“Siamo orgogliosi delle molte iniziative che da decenni le cooperative di consumo italiane sviluppano a favore di uno sviluppo equo, sicuro e sostenibile“. Così Albino Russo, direttore Ancc-Coop commenta in conferenza stampa i risultati del secondo flash mobile etico organizzato dalle cooperative che ha coinvolto 37 punti vendita in tutta italiana e raggiunto circa 10mila consumatori. L’obiettivo dell’iniziativa, che si è svolta qualche settimana fa, è quello di sensibilizzare i consumatori a optare per prodotti sostenibili. Un obiettivo raggiunto stando ai numeri dell’edizione 2019 nel corso della quale si è verificato un aumento di circa il 18% (esattamente +17.6%) delle vendite dei prodotti che rispondono ai requisiti di sostenibilità ambientale, economica e sociale. I
l dato è parametrato rispetto allo stesso giorno della settimana successiva ed è oltremodo interessante perché rivela l’innesco di un effetto sostituzione: le persone hanno acquistato i prodotti responsabili “in sostituzione” di quelli convenzionali e non “in aggiunta a”. Un dato che porta a pensare che questi consumatori potrebbero cambiare definitivamente le loro scelte di acquisto favorendo, per sempre, i prodotti sostenibili. Il risultato si è distribuito principalmente sui prodotti ViviVerde (+16,2%) e Solidal (+25,2%): rispettivamente la linea biologica e la linea del commercio equo e solidale di Coop, a conferma del fatto che questo evento spot che premia le filiere sostenibili mettendole in evidenza e spiegandole ai consumatori stimola le persone al cosiddetto “Voto col Portafoglio”.
Nel corso dell’iniziativa Coop ha distribuito ai consumatori dei questionari per comprendere i motivi e gli eventuali limiti di scelte di acquisto sostenibili. I questionari analizzati dalle cooperative sono stati 2071 dalla cui disamina è emerso il ritratto di un consumatore disposto da un lato a spendere di più per acquisti responsabili, ma al tempo stesso evidenzia anche le difficoltà a mantenere simili comportamenti d’acquisto. Sulla falsariga del “vorrei ma non sempre posso”. C’è infatti una propensione potenziale a pagare un prezzo maggiore a fronte di qualità aggiunte al prodotto; si dichiara tale una media del 54,4% del campione con punte che sfiorano il 60% (59,1%) quando al prodotto si associa alla tutela dei diritti umani dei dipendenti, arrivano al 57,5% se si utilizzano solo materie prime italiane, 55.9% se è un’impresa radicata sul territorio. Ma superano comunque sempre il 50% anche le indicazioni “prodotto rispettoso dell’ambiente”, “con materie certificate”, “con informazioni chiare e numerose”, “in grado di indicare tutti i passaggi della filiera”. E se la maggioranza dei consumatori coinvolti nei questionari si ritiene abbastanza o molto responsabile(lo afferma il 94,2%), è altrettanto vero, e il campione ne è consapevole, che non è così facile esserlo. I primi tre motivi di impedimento sono la ricerca del risparmio per il 53% del campione, l’inconsapevolezza per il 14,/% e la superficialità per il 18,4%.