Batteri in grado di “mangiare” i Pfas, le sostanze perfluoro alchiliche inquinanti persistenti e dannosi per la salute umana che vengono usate come idrorepellenti ad esempio nelle giacche da montagna o da moto o come antiaderenti nelle pentole, sono stati scoperti da uno studio condotto negli Usa dall’Università di Princeton i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Science and Technology (qui lo studio).
In laboratorio, come riporta l’Ansa.it, si è visto che alcuni comuni batteri del suolo delle paludi del New Jersey possono digerire queste ed altre sostanze nocive simili. Il prossimo passo sarà sperimentarli sul campo. Questi microrganismi – in particolare l’acidimicrobium A6 – hanno dimostrato di poter rompere il legame chimico carbonio-fluoro e così rimuovere il 60% dei Pfas nell’arco di 100 giorni.
I ricercatori hanno fatto crescere i batteri in laboratorio, aggiungendo al terreno di coltura due tipi di Pfas: è emerso così che i microrganismi indicevano reazioni chimiche nei Pfas, rimuovendo da questi gli atomi di fluoro e rendendoli di conseguenza non tossici. Dopo 100 giorni i batteri avevano eliminato tra il 50-60% dei Pfas presenti nelle colture. Un risultato considerato dai ricercatori una prova di principio, ma indica che nelle giuste condizioni ambientali, questo processo potrebbe essere usato per neutralizzare i Pfas e sostanze simili nel suolo e nelle falde acquifere contaminate.
I Pfas (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono noti per essere tra gli inquinanti organici più difficili da bonificare in ambienti acquatici e terrestri. I Pfas si trovano in una vasta gamma di prodotti di consumo, sono onnipresenti nell’ambiente e destano più di una preoccupazione per la salute umana. Tra i più problematici, abbiamo l’acido perfluoroottanoico (Pfoa) e il perfluoroottano solfonato (Pfos). In Veneto la contaminazione delle acque da Pfas, prodotte in passato nello stabilimento di Trissino della Miteni, ha prodotto una contaminazione ambientale enorme e esposto centinaia di migliaia di cittadini a un rischio sanitario ancora da valutare appieno.