“Oggi eroina, cocaina, cannabis e anfetamina sono le uniche droghe che i laboratori di quasi tutti gli ospedali in Italia riescono a rilevare. Ma ci sono tantissimi altri stupefacenti che invece non vengono analizzati, contravvenendo così a quanto previsto dal codice della strada”. Parole nette che pongono un problema enorme, secondo il direttore del Centro nazionale di informazione tossicologica presso l’Irccs Maugeri di Pavia, Carlo Locatelli.
Risultare puliti nonostante stimolanti stupefacenti
“L’articolo 187 prevede, infatti, se richiesto, accertamenti medici sui conducenti coinvolti in incidenti stradali per ‘tutti’ i tipi di stupefacenti”, continua Locatelli, parlando con l’Ansa, “Escluso il Centro Nazionale di Informazione Tossicologica a Pavia, l’ospedale Sant’Anna a Como e pochi altri laboratori, tra cui quelli forensi, nessuno esegue analisi al di fuori delle classiche droghe. In pratica, per la quasi totalità dei laboratori negli ospedali, se hai assunto ad esempio catinoni (una sostanza stimolante con effetti simili alla cocaina e derivato sintetico del principio attivo della pianta africana khat, ndr) sei pulito. Bisogna riuscire a fare un’analisi completa nella diagnostica, che non sia risalente a quarant’anni fa”.
Il problema delle nuove droghe non censite
Secondo il direttore del Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, l’Italia è poi un campione in negativo nella commercializzazione di nuove droghe: “Su 800 molecole censite dall’osservatorio europeo, ne sono censite solo circa 250 in Italia e, di queste, cinquanta negli ultimi otto anni. Nel nostro Paese purtroppo siamo più indietro rispetto agli altri”, “Proporremo nuove linee guida al ministero per aggiornare il sistema di tabellazione”, conclude.
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