“La cosa più drammatica è stata scoprire che con la gravidanza e l’allattamento, noi stesse contaminavamo i nostri figli con i Pfas”. Michela Zamboni è una delle “Mamme no Pfas” che da quando hanno scoperto come il maggiore inquinamento della falda acquifera d’Europa ha cambiato la loro vita, si sono organizzate per ottenere giustizia e denunciare i ritardi e i silenzi delle istituzioni in Veneto. Anche lei è tra le voci consultate dal giornalista Andrea Tomasi, nella video-inchiesta “PFAS quando le mamme si incazzano”, prodotto da Wasabi Filmakers, che Il Salvagente pubblica in versione integrale sul suo canale youtube, per gentile concessione dell’autore, in concomitanza con la manifestazione promossa da cittadini e associazioni a Venezia per chiedere la bonifica immediata del territorio inquinato.
L’inchiesta indaga sulla contaminazione dovuta a sostanze perfluoroalchiliche usate come impermeabilizzanti per decenni dalla Miteni, un’azienda – ora chiusa – con sede a Trissino. L’inquinamento, diventato di dominio pubblico solo nel 2016, riguarda un’area compresa tra le province di Verona, Vicenza e Padova, abitata da 350mila persone. “Il nostro gruppo – spiega Zamboni – è nato da quattro mamme che nel 2017 hanno ritirato i risultati dei primi screening voluti dalla Regione, scoprendo che il loro figli adolescenti avevano alti livelli nel sangue di Pfoa e Pfos”, due sostanze identificate come cancerogeni e interferenti endocrini.
Secondo Andrea Tomasi, autore della video-inchiesta, “stiamo parlando di una falda grande quanto il lago di Garda, la seconda più grande d’Europa. I Pfas sono già arrivati al lago di Garda e nell’Adriatico.Vista la velocità di espansione finirà per coinvolgere almeno 800mila persone. Per non parlare per i rischi di contaminazione della filiera agroalimentare”. Tracce di queste sostanze nelle falde sono state trovate anche in Lombardia, Piemonte e Toscana.
La video-inchiesta di Andrea Tomasi è visibile qui sotto o a questo link.
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