Essere registrato nell’elenco dei cattivi pagatori è un problema non da poco nel momento in cui si è alla ricerca di un nuovo finanziamento e si devono per questo fornire alla banca adeguate garanzie di rimborso. Vediamo quali possono essere le possibili soluzioni e quando e se la cessione del quinto può rientrare tra le possibilità di chi ha avuto disguidi finanziari.
Quando si sottoscrive un prestito si è sempre tenuti a superare un accurato esame della situazione economica e reddituale proprio al fine di evitare problemi di insolvenza con la banca e di faticare a ripagare un debito sopra le proprie possibilità .
Può accadere però, nonostante le verifiche preliminari, di trovarsi in seria difficoltà economica e non riuscire a stare al passo con il pagamento delle rate. In questi casi, quando il contratto di finanziamento lo prevede, una via d’uscita può essere offerta da opzioni di flessibilità che consentono di rimandare il pagamento di una o più rate, spostate in coda al prestito, o di ridurre per qualche mese l’importo da versare allungando di conseguenza la durata del piano di ammortamento.
In ogni caso, quando si è in difficoltà la cosa migliore sarebbe rivolgersi alla banca per trovare una soluzione prima di arrivare ad accumulare eccessivi ritardi, interessi crescenti e penali. Si può trovare anche una breve guida di approfondimento sul tema dei ritardi nei pagamenti e capire cosa succede in caso di mancato pagamento di una rata del prestito su Facile.it.
Si dovrebbe insomma fare il possibile per non arrivare ad essere registrati nelle banche dati delle centrali di rischio, ovvero negli elenchi che vengono puntualmente controllati da istituti di credito e finanziarie prima di concedere un prestito a un cliente.
Protestati e cattivi pagatori difficilmente possono ottenere un nuovo prestito prima di avere saldato i debiti in sospeso. Dopo avere regolarizzato la propria posizione è possibile invece fare richiesta di cancellazione dagli elenchi delle centrali di rischio e far scomparire la macchia dalla storia creditizia.
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Per i cattivi pagatori esiste però una possibilità di uscire dall’impasse, accessibile a chi ha uno stipendio fisso e a chi è già in pensione: la cessione del quinto. Banche e finanziarie che rifiutano di accordare un prestito a un cattivo pagatore a causa dell’alto rischio di insolvenza, possono infatti mostrare maggiore flessibilità verso chi dimostra di avere un’entrata fissa in conto corrente, da lavoro dipendente e ancora meglio se da pensione.
La cessione del quinto non è altro che la trattenuta alla fonte, ogni mese, dell’importo relativo alla rata mensile di un prestito da rimborsare, per una quota che non potrà mai superare il 20% del netto percepito.
Se l’entrata è sicura e la banca può avere la certezza di trattenere per sé questa quota, può più facilmente passare sopra alla questione dei disguidi finanziari pregressi. La cessione del quinto dello stipendio segue gli orientamenti di vigilanza definiti dalla Banca d’Italia. Per accedere a questa formula di finanziamento è necessario rivolgersi a banche o finanziarie che accettano l’opzione ed essere lavoratori dipendenti pubblici o privati.
La durata del prestito non supererà mai i 10 anni e la rata mensile deve obbligatoriamente essere compatibile con il reddito. Oltre a non superare un quinto delle entrate, sarà necessario che una volta sottratta la rata l’importo rimanente al debitore ogni mese sia sopra ai minimi di sussistenza previsti per legge. Lo stesso vale per la cessione del quinto della pensione, secondo quanto riferito anche dalle linee guida INPS sull’argomento. Non è quindi possibile ottenere un finanziamento tramite cessione del quinto della pensione se si percepisce la pensione minima o se una volta sottratta la rata ci si ritrova sotto questa soglia.