Questa settimana la rubrica sui Miti Alimentari si occupa di cibo e… sound. Quando la musicalità esalta il gusto.
Amo mangiare con della buona musica in sottofondo anziché la Tv, mi pare di apprezzare meglio i piatti…
VERO Gli chef da sempre hanno curato il gusto e gli aromi perché sono probabilmente i due sensi che maggiormente sono coinvolti nel gustare un piatto fino in fondo. Poi è arrivata una nuova rivoluzione basata talvolta su ghirigori, pennellate nel piatto, di abbinamenti azzardati per cui l’impiattamento è diventato fondamentale per apprezzare al meglio quello che orgogliosamente lo chef prepara. In altre parole, è stato dato il giusto spazio, talvolta anche troppo, al “si mangia prima con gli occhi e poi con la bocca”. Questo approccio è iniziato da almeno un secolo e nel passato l’estetica poteva talvolta non corrispondere alle attese per cui dei piatti belli tali restavano. Il fenomeno di oggi, lo vediamo nei vari ristoranti, dove prima di assaggiare è normale fotografare e postare i piatti sui social per cui nasce il “food selfie”. Questo in attesa un giorno dove si condivideranno anche gli aromi e i sapori. Il senso dell’udito sembrava rimasto fuori ma basta ricordare la “posteggia napoletana” nata con i greci oppure il violinista di Aldo, Giovanni e Giacomo per cui abbinare suono e cibi non è innaturale. Nella grande distribuzione è noto che far ascoltare ai consumatori della musica classica di Ludwig van Beethoven nei corridoi giusti porta a vendere più vini tedeschi mentre diffondere un Claude-Achille Debussy induce a provare dei vini francesi e di conseguenza anche cercare formaggi adatti, salumi o altro che si abbini al meglio con prodotti francesi o tedeschi. Un esperimento ha dimostrato che il cioccolato è apprezzato meglio se la musica che ne accompagna l’assaggio è musica morbida e addirittura altri ricercatori hanno dimostrato che il Jazz intensifica il gusto del cioccolato per cui il cibo edonistico è più sensibile alle variazioni musicali. Gli stessi ristoratori sanno che si può ritardare l’uscita dal locale se viene usata la giusta melodia che modifica il nostro comportamento come del resto accade durante la guida dell’auto che diventa più “aggressiva” se ascoltiamo brani molto ritmati e intensi.
Non so perché, ma non sentire una patatina che scrocchia o una carota che si spezza con rumore mi induce a pensare di avere prodotti scadenti
VERO Questo quesito guarda l’altra faccia della medaglia, ovvero non come il suono ci induce o meno a mangiare qualcosa quanto il rumore del cibo possa darci altre informazioni durante la sua masticazione. Anche in questo caso gli chef stanno sempre più curando e sviluppando questa nuova frontiera. Una delle mode attuali è quella di far sentire un “crunch” o un semplice “crack” quando si assaggia un piatto. Gli chef sono sempre più alla ricerca di abbinamenti, di metodi di cottura, di prodotti che durante la masticazione contribuiscano anche con un suono a farsi sentire. Del resto gli altri sensi sono spesso “distratti” da altri input per cui si guarda la Tv oppure non sentiamo più gli aromi in una casa dove la preparazione dei piatti è diventata più rara, dove si parla seppure non a bocca piena e tutto questo rende il cibo un fantasma mangiato quasi inconsapevolmente davanti allo schermo. Avere un cibo che scrocchia, fruscia o altro riporta la nostra attenzione al piatto che è, invero, il principale attore della cena o del pranzo. Del resto è anche vero che patatine “troppo mature” o verdure non croccanti ci rendono sospettosi sulla relativa freschezza del piatto. Gli chef hanno riportato il suono del cibo al centro e chi mangia con la giusta atmosfera, con cibi che si fanno sentire quando sono masticati, ci permettono di apprezzare meglio sia la qualità, il gusto e la quantità di ciò che mangiamo. Nel passato, il suono prodotto dal cibo durante un pranzo è stato sempre considerato come un senso “orfano”, ma sappiamo bene che sentire friggere, sfrigolare la carne sulla piastra o lo scoppiettio del popcorn preparano il nostro cervello e danno il via all’acquolina in bocca preparandoci alla digestione come del resto avviene guardando nelle vetrine del pasticciere “tutto quello che vorremmo e che non possiamo avere”.
Ascoltare qualsiasi genere musicale a tavola è del tutto indifferente tanto non cambia nulla
FALSO La prima cosa da fare è di mettere un sottofondo musicale che non deve sovrapporsi alle conversazioni, alle avances a mezza voce, è di certo innegabile che in un ristorante elegante urlare per chiedere la mano del convitato può essere imbarazzante specie se accettasse qualcuno da un tavolo vicino che ascolta involontariamente. Il valore giusto d’intensità del suono da utilizzare a casa oppure in un ristorante è simile a quello della pioggia che batte sui vetri o all’ambiente domestico e ciò permette di apprezzare al meglio il cibo, l’ospite che è di fronte e l’ambiente che ci circonda. Paradossalmente il silenzio non è la soluzione ideale, viene meno l’aspetto della convivialità e della socializzazione che è la Dieta Mediterranea considera oggi pari alle calorie, all’attività fisica, all’acqua etc. Stare insieme significa commentare un abbinamento, sentire il rumore del cibo mentre mastichiamo, scambiare un’opinione sul menu. Un piccolo sottofondo musicale può solo aiutare e farci godere dell’atmosfera e della tavola. Questa scelta comporta che i cellulari dovrebbero essere aborriti, se non per eccezionali motivi e settati in modalità silenziosa, dai ristoranti e cercare di creare delle aree similarmente ai treni dove vige il silenzio digitale per tornare a conversare, a socializzare e apprezzare i piatti propostici.