Il federalismo sanitario penalizza i malati di diabete. Dai pungidito per misurare la glicemia alle siringhe di insulina, la fornitura ai diabetici di questi dispositivi costa nel complesso mezzo miliardo l’anno, ma ben 215 si potrebbero risparmiare se ci si uniformasse ai prezzi di acquisto della regione più virtuosa. Lo rileva l’Anac in un dossier sugli sprechi nel mercato dei dispositivi medici per il diabete. La stessa striscia per il controllo della glicemia, rivela l’Ansa.it, viene pagata 19 centesimi dall’Emilia-Romagna e il triplo dalla Provincia di Bolzano.
“Uniformare i prezzi tra regioni”
Le regioni spendono ogni anno 6 miliardi di euro, ma oltre il 15%, pari a quasi un miliardo, si potrebbe risparmiare senza intaccare la qualità delle cure, se si uniformassero i prezzi delle forniture a quelli pagati dalle regioni ‘virtuose’ oppure allineandoli ai cosiddetti “prezzi standard”. Solo per i dispositivi per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete di tipo 2, gli ultimi analizzati, si spendono 510 milioni, ma il 40% si potrebbero risparmiare, ovvero 215.
L’inchiesta di Salvagente
Sul numero di luglio del Salvagente avevamo pubblicato l’inchiesta di Antonella Giordano su come le Regioni, muovendosi ognuna in modo proprio, sprecano risorse ingenti. E alla fine sono gli stessi pazienti a dover pagare di tasca propria, in media 867 euro all’anno, ma può arrivare anche a superare i 3mila euro. Dipende dal luogo in cui si vive.
Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha pubblicato il primo Rapporto civico “Diabete: tra la buona presa in carico e la crisi dei territori” da cui è emerso che la spesa più onerosa per i diabetici è l’acquisto dei sensori per la misurazione della glicemia, annualmente intorno ai 1.500 euro. Va da sé che il paziente che vive in Regioni dove sono rimborsati spende molto meno di chi deve comprarli di tasca propria. Non solo, oggi il 76,6% dei pazienti non ha accesso al numero necessario di strisce o sensori per limitazioni nella prescrizione. Dall’altro lato ci sono Regioni che rimborsano sia le strisce che i sensori.
Regioni che vai strisce che trovi (e paghi)
Per le strisce, in particolare, ogni Regione fa una valutazione propria sul numero e sui criteri di rimborso e spesso un paziente con le stesse caratteristiche, a seconda del luogo di residenza, ha diritto a un diverso numero di dispositivi. L’Abruzzo è l’unica regione che ancora non ha fissato il tetto di strisce rimborsabili ed è il medico a decidere per ogni paziente. Il Piemonte, invece, rappresenta un modello di risparmio virtuoso. Grazie a una nuova gara Consip, il costo di ogni striscia è passato da 0,46 euro a 0,0896 euro. E la spesa annuale, per un consumo di 50 milioni di strisce, è scesa da 23 milioni di euro a 9,7 milioni. Se le altre Regioni seguissero questo esempio lo Stato potrebbe risparmiare oltre 200 milioni di euro.
In Calabria, invece, con un provvedimento approvato a gennaio la Regione ha ridotto la fornitura di strisce a una confezione da 25 ogni tre mesi. Una quantità del tutto insufficiente se si pensa che le raccomandazioni parlano di 210 strisce al mese per il diabete di tipo 1 ed almeno 100 per il diabete di tipo 2 insulino-trattato. In Veneto, altro esempio, dall’anno scorso, i tagli alla sanità hanno provocato una riduzione non solo delle strisce reattive ma anche degli aghi pungidito. Se prima, nel piano terapeutico di ciascun diabetico ne venivano inseriti almeno un centinaio al mese, le nuove prescrizioni alle farmacie parlano di soli 33 aghi e 50 strisce (25 per chi ne utilizzava già 50).
E tagli di questo tipo non portano mai a nulla di buono. Anzi possono contribuire alla diffusione sul mercato di prodotti che magari costano meno, ma sono di scarsa qualità e arrivano da chissà dove, senza essere sottoposti a tutti i controlli necessari. Come successe nel 2013, quando furono ritirati dal mercato per un problema di fabbricazione ben 30mila kit per misurare la glicemia, prodotti in Corea del Sud dalla Infopia. Segnali da non sottovalutare.
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