Stop alla vendita di energy drink ai minori. La Gran Bretagna ha deciso anche se ne prossimi giorni il governo May stabilierà se il divieto di vendita riguarderà gli under 16 o addirittura i minori di 18 anni. Una decisione che arriva dopo anni di contrasto a questo tipo di bevande ricche di caffeina e all’introduzione della sugar tax. Del resto gli effetti sulla salute degli adolescenti degli energy drink sono noti ormai da tempo.
Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), il 68% dei giovani europei beve energy drink. Sempre in base ai dati Efsa, è stato dimostrato che gli adolescenti assumono quantità pericolosamente elevate di caffeina: un consumatore su quattro consuma tre o più lattine al giorno, superando anche la dose massima raccomandata di caffeina di 200 milligrammi per gli adulti.
Un carico di caffeina (e zucchero)
La principale giustificazione per il divieto è l’alto livello di caffeina nelle bevande energetiche, spiega il Guardian, che è stato collegato a una serie di problemi di salute per i bambini, tra cui mal di testa e di stomaco, nonché iperattività e problemi del sonno.
Una lattina da 250 ml di Red Bull contiene circa 80 mg di caffeina, all’incirca la stessa di una tazza di caffè di dimensioni simili, ma tre volte il livello di Coca-Cola. Monster Energy, che viene spesso venduto in lattine più grandi da 500 ml, contiene 160 mg di caffeina. Le bevande energetiche spesso hanno anche livelli più elevati di zucchero rispetto alle bevande analcoliche. Secondo i dati del governo britannico, le bevande energetiche zuccherate hanno il 60% in più di calorie e il 65% in più di zucchero rispetto alle normali bevande analcoliche e lo zucchero è una delle maggiori cause di obesità.
Giovani non informati
Se sono chiari i rischi di queste bevande, meno lo è la consapevolezza tra i giovani.
Che i ragazzi non siano coscienti dei rischi degli energy drinks lo ha testimoniato un’interessante ricerca condotta su 400 giovani tra i 16 e i 20 anni di un liceo di Acerra, in provincia di Napoli, dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II, presso i Laboratori di Chimica degli Alimenti diretti dal professor Alberto Ritieni.
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“Il tema di questo studio è nato da precise richieste dei ragazzi, durante un lavoro su corretta alimentazione e rischio obesità che stavamo realizzando in questo liceo”, aveva spiegato all’epoca al Salvagente il docente napoletano. Gli studenti hanno chiesto di poter lavorare su questo argomento, hanno elaborato un questionario a partire dalle loro curiosità più significative e lo hanno sottoposto ai propri compagni in forma anonima.
Mix… esplosivo
Una particolare attenzione della ricerca è stata nell’indagare l’associazione tanto popolare tra il consumo di bevande energetiche e l’alcool. Una pratica in aumento tra i ragazzi, con il 71% dei giovani tra 18 e 29 anni che consumano il pericoloso mix con comportamenti ad alto rischio. Uno studio sugli studenti universitari statunitensi, per esempio, ha concluso che i rischi connessi a questa moda erano perfino superiori a quelli corsi da chi consumava solo alcol. E le conseguenze misurate fanno davvero paura, visto che comprendono quelle di essere sfruttato o di approfittare sessualmente di un’altra persona, di guidare in stato di ebbrezza, perfino di ferire o essere feriti. Il meccanismo sembra oramai chiaro: il consumo di elevate quantità di caffeina contenute nelle bevande energetiche riduce la sonnolenza senza smorzare gli effetti dell’alcol con un conseguente stato di “ubriachezza da svegli”. È proprio questo stato che riduce significativamente le percezioni soggettive di alcuni sintomi di intossicazione da alcol, tra cui la compromissione della coordinazione motoria, inducendo il ragazzo a non rendersi conto del proprio stato. E a fare azioni che non è in grado di controllare, visto che in realtà non vi è alcuna reale riduzione degli effetti dell’alcol sulla coordinazione motoria e sui tempi di reazione. Senza contare che proprio la percezione, erronea, di non essere sbronzi induce a bere di più.