E se i fondi pubblici andassero a chi conserva l’ambiente e non a chi inquina?

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Se si vuole combattere l’effetto serra, la desertificazione, il degrado dei suoli, occorre scegliere l’approccio agroecologico che produce beni per tutti i cittadini. E per farlo, serve che – oltre al mercato – anche le politiche si indirizzino con chiarezza allo sviluppo dell’agricoltura biologica.

Oggi, oltre il 97% degli incentivi pubblici europei viene destinato nel nostro Paese a sostenere forme di agricoltura che diffondono nell’ambiente sostanze chimiche dannose all’ecosistema e alla salute umana. Mentre meno del 3% delle risorse pubbliche va a sostenere il ruolo di difesa ambientale e sanitaria svolto a molti livelli dagli agricoltori bio che – dal loro canto – pagano costi economici più alti per produrre in maniera pulita: più lavoro per produrre senza concimi e diserbanti di sintesi chimica, maggiori costi amministrativi e burocratici, costi aggiuntivi per difendersi dalla contaminazione accidentale e una produzione più contenuta.

Una risposta abbastanza netta e difficile da contestare dal punto di vista dei numeri alle ultime – ma non infrequenti – esternazioni di chi, come la dottoressa Elena Cattaneo – lascia spesso i banchi della scienza per quelli, già abbastanza frequentati, del dibattito schierato (nel caso specifico a favore dei pesticidi) arriva da Cambia la Terra, la coalizione sostenuta da FederBio, Isde, Legambiente, Wwf e Lipu

Le proposte di Cambia la Terra sono chiare: passare dal pagare i modelli di produzione agricola e zootecnica inquinanti a sostenere quelli che forniscono cura dell’ambiente, del paesaggio e anche dell’occupazione (nel biologico il lavoro incide per circa il 30% in più sulla produzione lorda vendibile rispetto al convenzionale).
Non solo, nel Rapporto 2018 “Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il pianeta)” si chiede di vietare l’utilizzo dei prodotti chimici più dannosi – ad esempio il glifosato – tanto per cominciare nei parchi e in special modo nelle aree protette dalle direttive europee, i siti Natura2000 e rimuoverlo da tutti i disciplinari di produzione che lo prevedono per escludere dai premi dei PSR chi ne fa uso. Attivare normative volte a prevenire il rischio di contaminazione accidentale con misure adeguate a carico di chi fa uso di prodotti chimici di sintesi nei terreni confinanti con quelli coltivati con il metodo biologico, applicando correttamente il principio “chi inquina paga”.