Convinti di mangiare salmone, merluzzo o altri pesci fritti insieme alle patatine, i consumatori inglesi non sanno che nel tradizionale fish&chip ci finisce spesso carne di squalo, e anche di specie minacciate dall’estinzione. A rivelarlo una ricerca condotta dall’Università di Exeter che con l’analisi del Dna ha svelato quella che a tutti gli effetti è una frode per sostituzione di specie. I ricercatori hanno prelevato campioni da 78 negozi di fish&chip e 39 pescherie rilevando la presenza di squalo che non veniva dichiarato. In particolar modo è stata scoperto l’uso frequente di spinarolo una specie minacciata in Europa tanto da essere inserita nella lista rossa dalla International Union for the Conservation of Nature’s.
La legge consente di vendere molte specie di squali attraverso l’uso di nomi generici, ma i ricercatori chiedono un’etichettatura dei cibi più accurata – nella quale indicare chiaramente la specie – onde evitare di ingannare i consumatori. “È quasi impossibile per i consumatori sapere cosa stanno mangiando”, ha detto Catherine Hobbs dell’Università di Exeter, e prima autrice dell’articolo pubblicato su Scientific Reports. “Inoltre le persone potrebbero pensare di acquistare un prodotto di origine sostenibile quando stanno effettivamente acquistando una specie minacciata”.
Esistono anche problemi per salute: “Sapere quali specie si stanno acquistando – ha aggiunto la ricercatrice – potrebbe essere importante in termini di allergie, tossine, contenuto di mercurio e crescente preoccupazione per le microplastiche nella catena alimentare marina”.