Nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre – come di consueto intorno alle 3 – le lancette torneranno indietro di un’ora; dopo sette mesi di ora legale, è il momento di tornare all’ora solare. Il sistema è normato da una direttiva europea, la 2000/84/CE, che stabilisce come in tutti i paesi dell’Unione Europea l’ora legale debba essere introdotta nel periodo che va da fine marzo a fine ottobre. Questa potrebbe essere l’ultima volta che spostiamo le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Il condizionale è d’obbligo visto che la proposta di direttiva è appena stata messa in consulatazione pubblica e il voto avverrà solo nel 2019.
Quel che è certo è che in un sondaggio i cittadini europei hanno dichiarato in maggioranza di essere favorevoli ad abolire il cambio dell’ora due volte l’anno. Tuttavia, in caso di voto finale favorevole all’abolizione del cambio, gli stati membri avranno la facoltà di decidre se applicare l’ora solare o legale. Risultato? Un caos.
Ciò, infatti, potrebbe portare all’adozione di fusi orari diversi da parte degli Stati membri, creando eventuali disordini soprattutto per i Paesi confinanti: inconvenienti nella comunicazione, nei trasporti e nei viaggi. Secondo l’analisi di Selectra, un comparatore di offerte di energia, gli effetti dello switch variano a seconda della zona di riferimento.
Il Gruppo ha analizzato gli effetti che si potranno avere in Italia, Spagna e Portogallo. In Italia nel periodo marzo-ottobre 2017 il risparmio energetico è stato di 567 milioni di kWh, che corrispondono al consumo medio annuo di elettricità di oltre 200 mila famiglie. Il risparmio economico conseguito è di 110 milioni di euro, prendendo in considerazione il prezzo medio per kWh per il cliente finale pari a 19,5 centesimi di euro (al lordo delle imposte) nel periodo di riferimento. Se dividiamo, però, tale cifra per il numero di punti di prelievo, il risparmio è minimo: circa 3 euro a utenza.
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