5,29 euro (le vecchie 10mila lire) sono stati fino ad oggi esentasse: dal primo gennaio 2020 invece la quota del ticket cartaceo che non concorre alla formazione del reddito da lavoro scende da 5,29 euro a 4 euro. E questo vuol dire che su 1,29 euro scatterà un prelievo fiscale. “Significa 284 euro di reddito in più all’anno – ha stimato la Repubblica – su cui calcolare Irpef, addizionali e pure maggiori contributi Inps, considerando una media di 20 buoni incassati al mese per undici mesi di lavoro, ferie escluse”.
La misura riguarda, ripetiamo, solo i buoni pasto cartacei che rappresentano ancora il 60% di quelli in circolazione mentre su quelli digitali, al contrario, scatterà un incentivo: il valore esentasse dei buoni digiale sale infatti da 7 a 8 euro, “apportando – ha scritto ancora il quotidiano di Verdelli – un beneficio fiscale (meno tasse per i lavoratori) da 18 milioni di euro”.
Le novità in arrivo per i buoni pasto sono contenuti nella legge di Bilancio 2020 approvata il 24 dicembre scorso e punta a favorire la digitalizzazione e tracciabilità del ticket, anche per evitare abusi e facilitare i controlli.