Una telefonata, in caso di incidente, potrebbe davvero salvare una vita. E potrebbe salvarne molte di più se la chiamata fosse geolocalizzabile, ossia se consentisse agli operatori dell’emergenza di capire il posto esatto da cui proviene. Cosa impossibile in Italia, nonostante fosse diventata obbligatoria in Europa dal 2003.
E l’appello della Società italiana 118 al premier Conte e al ministro dello Sviluppo economico Patuanelli è accorato: il primo provvedimento del nuovo governo garantisca ai cittadini che tutte le Centrali Operative 118 siano dotate di un efficace sistema di geolocalizzazione.
Anche in ricordo di Simon Gautier, lo studente francese di 27 anni caduto in una scarpata in Cilento e recuperato senza vita 9 giorni.
Cosa aspettiamo?
“La geolocalizzazione ha valore cruciale perché consente l’immediata attivazione del soccorso per chi si trovi in pericolo di vita in scenari di difficile individuazione”, scrive il presidente del 118 Mario Balzanelli nella lettera inviata a Conte e Patuanelli. E ricorda come dal 2003 l’Unione Europea abbia imposto che la geolocalizzazione debba essere messa a disposizione dei servizi di emergenza dei singoli paesi. “Nel 2009 l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Ue perché, pur avendo recepito la normativa europea non aveva di fatto applicato la procedura per il sistema di emergenza sanitario”, scrive Balzanelli, “con il decreto di nove anni fa il ministero dello Sviluppo Economico ha sancito che le Centrali Operative 118 del paese vengano dotate del sistema di geolocalizzazione della persona che chiama”.
E il numero unico?
Il presidente del 118 sottolinea inoltre che a quasi trenta anni dall’istituzione del numero 112, gran parte delle regioni italiane non sono ancora coperte dal numero unico per l’emergenza, e dove è attivo non è possibile effettuare la geolocalizzazione. Allo stesso tempo, a più di nove anni dall’istituzione dell’obbligo di dotazione del sistema di geolocalizzazione, nessuna delle Centrali Operative ne è dotata. “Questa assurda, omissiva carenza ha sortito i suoi effetti nel caso del giovane escursionista francese Simon Gautier, che il 9 agosto dopo essere caduto in un dirupo ha chiesto aiuto con una telefonata al 118. Simon non è stato in grado di fornire indicazioni sulla sua posizione e l’operatore del 118 ha risposto che non era in grado di effettuare la geolocalizzazione per attivare i soccorsi”, sottolinea Balzanelli. E conclude: “Indipendentemente dalla gravità obiettiva del trauma e delle lesioni, è indubbio che Simon avesse tutto il diritto di essere localizzato e soccorso con immediatezza e non ritrovato dopo 9 giorni”.
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