Dal 1° gennaio 2018 al 30 aprile 2019, la Food and drug administration ha ricevuto 517 segnalazioni di cardiomiopatia dilatativa nei cani e nei gatti: moti di questi casi sono stati segnalati anche in cani e gatti che non sono esposti geneticamente alla malattia. L’Agenzia americana ha iniziato ad indagare le ragioni di questo vertiginoso aumento dei casi (dal 2014 a fine 2017 i casi erano stati 7) e sospetta che anche una dieta povera di cereali possa avere le sue responsabilità.
Nel suo documento, la Fda sottolinea: “Da tempo le aziende hanno iniziato a commercializzare alimenti grain free ma con un’alta percentuale di piselli, lenticchie, altri legumi e/o patate in varie forme (interi, farina, proteine, ecc.) come ingredienti principali, cioè elencati nei primi dieci ingredienti nell’elenco degli ingredienti, prima delle vitamine e dei minerali.”
La cardiomiopatia dilatativa è riconosciuta come una condizione genetica nei cani, tipicamente in razze grandi o giganti, come il Doberman Pinscher, Great Dane o Irish Wolfhound. E’ meno comune nei cani di piccola e media taglia. La Fda sospetta, in ogni caso, che i casi sono sottostimati perché gli animali sono tipicamente trattati sintomaticamente dal momento che i test diagnostici possono essere complessi e costosi per i proprietari. L’Agenzia ha osservato un aumento dei casi nei Golden Retriever grazie all’azione di alcuni gruppi social che hanno posto l’attenzione sul problema.
La Fda pur non avendo la certezza che luna data grain free sia l’unica responsabile dell’incidenza di questa malattia cardiaca, invita i proprietari che hanno intenzioni di modificare la dieta dei propri animali in questo senso, a consultare sempre prima il veterinario.